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Dalmore, un whisky da 100 mila sterline

lunedì, 18 Ottobre 2010 di

A chi si è fermato al “Glen Grant 5 anni”, farà un certo effetto sapere che per una bottiglia di whisky c’è qualcuno che pagherebbe il prezzo di una fuoriserie. E’ accaduto, e non è la prima volta. La novità è che per un “bouquet molto complesso, con sentori di uva dolce, caffé pregiato della Colombia, noci, arancia amara, pompelmo, legno di sandalo, muschio bianco e patchouli indonesiano” qualcuno ha perso la testa più del solito battendo il record della bottiglia di whisky più costosa mai comprata finora.

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La descrizione è di Richard Paterson, mastro distillatore per Dalmore, l’azienda scozzese che produce whisky dal 1839 e descrive il contenuto di una delle due bottiglie di Dalmore 24 Trinitas da 250 ml vendute il 14 ottobre a 100.000 e 113.510 sterline, il prezzo più alto pagato finora per una bottiglia di whisky.

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Gli entusiasti della bottiglia con la testa di cervo, simbolo regalato dal re Alessandro III ai Mackenzie dopo che un membro della famiglia lo aveva salvato dall’assalto di un cervo durante una  battuta di caccia, assicurano di sentire anche “uva sultanina, fichi, mele, mango e datteri, moscatello, marzapane, caramella mou, liquirizia, caffé tostato, tartufi, noci e zucchero Muscovado”.

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Prima d’ora la bottiglia di whisky più cara è stata acquistata da un uomo d’affari coreano che per una Macallan del 1926 ha sborsato, nel 2005, 70 mila dollari mentre 58 mila dollari è la somma pagata per un’altra Dalmore (62 Single Highland Malt Scotch), imbottigliata nel 1942 in soli 62 esemplari. Nella classifica delle dieci bottiglie di whisky più care stilata dell’Independent, figurano quattro esemplari delle distillerie Macallan, due della Dalmore, una di Chivas, Glenfarclas, Glenfiddich e una infine di Ladybank, la distilleria di Edinburgo che ha ceduto una bottiglia Single Malt per “soli” 4.700 dollari.

Ora per gli appassionati del whisky di qualità i due appuntamenti sono il The Whisky Show, il 29 e 30 ottobre a Londra e il Milano Whisky Festival, il 6 e 7 novembre. Eventi la cui risonanza, nella patria del vino, è ben più modesta rispetto ad altre manifestazioni gourmet, tanto più in una fase di flessione nel consumo dei distillati, effetto di campagne salutiste e per la sicurezza nelle strade. “Oggi un italiano medio beve meno di un terzo dell’alcol rispetto a vent’anni fa”, spiega su Whisky Magazine Bruce Gardyne in un articolo dedicato al successo del Single Malt Club of Scotland, fondato in Italia nel 2000, con la benedizione di Slow Food, da Angelo Matteucci, uno dei massimi esperti di whisky, e da Nigel Brown della sede italiana di Food from Britain per promuovere il consumo di whisky scozzese di qualità in Italia.

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In controtendenza sul crollo dei distillati c’è proprio il whisky. Merito forse, ipotizza Brown, di una naturale (e allenata) inclinazione degli italiani ad apprezzare le differenze locali nel gusto. Un’inclinazione che Gardyne nel suo articolo sintetizza così: “Che un malto delle Highlands ricche di erica sia differente da una altro malto di Islay carico di aromi e gusto fumoso-torbato è perfettamente comprensibile ad un italiano cresciuto a Barolo, Chianti o Valpolicella”.

Le degustazioni organizzate in Italia dal Single Malt Club of Scotland possono essere un buon modo per tenersi in esercizio. Bevendo responsabilmente.

Foto: Milano Whisky Festival

[Fonte: The Independent]

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