Food porn e pubblicità. Il cibo ad un dollaro di Jonathan Blaustein
Jonathan Blaustein è un fotografo che vive e lavora a Taos, in New Mexico, e che si è posto un paio di domande. Perché aveva comprato 10 mirtilli a inizio stagione a 1$ e sei settimane prima con lo stesso dollaro ne aveva acquistati 17, sempre biologici, provenienti dal Cile? Metà del costo per coprire 800 chilometri. Una domanda cui Jonathan Blaustein, ex cuoco, ha fornito una prima risposta visiva: due file da 5 mirtilli ognuna per visualizzare il rapporto costo qualità.
Ma non si è fermato qua. Perché un’altra domanda gli è sorta nel suo ragionare. Milioni se non miliardi di dollari sono spesi ogni anno in pubblicità per fotografare cibo e offuscare la realtà. Se i produttori di fast food possono essere considerati i peggiori, ovunque vediamo la tendenza a rendere glamour ciò che mangiamo, ragiona il fotografo. Insomma, il food è un potente simbolo di ricchezza, potere, salute e globalizzazione del 21° secolo. Il suo valore è determinato dal prezzo del petrolio e il suo trasporto intercontinentale contribuisce al riscaldamento globale, i suoi ingredienti trascinano l’America nell’obesità e la sua produzione trasforma animali in filamenti e poltiglia.
Ecco allora nascere il progetto “The Value of a Dollar”, una foto del 2008 di un pompelmo che diventa un percorso tra cibi acquistati in New Mexico a un solo dollaro appunto. Quando l’economia era nel bel mezzo del vortice che la tirava giù, ha visitato una catena di fast food in New Mexico. In un menu c’era un cheeseburger a 1$. Ma c’era anche un altro menu con un doppio cheeseburger allo stesso prezzo (one dollar’s worth of doublecheeseburger from mcdonalds). Un pezzo di carne in più e un’altra fetta di formaggio non avevano modificato il prezzo. Com’era possibile?
La realtà si scontrava con la finzione. Quindi nel tour gastronomico tutto in New Mexico del fotografo che vuole scoprire la realtà, il cibo doveva essere acquistato a 1$ e fotografato senza artifici. Jonathan Blaustein ha dipinto le pareti del suo appartamento in bianco e ha utilizzato un obiettivo macro e tanta profondità di campo per riprodurre le illusioni della fotografia pubblicitaria.
“Siamo tutti bombardati da immagini nei media che non sono una rappresentazione vera del cibo. Una sorta di simulacro dell’hamburger”, ha spiegato il fotografo il cui progetto di cibo a un dollaro ha permesso di chiedere agli americani se il fast food è cultura e se qualcosa diventa cibo solo perché lo si mette in bocca.
E’ possibile scorrere i risultati del suo lavoro nella galleria di 20 immagini del suo sito. Con l’avvertenza che è stato assaggiato tutto tranne i più cattivi che sono finiti in pasto a cani, uccelli e coyote.
Bellezza non vuol dire bontà. I maniaci del food porn sono avvertiti.
Foto: Jonathan Blaustein
[Fonti: New York Times, Repubblica]