Gintoneria da Davide: perché non si lava l’auto con lo champagne

50 mila euro in una sola notte, 641.187 euro in tre anni. Sono i soldi spesi dal figlio ereditiere di una famiglia facoltosa della zona ovest di Milano e versati alla Gino Eventi srl e la Malmaison di Davide Lacerenza. Le indagini che hanno portato al sequestro della Gintoneria di Davide in via Napo Torriani disposta dal pm Francesca Crupi e dell’aggiunto Bruna Albertini partono da queste somme, come ricostruisce il Corriere. Non è l’unica di diverse storie sovrapponibili ma la più eclatante. I clienti pesanti – così li definiva Lacerenza – erano i destinatari del pacchetto completo e più costoso: “Champagne, bamba e putt…”.
E ora mi chiedo, ma non ve lo aspettavate?
Sono senza parole, basito e anche un po’ allarmato.
Ma davvero non vi aspettavate che un locale come la Gintoneria di Davide Lacerenza non finisse prima o poi “nei casini” (termine che userebbe lui stesso)?
La storia di Davide Lacerenza

La storia ci dice che Lacerenza, che ha lavorato per 15 anni nei mercati rionali di Milano con un banchetto di frutta e verdura gestito insieme a suoi cugini, si è reinventato imprenditore. Per poi finire agli arresti domiciliari insieme all’ex compagna Stefania Nobile (figlia di Wanna Marchi) per un giro di prostituzione e droga nel suo locale, La Gintoneria appunto.
Mi sembra una di quelle storie scritte fin dall’inizio con la penna sbagliata.
Non voglio essere snob, ma se il sangue non mente quello che scorre nelle vene di chi ha sentito urlare nel tubo catodico la propria madre (“va beneeeeee ???”) per cinquant’anni non può trasformarsi in rosolio.
E dall’altra parte, vedo difficile, a meno di miracoli, una gestione oculata di Krug e Dom Perignon da parte di Lacerenza che ha sempre maneggiato verze e cavolfiori.
Non impossibile, è vero, ma è ardua e non perché sia classista.
Ma perché il cibo e i vini sono cultura, formazione, attenzione ai dettagli.
E poi, soprattutto, gusto e divertimento, certo, ma con le giuste basi di conoscenza e di rispetto dei prodotti. Insomma, non usi lo champagne Cristal per lavare i cerchioni della Ferrari a favore dei social.
Se però mescoli le bollicine anche allo “zucchero” e alle cosce lunghe di gentili e disponibili signorine difficile che esca un locale di buon bere e buon mangiare.
E, credetemi, non è l’unico, a Milano.
Anche grandi alberghi hanno questo tipo di offerta. Così come a Roma, Napoli, Parigi, Londra, New York.
Il mercato del piacere
È il mercato del piacere che parte da bar, aperitivi, ristoranti e locali distinti e distintivi per arrivare a qualcosa di molto diverso.
A Milano?
Soprattutto a Milano perché ci sono i soldi. Risposta facilissima.
Perché per portare avanti il tipo di mercato di Lacerenza ci vogliono soldi. Quelli di ricchi ereditieri, ma anche di imprenditori e manager di successo che possono “investire“ centinaia di migliaia di euro.
Discorso moralista?
Neanche un po’.
Vogliono farlo? Lo facciano, problema loro.
Ma non si stupiscano le genti se poi, a volte, il risultato sono gli arresti domiciliari.
Io ci sono stato in Gintoneria (in carcere no, vivaddio).
Una volta ci son stato.
Mi ci hanno portato.
Ho visto. Ho toccato con mano.
Ci sono tornato? No, mai.
Ma quelli che si stupiscono sono proprio spesso quelli che son tornati più e più volte alla Gintoneria di Davide Lacerenza.
Sembra una storia finita, ma non l’ultima. Sento già Wanna Marchi urlare “Va beneeeeeeee???”. Lei si, che avrebbe forse voluto lavare l’auto con lo champagne!