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Vino
7 Dicembre 2020 Aggiornato il 27 Dicembre 2021 alle ore 18:26

Barolo svalutato del 50%: lockdown e giacenze sono la causa

Barolo: l'ex re dei vini italiani ha perso il 50% del valore e viene venduto sottocosto nei supermercati. Cos'è successo al vino piemontese?
Barolo svalutato del 50%: lockdown e giacenze sono la causa

Cosa succede al Barolo, un tempo noto come il re dei vini italiani?

In estate, dopo il primo lockdown, aveva fatto scalpore il tonfo dei prezzi: giù del 42 per cento in un anno. Quasi metà del valore perso.

Una vera svalutazione per il vino italiano di gran pregio nello stesso momento in cui cresce il valore di vitigni storicamente concorrenti come il Brunello di Montalcino.

La progressione del crollo è impressionante. Non può bastare la pandemia di coronavirus a spiegarla. Secondo Ismea, agenzia per il mercato agricolo alimentare, a febbraio di quest’anno il prezzo medio all’origine del Barolo sfuso era di 6,90 euro per litro, mentre a giugno era sceso a 4 euro per litro.

Il prezzo del barolo a 9 €

prezzo barolo

Logico che il declino si riverberasse sugli scaffali dei supermercati, dove il vino piemontese arriva a costare meno di 9 euro a bottiglia. Al limite del sottocosto e anche oltre.

Da registrare poi il consistente aumento delle giacenze nei magazzini dei produttori. Stando ai dati del ministero delle Politiche Agricole si sono impennate del 10 per cento negli ultimi due anni.

Uno stato di crisi che si materializza malgrado i costi per ettaro del terreno che rientra nella DOCG del Barolo. Cifre da capogiro, si arriva a 2,5 milioni di euro.

Il Consorzio di tutela del blasonato vino piemontese ha fatto le cose che si fanno in questi casi. Per arginare la picchiata dei prezzi ha prima proposto ai produttori aderenti, che sono all’incirca 350 e coltivano 2.200 ettari di vigneto, di accantonare, fino al 2024, 1,4 milioni di bottiglie su 14,5 milioni che vengono prodotte.

In seguito, per garantire la piena disponibilità futura del Barolo e introdurre un elemento di flessibilità, ha chiesto di destinare alla cosiddetta ”riserva vendemmiale” 450 mila bottiglie su 4,5 milioni prodotte ogni anno. Consentendo ai produttori la possibilità, dopo tre anni, di imbottigliare il Barolo come Barbaresco 2020 oppure declassarlo a Langhe o Nebbiolo.

Proposta questa bocciata sonoramente: 163 voti contro 70.

Una decisione che può solo aumentare l’incredibile svalutazione che ha aggredito il più rinomato e glorioso vino italiano. O quel che ne rimane oggi.

[Immagini: Montenapodaily]

Argomenti:
barolo
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