È stato presentato a Milano il calendario Lavazza 2014 che, come avevamo scritto, ha per protagonisti i grandi chef: Ferran e Albert Adrià, Massimo Bottura, Michel Bras, Antonino Cannavacciuolo, Carlo Cracco, Davide Oldani. Il fotografo tedesco Martin Schoeller ha interpretato i mesi del calendario come rapporto tra lo chef e il proprio ingrediente preferito.
L’alta cucina così approda anche sul calendario insieme agli chef con cui ha collaborato Lavazza. Chef che stanno al gioco e incassano i frutti di una notorietà che li avvicina sempre di più al mondo dello spettacolo.
Poi i ritratti con la tazzina del caffè. E per chi non si accontenta, il video del backstage.
[Link: D di Repubblica. Immagini: Martin Schoeller]
Parliamo del ruolo che hanno affibbiato alle donne in questo calendario. Per cortesia.
Forse quello di sous chef?
Il ruolo di mondina lo vedi volgare??? Preferivi quello di managerz???
Gli anni ’80 sono finiti da un pezzo, tira su le maniche e lavora…
Luce e colori incredibili che solo la natura può regalare e che il talento del fotografo ha esaltato. Sembra che tutti i protagonisti siano in movimento, che bella foto.
Complimenti a tutti.
Cracco è fantastico!
Ho quattro calendari Lavazza questo me lo perdo peccato!
@ Alessandro Vaia, eh già non sono più gli anni ’80, è finito il tempo delle donne manager…invece di mondine in Italia c’è pieno così! 🙂 Ecco cosa è volgare (e assai banale): un lavoro femminile duro e pieno di storia messo lì per mostrare un po’ di coscia, che non guasta mai, e fare pubblicità a un caffé.
Qui però entriamo in un altro discorso,
Un calendario deve vendere, e vabè, cosa attira le donne e cosa attira gli uomini???
Io so cosa mi attira, questione di biologia dopotutto, ma a te cosa ti attira???
Io sono per il sogno: la sirena
Oltre al vendere, questo calendario però sbandiera anche intenti educativi e non solo commerciali (su D- Cucina “… dare un esempio positivo ai giovani, spiegando il valore del lavoro e del rapporto con l’ambiente e i produttori.” il progetto è in collaborazione con Slow Food ecc.). Comunque, dal punto di vista della creatività, sia pure a servizio del commercio, mettere delle belle donne così a babbo in un contesto che non c’entra (chef, ingredienti, territorio, lavoro…) per vendere un prodotto mi sembra un po’ l’ultima spiaggia del creativo. E poi, il target è solo maschile? Credo che questi chef interessino anche alle donne: se l’idea è di buttarla sul sexy perché vende, e non è deprimente essere rappresentati come un pezzo di carne, perché non c’è neppure un bel contandinotto languido, o un banco della carne con un centauro muscoloso?
Più che giusto, ma dovresti chiederlo a chi ha fatto il servizio fotografico…