Chi era Ernesto Pellegrini, ristoratore, interista, fondatore di Ruben

Possiamo riassumere la vita pubblica di Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter, in tre punti.
Il primo, la passione per la sua squadra, di cui è stato presidente dal 1984 al 1995. Che metto al primo posto, da interista – non è una graduatoria. Poi, per la sua azienda di ristorazione, fondata nel 1965 come Organizzazione Mense Pellegrini e dal 1975 Pellegrini Spa. Il terzo, la vicinanza agli ultimi. Che si è tradotta nella fondazione di Ruben, ristorante solidale nato nel 2014 per aiutare i bisognosi fornendo loro pasti caldi.
L’azienda Pellegrini e l’Inter

Sull’Inter, e sulla sua passione, non c’è molto da dire. Sotto la presidenza di Ernesto Pellegrini, la squadra ha vissuto una vera e propria età dell’oro, al di là dei risultati. Risultati che comprendono nella stagione 1988-1989 “lo scudetto dei record” (58 punti in 34 partite) e la Supercoppa italiana, e nel 1991 e 1994 la Coppa UEFA.
L’attività di ristoratore è stata anch’essa una storia di lavoro passione e successo. La Pellegrini SpA si occupa di Ristorazione e Vending; Pulizia e Servizi Integrati; Welfare e Buoni Pasto; Forniture Alimentari; Industria Lavorazione Carni. Per la cronaca, viene definito “l’imperatore dei buoni pasto”.
Attualmente l’azienda (10.000 dipendenti nel mondo e 700 milioni di euro di fatturato)è in mano alla figlia Valentina, vice presidente dal 2014.
Repubblica ha riportato un aneddoto, che avevo scordato. Ernesto Pellegrini aveva acquistato l’Inter da Ivanoe Fraizzoli nel 1994. La ditta di Pellegrini curava la ristorazione anche per la Fiat, e Gianni Agnelli si dice avesse accolto la notizia dicendo “Davvero il nostro cuoco ha comprato l’Inter?“.
Ernesto Pellegrini e il progetto Ruben

Ma il capitolo forse più importante della vita di Ernesto Pellegrini è quello di Ruben, il ristorante solidale aperto nel 2014.

Ruben era il nome di un dipendente della famiglia Pellegrini, che lavorava in una loro cascina a Taliedo (Milano Est, zona Salomone-Mecenate-Forlanini). Espropriata la cascina negli anni Sessanta, Ruben si trovò costretto a vivere in una baracca di legno. Si ammalò e morì assiderato, senza che i Pellegrini, allora ancora agli inizi della loro carriera imprenditoriale, avessero potuto far nulla per aiutarlo. Anni dopo, Ernesto Pellegrini decise di ricordare Ruben intitolandogli il suo ristorante solidale.
“Ruben non sono riuscito ad aiutarlo. Oggi vorrei, però, aiutare qualcuno dei tanti Ruben che, per una ragione o per l’altra, vivono il loro momento di difficoltà e disagio.” Con queste parole Ernesto Pellegrini commentava la nascita di Ruben, nel 2014. “Un progetto integrato di contrasto alle nuove povertà” che va “dalla condivisione della cena alla promozione delle ripartenze” attraverso tre aree di intervento. Oltre alla ristorazione vera e propria, Progetti oltre il cibo, “un insieme di azioni e progettazioni innovative volte a offrire sostegno alla persona, alle famiglie e alla collettività lungo gli assi casa e lavoro.” E Ricerca e soluzioni, le “progettazioni finalizzate alla ricerca, approfondimento e studio dei fenomeni connessi alle nuove povertà.”
Il prezzo politico di 1 € e la ristorazione solidale a Milano

Come dicevamo, Pellegrini aveva pensato a un prezzo “politico“ per mangiare da Ruben: un euro. Un modo per rendere il servizio una prestazione economica reale, per non “fare la carità“. In tal modo, gli avventori sono, almeno simbolicamente, “clienti” reali del ristorante – e si parla in media di 350 persone al giorno. Che peraltro ha anche il design del ristorante vero e proprio, confortevole, con opere d’arte alle pareti.

Non so se per caso o per calcolo, ma Ruben si trova in via Gonin al Giambellino, quartiere simbolo della Milano di una volta. Quella del Cerutti Gino, che nella Ballata del Cerutti di Giorgio Gaber “gli amici al bar del Giambellino / dicevan che era un mago.”
Vale la pena di ricordare qui le altre iniziative di ristorazione solidale presenti sul territorio milanese. Oltre a Ruben, sostenuto dalla Fondazione Ernesto Pellegrini Onlus, citiamo anzitutto Il Refettorio Ambrosiano, nato ai tempi di Expo2015 su iniziativa di Massimo Bottura e Davide Rampello, e gestito con la Caritas Ambrosiana. Nel tempo, ha potuto contare anche sulle collaborazioni di cuochi famosi. A proposito: anche Carlo Cracco ha collaborato con il Refettorio, che è forse un modo per essere solidali più praticabile della proposta dei “giovedì da Cracco” di Ultina Generazione.
Oltre al Refettorio della Caritas, un altro organismo religioso, l’Opera San Francesco, gestisce mense per i poveri, a partire da quella in corso Concordia – situata quasi per antifrasi accanto all’Hotel 5 stelle Château Monfort. Ma l’elenco sarebbe lungo, e comprende anche la Trattoria Solidale (Parco Lambro e Parco di Trenno), Rob de Matt, mosso, In Galera, e PizzAut Nutriamo l’Inclusione a Monza e a Cassina de’ Pecchi.
Ruben Ristorante Solidale. Via Gonin, 52. Milano. Facebook