Preparatevi a spendere 2000 euro per l’alcolock di Salvini

L’Italia del vino si trova di fronte a una novità legislativa che vuole ridefinire il rapporto tra consumo di alcol e guida: l’introduzione dell’alcolock. Questa misura, voluta dal Ministro Salvini e inserita nel nuovo Codice della Strada, mira a rafforzare la sicurezza stradale.
L’alcolock, noto anche come Ignition Interlock Device (IID), è un dispositivo elettronico progettato per impedire l’accensione di un veicolo se il conducente presenta un tasso alcolemico superiore a zero. Collegato direttamente al sistema di accensione dell’auto, funziona in modo simile a un etilometro portatile: prima di avviare il motore, il guidatore deve soffiare in un apposito boccaglio. Se il test rileva la presenza di alcol, l’auto rimane bloccata.
Il sistema è concepito per essere non manomettibile. Ogni tentativo di utilizzo, il rifiuto di eseguire il test, la concentrazione di alcol misurata, gli avviamenti e gli arresti del motore, e persino i tentativi di manomissione vengono registrati nella sua memoria interna. Questi dati possono essere successivamente esaminati dalle autorità competenti durante i controlli periodici. E c’è anche il “rolling retest”, un test casuale richiesto dal dispositivo anche durante la guida, per assicurarsi che non sia stata un’altra persona a soffiare nel dispositivo al momento dell’avvio. L’installazione dell’alcolock è un’operazione che deve essere eseguita esclusivamente presso officine autorizzate. E il dispositivo richiede una taratura periodica per garantirne il corretto funzionamento e l’affidabilità delle misurazioni.
Quanto costa l’alcolock
L’installazione dell’alcolock rappresenta un costo significativo per il conducente sanzionato. Il costo stimato per l’installazione del dispositivo, che include anche l’omologazione e le necessarie certificazioni, si aggira intorno ai 2.000 euro. La spesa è interamente a carico del guidatore.
Oltre al costo iniziale di installazione, l’alcolock comporta una serie di spese aggiuntive e ricorrenti. Tra queste, vi sono i costi per i boccagli monouso, indispensabili per ogni test, la manutenzione periodica del dispositivo e i controlli regolari necessari per verificarne la taratura e il corretto funzionamento nel tempo.
L’elenco ufficiale dei modelli di alcolock omologati e degli installatori autorizzati sarà pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul sito il portale dell’automobilista.
Chi deve installare l’alcolock
L’obbligo di installazione dell’alcolock non è una misura generalizzata per tutti i conducenti, ma si applica a categorie specifiche di automobilisti. Scatta per i titolari di patente su cui sono stati apposti due codici unionali distinti, che indicano restrizioni precise:
- Codice 68 – “Niente alcool”: impone al conducente di non assumere alcol prima di mettersi alla guida.
- Codice 69 – “Guida solo con alcolock”: vincola la possibilità di guidare esclusivamente a veicoli dotati del dispositivo.
In pratica, l’alcolock diventa obbligatorio per coloro che sono stati condannati per guida in stato di ebbrezza. Nello specifico, la misura colpisce i conducenti già sorpresi con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l. Per i neopatentati, le norme già in vigore prevedono un tasso alcolico pari a zero per i primi tre anni dal conseguimento della patente, e l’alcolock può essere una delle sanzioni previste in caso di violazione di questa soglia.
Durata dell’obbligo e sanzioni
La durata dell’obbligo di installazione dell’alcolock varia in base alla gravità dell’infrazione commessa. Per i conducenti sorpresi con un tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l, il dispositivo dovrà rimanere installato per 2 anni. Questo periodo si estende a 3 anni per chi era già stato trovato con un valore alcolemico superiore a 1,5 g/l.
Le conseguenze per chi non rispetta l’obbligo di installazione sono severe. Sono previste sanzioni pecuniarie che vanno da 158 a 638 euro, accompagnate dalla sospensione della patente da 1 a 6 mesi. La legge è particolarmente severa anche nei confronti di chi tenta di aggirare il sistema: la manomissione o l’alterazione dei sigilli del dispositivo comporta il raddoppio della multa e l’applicazione di ulteriori sanzioni. Inoltre, in caso di recidiva, oltre all’obbligo dell’alcolock, è previsto il ritorno alla qualifica di neopatentato, con l’apposizione di un codice specifico sulla patente che ne limita ulteriormente le possibilità di guida.
Il conducente che non installa il dispositivo pur avendone l’obbligo rischia una multa che può arrivare fino a 638 euro, oltre alla sospensione della patente. In caso di manomissione del dispositivo, le sanzioni pecuniarie raddoppiano.
Qui potete leggere quanto vino si può bere senza rischiare sanzioni.
Perché è stato introdotto l’alcolock
L’introduzione ufficiale dell’alcolock in Italia è avvenuta con la Legge n. 177/2024, come parte di una più ampia e ambiziosa riforma del Codice della Strada. Questa misura è stata inserita in due punti chiave della normativa: l’articolo 125 e l’articolo 186 del Codice della Strada.
La decisione di adottare l’alcolock allinea l’Italia a numerosi altri Paesi europei – come Francia, Svezia e Finlandia – dove dispositivi simili sono già in vigore da anni.
L’introduzione dell’alcolock segna un passaggio significativo nella strategia di contrasto alla guida in stato di ebbrezza. Tradizionalmente, le misure si basavano principalmente su controlli a campione e sanzioni successive all’infrazione. Con l’alcolock, il focus si sposta su un controllo preventivo e continuo del conducente. La tecnologia, con il suo etilometro integrato, la registrazione dettagliata dei dati e i test casuali durante la guida, agisce come un “guardiano” costante. Questo approccio non solo aumenta la probabilità di prevenire l’infrazione prima che avvenga, ma fornisce anche alle autorità un registro inequivocabile del comportamento del conducente, rendendo estremamente difficile eludere le conseguenze o simulare la conformità. È un vero e proprio cambio di paradigma che rafforza notevolmente l’efficacia della misura, trasformando la repressione in prevenzione attiva.
Tuttavia, un aspetto che richiede attenzione è la potenziale incidenza di “falsi positivi”. Nonostante il dispositivo sia presentato come “non manomettibile” e rigoroso, alcune esperienze in altri Paesi, come Finlandia e Francia, hanno segnalato casi di risultati errati, spesso legati all’assunzione di farmaci o a una scarsa manutenzione del dispositivo.
La percezione del “Tasso Zero” e l’impatto sui consumi
Categoria | Variazione Percentuale (Q1 2025 vs. Anno Precedente) |
Vino | -12% |
Cocktail alcolici | -15% |
Spirits lisci | -14% |
Amari e dopopasto | -14% |
Analcolici | -5,2% |
L’introduzione del nuovo Codice della Strada e, in particolare, l’obbligo dell’alcolock, hanno generato un’onda d’urto significativa nel mondo del vino e, più in generale, nel settore dell’ospitalità. La percezione di un “tasso zero” o, peggio, di un divieto assoluto di bere alcolici prima di guidare, si è diffusa rapidamente, spesso superando la realtà dei limiti legali (che per i conducenti ordinari rimangono a 0,5 g/l, salvo specifiche condizioni di recidiva o neopatentati). Questa “paura” di vedersi ritirare la patente ha spinto molti consumatori a modificare drasticamente le proprie abitudini.
Il messaggio veicolato, spesso semplificato in “non si può guidare se bevi”, ha creato un clima di timore che ha influenzato i comportamenti dei consumatori più di quanto non abbiano fatto le precise soglie legali. Molti, per eccesso di prudenza o per mancanza di informazioni dettagliate, hanno optato per l’astensione totale dall’alcol quando prevedono di mettersi al volante. Questo “fattore paura” sta guidando un cambiamento comportamentale che va oltre la lettera della legge, ponendo una sfida significativa per l’industria del vino, che ora deve impegnarsi a educare i consumatori sul concetto di consumo responsabile e moderato.
L’allarme dei ristoratori
Il primo grido d’allarme è arrivato dai ristoratori. Le stime iniziali, riportate da La Stampa, parlavano di un calo dei consumi oscillante tra il 30% e il 40% nei ristoranti. Dati più recenti, relativi al primo quadrimestre del 2025, confermano un trend negativo per i consumi fuori casa: il vino nei locali italiani ha registrato un calo del 12%, ma il segno meno ha colpito anche gli spirits (-14%) e i cocktail (-15%), così come amari e dopopasto (-14%). Anche gli analcolici e il cibo hanno subito flessioni, seppur minori, indicando un generale rallentamento dei consumi fuori casa.
Un ristoratore di Roma, Alberto Martelli de “La Carbonara”, ha notato un cambiamento evidente: “Prima a pranzo un bicchiere era quasi la norma. Ora? Zero. E le famiglie che ordinavano due bottiglie si fermano a una”. Questo impatto sproporzionato sul consumo fuori casa suggerisce che le persone non stanno necessariamente bevendo meno in assoluto, ma stanno cambiando il luogo del consumo, spostandosi da contesti sociali come ristoranti e bar a un consumo più domestico, o optando per alternative analcoliche quando sono fuori. Questo fenomeno ha un impatto sul settore dell’ospitalità e sulle vendite di vino al suo interno.
L’ascesa dei vini dealcolati
Una delle risposte più innovative e promettenti del settore è l’interesse crescente per i vini dealcolati o a basso contenuto alcolico. Paolo Castellati, segretario generale dell’Unione Italiana Vini (UIV), ha evidenziato come l’Italia possa finalmente produrre vini dealcolati, prevedendo l’attivazione di 50 impianti entro l’anno. I numeri sembrano promettenti: il 21% degli italiani si dichiara interessato ai vini dealcolati, una percentuale che sale al 28% tra i giovani di 18-34 anni. La produzione italiana di vini dealcolati è prevista crescere del 60% nel 2025.
Il consumo di alcol in Italia
Categoria di Consumo | Percentuale (2022/2023) | Trend (rispetto a anni precedenti) | Note |
Consumatori a rischio | 15% (2023) | Stabile rispetto al 2022 | Include consumo abituale eccedentario e binge drinking. |
Consumo giornaliero | 19% (2023) | In calo dal 1999 (33,3%) | Meno quotidiano, più occasionale. |
Consumo occasionale | 47,9% (2022) | In aumento | L’alcol diventa più un piacere occasionale. |
Consumo fuori pasto | 31,7% (2022) | In aumento | Cresce il consumo in momenti diversi dai pasti. |
Binge drinking | 7,8% (2023) | Significativamente aumentato negli ultimi 10 anni | Particolarmente diffuso tra i giovani 18-24 anni. |
Giovani 11-17 anni | 15,7% (2023) | Rischioso, dato che dovrebbe essere zero | Il 2,8% ha abitudini più rischiose (giornaliero/binge drinking). |
Ultra sessantacinquenni | 18,1% (2023) | Frequente, soprattutto con vino durante i pasti 40 | Nonostante raccomandazioni di 1 unità al giorno. |
Trend del consumo di alcol in Italia (Dati ISTAT 2023-2025)
Per comprendere appieno l’impatto del nuovo Codice della Strada sul consumo di vino, è essenziale inquadrare la situazione nel contesto più ampio delle abitudini di consumo di alcolici in Italia.
I dati ISTAT e del Ministero della Salute rivelano un panorama in evoluzione. Sebbene il consumo giornaliero di bevande alcoliche sia in calo costante da anni (dal 33,3% nel 1999 al 19% nel 2023), si osserva un aumento del consumo occasionale (47,9% nel 2022) e del consumo fuori pasto (31,7% nel 2022). Questo suggerisce un cambiamento culturale, dove l’alcol è meno un accompagnamento quotidiano ai pasti e più un elemento legato a momenti di socializzazione o svago.
Cos’è il binge drinking
Tuttavia, preoccupa l’aumento del fenomeno del “binge drinking” (consumo eccessivo in un breve lasso di tempo), che nel 2023 ha riguardato il 7,8% della popolazione (10,8% uomini, 3,1% donne). Particolarmente a rischio sono i giovani (11-17 anni, con il 15,7% che ha bevuto alcol nell’anno, e il 2,8% con abitudini più rischiose) e gli ultra sessantacinquenni (il 18,1% con comportamenti a rischio). Il consumo di alcol a rischio è più diffuso nel Nord Italia, in particolare in regioni come Bolzano, Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Queste tendenze indicano che l’alcolock e le nuove norme del Codice della Strada si inseriscono in un contesto di consumo già dinamico, accelerando forse una transizione da un modello di consumo tradizionale a uno più occasionale e legato al tempo libero. Il “fattore paura” osservato nei ristoranti è in linea con questa trasformazione, spingendo i consumatori a riflettere maggiormente sulle proprie scelte quando si trovano fuori casa.
Il ruolo del vino
Nel contesto di questi trend, il vino mantiene un ruolo prevalente nelle abitudini di consumo degli italiani. Nel 2016, il 51,7% della popolazione che consumava alcolici beveva vino. Tuttavia, i dati più recenti indicano che, sebbene il vino sia ancora ampiamente consumato, la birra e i superalcolici stanno guadagnando terreno, anche a tavola.
Le nuove norme del Codice della Strada potrebbero accentuare questa tendenza. La maggiore attenzione alla guida in stato di ebbrezza, unita alla percezione di un “tasso zero”, potrebbe spingere ulteriormente i consumatori verso alternative alcoliche con percezione di minore impatto (come la birra a bassa gradazione) o, più significativamente, verso le opzioni analcoliche, inclusi i vini dealcolati. Questo rappresenta una sfida per il tradizionale mercato del vino, che dovrà continuare a innovare e a comunicare il valore del consumo consapevole e moderato.