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Il video che svela Valerio M. Visintin, critico gastronomico in anonimato ma non anonimo

martedì, 24 Settembre 2013 di

Valerio M. Visintin

La critica gastronomica deve restare anonima altrimenti si rischia l’opinione impopolare secondo la quale i giornalisti che non pagano al ristorante al massimo sono meglio di Tripadvisor. Rispondere a un invito dell’ufficio stampa di un ristorante significa prestarsi all’inciucio e al collaborazionismo con il rischio di mandare a picco l’indice di credibilità dell’autore poiché non si paga il conto o, meglio, lo si trasforma nel cambio merce di una recensione o di un trafiletto favorevole.

Campioni dell’anonimato gastronomico sono gli ispettori Michelin e Valerio M. Visintin, critico che conduce Mangiare a Milano sul Corriere della Sera. Anche se in realtà, alla fine di un pasto e dopo aver pagato il conto, gli ispettori della Rossa si presentano. Invece, Visintin tiene al suo anonimato che gli permette di testare un ristorante come un qualsiasi commensale e di osservare i suoi colleghi in chiaro alle prese con affettuosità giornalistiche quando sono a tavola.

L’anonimato va difeso a ogni costo e, anche in occasione della presentazione dei suoi libri, i fan possono vederlo solo incappucciato a metà tra Fantomas e V (per vendetta dei commensali). Restano le certezze: antipatia per le foodblogger (“erinni taccute armate di twitter”), bocciatura dei rapporti personali critico-chef, idiosincrasia per il dilettantismo e i raduni della casta enogastronomica.

Con l’aiuto di Franca Formenti, che si è intrufolata nella sua cucina, siamo riusciti a sapere di più sulla vita privata del critico più criticato d’Italia che ha da poco festeggiato il 49° compleanno, usa la moka ed è interista. Il resto delle affettuosità, in video.