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Chiacchiere di Iginio Massari

Le chiacchiere di Iginio Massari costano 80 euro al chilo

Le chiacchiere di Iginio Massari costano 80 euro al chilo. Sono sottili, friabili e con le bolle, ma il prezzo causa polemiche anche a Milano
lunedì, 05 Febbraio 2024 di

Sicuramente Iginio Massari prepara delle chiacchiere di Carnevale friabili e croccanti. Chiacchiere gonfie, non unte e con le bolle. Oppure usa una ricetta che le rende friabilissime e leggere

Ma, perbacco, costano 80 € al kg 

Ora, è vero che a Carnevale ogni scherzo vale, questo però non è un gioco. Il prezzo delle chiacchiere nella pasticceria di Iginio Massari in Piazza Diaz a Milano è di 80 euro al chilo. 

Scandalizzati?

Alternative alle chiacchiere di Iginio Massari

Beh, i lettori dotati di buona memoria ricorderanno quando, alle prese con una spending review di Palazzo Grazioli, Francesca Pascale, allora fidanzata di Silvio Berlusconi, trasecolava per il prezzo dei fagiolini. Pagati 80 euro al chilo. 

Mica volete paragonare le chiacchiere di Iginio Massari, simbolo dell’alta pasticceria italiana (qualunque cosa significhi), con dei banali fagiolini consegnati a casa del cavaliere da un ortolano furbetto. 

Però, a far di conto, con 80 euro si comprano 2 bistecche Tomahawk da un chilo, un chilo e due. Di quelle che nei suoi ristoranti l’ex macellaio Salt Bae vende a peso d’oro. Oppure una trentina di scampi freschi. 

Con gli stessi 80 euro delle chiacchiere di Iginio Massari si pagano anche la cena in diversi ristoranti con stella Michelin o una pizzata per 6 persone, birra e caffè compresi.

E, uscendo per un attimo dalle similitudini gastronomiche, l’Osservatorio europeo delle droghe stima che in Italia il costo di un grammo di cocaina di medio-alta qualità sia intorno agli 80 euro. 

Non va molto meglio in un’altra notissima pasticceria di Milano: Marchesi 1824. Non è per fare retorica populista. Ma nelle tre sedi in via Montenapoleone 9, in Galleria Vittorio Emanuele, e in via Santa Maria alla Porta 11, le chiacchiere si pagano 1 euro l’una.

I nomi: dove si chiamano chiacchiere

A Milano. Nella città in cui i festeggiamenti del Carnevale durano di più. Iniziati il 28 gennaio, terminano quest’anno il 13 febbraio, giorno di martedì grasso 2024, con l’inizio della Quaresima. A Milano invece, per effetto del rito ambrosiano, si concluderanno il sabato successivo. 

I dolci che Iginio Massari vende a caro prezzo si chiamano chiacchiere anche nelle zone più a nord dell’Emilia e più a sud del Lazio. In parte delle Marche e dell’Umbria. 

Anche in diverse zone delle regioni meridionali: Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Campania e Sicilia.  

Tutti gli altri nomi delle chiacchiere di Carnevale

Iginio Massari, il pasticciere che darà il suo nome a una nuova legge, non le chiama chiacchiere ma lattughe. “Una lattuga tira l’altra”, è abituato a dire. 

Lattughe è il nome delle chiacchiere in provincia di Brescia, dove il pasticciere noto per le apparizioni a Masterchef è nato nel 1942, dove vive e dove nel 1971 ha aperto la sua prima pasticceria. 

Ma i nomi che gli italiani danno alle chiacchiere di Carnevale cambiano a seconda delle città e delle regioni. Sono così tanti dai meritare una specie di cartina geografica. Partiamo da nord.

Le chiacchiere in Val d’Aosta si chiamano merveilles.

Trentino, Friuli e Veneto battezzano i diffusissimi dolci di Carnevale con nomi simili: crostoli, grostoli o grostoi. Deciso il cambio di nome in alcune parti del Veneto. Veneziani, veronesi e padovani chiamano le chiacchiere galanti. 

In Liguria sono le bugie, come in Piemonte. Benché in zona Cuneo diventino le risòle, a Vercelli e Novara le gale, in zona Alessandria le gasse. 

Se Iginio Massari chiama le chiacchiere lattughe, nella zona maremmana della Toscana il nome richiama gli struffoli, tipico dolce della tradizione natalizia napoletana. Ma con una “F” in meno: strufoli. Nel resto della regione le chiacchiere sono fazzoletti o donzelle.

I bolognesi chiamano sfrappole le chiacchiere. Che nel resto dell’Emilia Romagna diventano fiocchi, fiocchetti o fazzoletti.    

A Roma e, in generale, nel Lazio, le chiacchiere sono frappe. 

Nelle Marche si aggiunge una “S” all’inizio: sfrappe.

Completo il cambio di nome in Abruzzo. Al posto di chiacchiere si usa cioffe. 

Avviene lo stesso in Molise, dove le chiacchiere amate da Iginio Massari si chiamano cunchielli.

Guanti, invece, è il nome più comune tra i calabresi. Dove esistono anche le chiacchiere di Bisignano.

Infine, in Sardegna, il nome dato alle frittelle di Carnevale più diffuse d’Italia è maraviglias. 

La ricetta delle chiacchiere di Iginio Massari

L’impasto delle chiacchiere di Iginio Massari non viene inzuppato d’olio. L’abilità, sia detto per chi prepara in casa la ricetta dei dolci dalla forma rettangolare, con due tagli centrali, consiste proprio in questo.

O meglio, le chiacchiere vengono immerse completamente, in profondità, nell’olio bollente a 170 gradi. Avendo l’accortezza di non farle venire in superficie. 

Ma dopo la frittura restano per un po’ in posizione verticale così l’olio rimasto scivola via. 

Quindi, prima di cospargere le chiacchiere di zucchero a velo, c’è il passaggio di 5 minuti in forno, a 140 gradi, che serve a togliere l’eccesso di untuosità. 

Le chiacchiere di Iginio Massari sono sottilissime, al punto che guardandole si riesce a intravedere la sfoglia. 

Oltre alle chiacchiere, ci sono anche le frittelle. Naturalmente vuote – ma nel locale milanese del più famoso pasticciere italiano non mancano altre versioni, molto richieste. Alla crema, allo zabaione, alla ricotta con gocce di cioccolato, alla crema di cioccolato. 

Il prezzo delle chiacchiere nelle altre pasticcerie di Milano

Il prezzo delle chiacchiere di Iginio Massari, 80 euro al chilo (55 euro al chilo le frittelle) scende un po’ in altre note pasticcerie di Milano.

Perché saranno pure dolci squisiti ma restano sempre chiacchiere. 

Da Panzera, in viale Monte Santo 10, le chiacchiere preparate fresche tutti i giorni costano 50 euro al chilo.

Nelle varie sedi milanesi della Pasticceria Martesana un chilo di chiacchiere si paga invece 40 euro al chilo. Prezzo comunque elevato ma più umano.