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Vino
17 Febbraio 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:02

L’abbinamento vino-cibo non esiste. Scruton, ora mi devi un crodino!

Stavo riflettendo su un libro che suggerisco a coloro che non hanno avuto ancora il piacere di leggerlo: Bevo dunque sono, dello scrittore- filosofo
L’abbinamento vino-cibo non esiste. Scruton, ora mi devi un crodino!

Stavo riflettendo su un libro che suggerisco a coloro che non hanno avuto ancora il piacere di leggerlo: Bevo dunque sono, dello scrittore- filosofo britannico Roger Scruton, una delle teste più influenti sulle quali poter contare, fra i contemporanei. Dello stesso autore consiglio anche “Guida filosofica per tipi intelligenti”, testo altrettanto avvincente, di argomento evidentemente diverso e dal titolo assolutamente indicativo, Scruton non l’ha scelto per caso, quindi se non avete certezza di essere dei tipi veramente intelligenti, lasciate perdere perché non fa per voi (prevedo che questa mia provocazione, farà vendere all’autore svariate copie del suo testo. Scruton, mi devi un Crodino!) Bevo dunque sono, fra le infinite quanto dilettevoli perle di saggezza, esclude la possibilità di un abbinamento attendibile cibo-vino. Il vino trova il suo miglior abbinamento col pensiero. Che meraviglia! Infatti, in appendice, il nostro abbina bottiglie a sua scelta, ai filosofi più importanti del suo percorso culturale, secondo un criterio divertente e ineccepibile.

In una vecchia edizione Gambero Rosso de “Il Vino, gli abbinamenti”, Daniele Cernilli ricordava che “…nessuno è riuscito a formulare la regola generale more geometrico demonstrata…qualunque tentativo di dare aura scientifica a questo argomento è destinato a cogliere solo una parte del problema…” Egli arriva al punto tale di sostenere, con sincera convinzione, che una regola generale affidabile, benché apparentemente superficiale, sia quella dell’abbinamento per colore: cibo bianco – vino bianco, cibo rosso – vino rosso. Ammesso che riusciate a trovare questa piccola pubblicazione, ve la consiglio poiché semplice ed esplicativa, secondo il consueto stile fluido e scorrevole dell’ex direttore del Gambero Rosso (Cernilli, anche tu mi devi un Crodino!).

Il grande Luigi Veronelli, sosteneva, beffardamente, che la miglior regola sia quella di andar contro la regola, (contro il potere costituito! Aggiunge Black Mamba non senza ironia) una versione anarchica quanto autorevole della faccenda che, a dire il vero, in parte non capisco e per questo mi fa venire un po’ di nostalgia di quell’ affascinante personaggio che tutti noi abbiamo nel cuore e che adesso vorrei fosse qui, a spiegarmi e a chiarirmi. A parte il fatto che a questo punto anche lui mi dovrebbe un Crodino…

Mi interessa, ovviamente, conoscere la vostra veduta perché io non ho mai capito l’incognita degli abbinamenti, malgrado mi senta sollevata dalla questione in quanto bevo ciò che voglio sopra a quello che mi va di mangiare. Faccio eccezione solo per alcuni alimenti, tipo i carciofi o i finocchi sui quali mi astengo dal bere poiché riescono a peggiorare il sapore di qualsiasi sostanza liquida, compresa l’acqua. Io abbino il vino in maniera un po’ superficiale, in verità. Concordo col Cernilli sulla scelta cromatica, cerco di bere rosso sulla carne rossa e bianco sul pesce o sulla carne bianca, però se apro una bottiglia di La Tache me ne frego baldanzosa di quello che ci mangio sopra (anzi sotto!) e faccio come i francesi che se ne infischiano degli abbinamenti. Infatti tutta questa storia è un problema circoscritto alla sommellerie italiana, tutto il resto parla d’altro!

Come fate ad abbinare un piatto cucinato con i funghi? E i tartufi? Andiamo, i tartufi sono difficili da abbinare. Uova e tartufo? Alcune preparazioni molto elaborate, talvolta un po’ barocche, di chef molto, ma molto creativi? Come le abbinate? Ditemi la verità, il matrimonio ostriche e champagne s’ha da fare? Con quel sapore metallico che ne deriva?
Mi sovviene un paragone con la musica, forse il termine giusto è risonanza, che non è armonia, non c’entra con gli accordi musicali, con gli armonici. La risonanza in musica è il principio di funzionamento di quasi tutti gli strumenti musicali ed è quindi una forma di relazione ma non è un legame. Il vino fa risuonare il cibo. In questo senso forse possiamo parlare di abbinamento, inteso come connessione, come collegamento, non come legame. Un vino spumante sarà in grado di far risuonare un cibo grasso, poiché le bollicine in un certo senso sgrassano. Un po’ come l’idea di eco. Più lontani giungeranno gli echi, più corretti e opportuni risulteranno gli abbinamenti.

In fin dei conti, forse, l’unica regola saggia è quella di rispettare alcune tradizioni e l’uso locale che si tramanda e al quale in genere mi conformo volentieri per una questione di buon senso. Per il resto penso che ognuno possa fare come gli pare, perché l’abbinamento vino-cibo non esiste e se esistesse sarebbe talmente acrobatico e macchinoso da far passare lestamente sia la fame che la sete. Anzi, da ora in poi bevo a stomaco vuoto, così raggiungo più rapidamente quella meravigliosa ebbrezza che mi soddisfa perché è il miglior stato di coscienza possibile. Maledico invece l’ubriacatura, poiché attiene, o tende, all’incoscienza, per dirla sempre con Scruton e, sebbene con il tempo l’una porti all’altra, la connessione fra le due non è più trasparente di quella fra il primo bacio e il divorzio finale. Anche questa in fondo è una risonanza. Collega Scruton, a questo punto mi devi 2 Crodini!

E voi, amici, come la pensate?
Ditelo a Black Mamba!

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