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Carbonara Gordon Ramsay

La carbonara di Gordon Ramsay: è rivolta a Roma e dintorni

venerdì, 21 Febbraio 2020 di

Cosa ha di sbagliato la carbonara preparata da Gordon Ramsay?

Forse è un po’ fluorescente e la salsa è un pochetto liquida. Qualcuno ha azzardato che al posto del guanciale sia scivolato dentro il piatto il bacon, quello delle uova della colazione del mattino.

Ma lo chef pluridecorato e soprattutto primo nella classifica dei cuochi più citati nel mondo secondo i dati elaborati da L’Eco della Stampa per il Festival del Giornalismo Alimentare di Torino (cui ha preso parte anche il mio capo – scusate ma un po’ di captatio benevolentiae è necessaria in questi case) sembra dire “io me ne frego”.

E anzi sui social – tutto è partito da twitter per approdare su Facebook – non ha avuto esitazioni nel definirla la “carbonara più spettacolare” che mano umana abbia mai potuto produrre. Un modo per pubblicizzare uno dei suoi ristoranti, l’Union Street Cafè a Southwark, Londra.

E ha avuto ragione e successo. Se è vero, dati alla mano, che gli sono piovuti sulla sua pagina quasi 20.000 like e i suoi follower hanno propagandato il verbo carbonaro condividendo il video 1500 volte, cosa più cosa meno.

E hanno postato circa 4.500 commenti della natura più varia.

Ovviamente non starò qui a riassumervi i fantastico e i meravigliosa, anche perché noi patrioti strenui difensori dell’italico cibo siamo insorti accusando il Ramsay delle peggiori nefandezze. E non abbiamo chiesto l’incriminazione all’Alta Corte degli Spaghetti solo perché non siamo sicuri che abbia usato la panna. E nemmeno ce la possiamo prendere per la rucola che evidentemente qui non ci sta (sulle cipolle potremmo prendere posizioni nell’aia di casa nostra).

E così tra un accenno di gamberi e l’invocazione dell’ananas (oltre a qualche ennemila impronunciabili imprecazioni anche per il più ortodosso di carbonara, amatriciana e cacio e pepe) mi sono chiesta cosa mai può più di una carbonara che si presume essere sbagliata perché preparata al di fuori del Grande Raccordo Anulare.

E qui devo dare ragione ha chi ha scritto che i ristoranti di Roma sembrano essere in mano agli eserciti della triade CACP (carbonara, amatriciana, cacio e pepe). Ma solo parzialmente. Perché se si parla di come la fa mamma, nonna e zia, non c’è confine geografico che tenga: dalle Alpi allo Stretto di Sicilia tutti uniti daremo addosso allo straniero che pensa di saperne di più di noi sui nostri piatti.

Come se non esistessero chef dell’altro mondo in grado di fare du’ spaghi o pizzaioli giapponesi in grado di atterrare qualcuno con la propria pizza napolante (napoletana del Sol Levante).

Torno silenziosamente a studiare il grado di liquidità delle uova nell’epico (cit.) post sulla carbonara scientifica.

Una prece per le pancette invocate a sproposito.