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3 Settembre 2018 Aggiornato il 3 Settembre 2018 alle ore 18:17

Coca-Cola compra Costa Coffee e sfida Starbucks – Nestlè

Coca-Cola risponde a Nestlé che ha acquistato il caffè di Starbucks (o meglio, la licenza per produrre e commercializzare: potete leggere i dettagli qui),
Coca-Cola compra Costa Coffee e sfida Starbucks – Nestlè

Coca-Cola risponde a Nestlé che ha acquistato il caffè di Starbucks (o meglio, la licenza per produrre e commercializzare: potete leggere i dettagli qui), in modo da affermare la propria presenza nel campo in America, dove gli affari stentavano a decollare.

E lo fa comprando un leader della caffetteria mondiale, Costa Coffee, oltre 3.500 negozi in 32 paesi. Al modico prezzo (rispetto ai 7,15 miliardi di dollari, o 6 miliardi di euro, pagati da Nestlé) di 3,9 miliardi di sterline, pari a 4,4 miliardi di euro. Una bazzecola – soprattutto se si pensa che «Le bevande calde sono uno dei pochi segmenti restanti del panorama complessivo del beverage in cui Coca-Cola non ha un marchio globale», come ha dichiarato James Quincey, CEO dell’azienda. «Costa ci dà accesso a questo mercato attraverso una forte piattaforma del caffè.»

Come si può capire dal nome, Costa Coffee nasce dall’idea di due fratelli italiani, Sergio e Bruno Costa, arrivati da Parma, con i loro genitori, alla fine degli anni Sessanta in Inghilterra. Constatata la pessima qualità del caffè inglese, hanno preso il loro tamburo rotante per la torrefazione del caffè e hanno iniziato a la loro attività producendo una speciale miscela di caffè mocha (sei parti arabica, una parte robusta). Siamo a Lambeth, vicino a Westminster, riva meridionale del Tamigi: da qui il profumo del caffè Costa inizia a espandersi in tutta la città, fino al primo bar-ristorante (1978), a cui sono seguiti altri 40 negozi a Londra in pochi anni. Nel 1995 Sergio Costa, che aveva rilevato la quota del fratello, ha venduto (per 23 milioni di sterline) a Whitbread, la maggiore catena alberghiera e di ristoranti in Gran Bretagna, che ha portato i negozi a 1000 già nel 2009, e che vende per cercare di rimediare all’eccessivo indebitamento finanziario.

Incidentalmente, notiamo che se i Costa Coffee hanno genitori italiani, anche Starbucks ha un lato italiano: è proprio in Italia, a Milano, che il suo fondatore, Howard Schultz, ha avuto l’idea di aprire il suo primo negozio. E se si parla già, prima ancora dell’inaugurazione della sede di Cordusio, di una seconda location milanese alla fine di corso Garibaldi, è già in progetto un’apertura torinese, che potrebbe essere piazza Castello oppure la zona di Palazzo Nuovo, tra via Po e via Sant’Ottavio.

Ma c’è un altro italiano che ha un ruolo importante nei Costa Coffee: si tratta di Gennaro Pelliccia, l’assaggiatore capo del gruppo, apprendista con Sergio Costa e responsabile delle scelte e della qualità. Whitbread ha assicurato la sua lingua per 10 milioni di sterline a Lloyd’s of London. Chissà cosa penseranno le sue papille della caffeina contenuta nella Coca-Cola (35-40 mg in una lattina contro gli 85 mg di una tazzina di caffè).

Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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