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24 Ottobre 2012 Aggiornato il 30 Ottobre 2012 alle ore 09:17

Monster Energy, quando la caffeina nella bevanda è un’arma letale

Monster Energy, già il nome non è rassicurante. Men che meno se, come si legge in un documento divulgato dalla Food and Drug Administration, l'agenzia
Monster Energy, quando la caffeina nella bevanda è un’arma letale

Monster Energy, già il nome non è rassicurante. Men che meno se, come si legge in un documento divulgato dalla Food and Drug Administration, l’agenzia governativa degli Stati Uniti che vigila sui prodotti alimentari e farmaceutici, la bevanda può essere considerata responsabile della morte di 5 persone in 3 anni.

L’ultimo decesso il dicembre scorso, una quattordicenne del Maryland che, stando alle accuse della madre, è deceduta dopo aver bevuto abbondanti dosi della bibita energizzante tanto popolare tra i giovani. Aritmia la causa della morte, all’origine probabilmente l’assunzione di qualche lattina di troppo.

Sotto accusa, oltre al consumo di bevande energetiche come la più nota Red Bull, contenenti dosi massicce di caffeina, il sistema dei controlli in America. Secondo quanto riferito da un portavoce della Monster Beverage, tra i casi sospetti di morte legati all’assunzione di bevande energetiche, solo quella di Anais Fournier, la ragazza del Maryland morta per arresto cardiaco, è stata segnalata dalla FDA al produttore. Ma dal 2009 ad oggi altre segnalazioni di morti e di disturbi forse legati al consumo di bevande energizzanti, come vomito, dolori addominali, tremore e accelerazione del battito cardiaco, erano giunte alla FDA. Dati che sono stati pubblicizzati soltanto oggi dopo che la madre della quattordicenne ha sporto denuncia alla Monster Beverage, l’azienda produttrice delle lattine da 70 centilitri consumate dalla ragazza.

Sotto accusa anche il sistema normativo giudicato troppo morbido con i produttori che questo tipo di bevande pubblicizzate tra adolescenti e giovani. Bibite come quella che potrebbe aver causato la morte della ragazza del Maryland possono infatti essere commercializzate senza che l’etichetta ne indichi il contenuto di caffeina.

A punire l’azienda, che ha negato ogni addebito e ha fatto sapere di non essere al corrente di altri decessi attribuiti alla bevanda, ci ha pensato per il momento il mercato. Il titolo della società, produttrice di altre bibite dai nomi aggressivi come Monster Assault e Monster Heavy Metal e quotata in Borsa, è infatti crollato.

A pesare come un macigno sulla situazione processuale dell’azienda, denunciata dalla madre della ragazza, è il referto dell’autopsia secondo il quale Anais è morta per “aritmia cardiaca causata dalla caffeina”.

[Link: nytimes.com Immagine: hdwallpapersarena.com]

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