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28 Aprile 2021 Aggiornato il 28 Aprile 2021 alle ore 11:47

Passata Petti. Sequestrate 4.477 tonnellate di pomodori perché non italiani

Petti del gruppo Italian Food si difende: la passata di pomodori extra UE era destinata all'estero e non ai supermercati italiani
Passata Petti. Sequestrate 4.477 tonnellate di pomodori perché non italiani

La Passata di Pomodoro Petti non è fatta con pomodori 100% italiani, o toscani, come dichiarato dall’azienda. 

È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Livorno sulle passate dell’azienda Petti. Si parla già della più grande frode alimentare mai scoperta in Italia.

I carabinieri per la tutela agroalimentare hanno sequestrato 4.477 tonnellate di pomodoro nel deposito Italian Food spa del Gruppo Petti nello stabilimento di Venturina (Livorno).

Come riportato da Il Telegrafo di Livorno, sono 3.500 tonnellate di confezioni di conserve pronte per la commercializzazione. In etichetta, “Pomodoro 100% italiano” o “pomodoro 100% toscano”. Le rimanenti 977 tonnellate consistevano in fusti e bidoni di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue).

“Quelle passate, il pomodoro toscano, non l’hanno nemmeno mai visto”, ha spiegato a Fanpage il colonnello Luigi Cortellessa, comandante dei Carabinieri per la Tutela agroalimentare. Il che non sarebbe un problema, ovviamente. Il problema è che l’etichetta della Petti vantava la provenienza totalmente italiana della materia prima: una frode, appunto.

Gli investigatori avrebbero colto in flagranza di reato gli addetti durante la lavorazione. La passata sarebbe realizzata con percentuali variabili, ma comunque rilevanti, di pomodoro concentrato extra-Ue e quantitativi minori di semilavorati di pomodoro italiano. 

Oltre al prodotto, durante la perquisizione sono stati sequestrati anche documenti contabili, sia su carta che su supporto informatico. Fra questi, le schede di produzione che descrivono caratteristiche di origine e composizione dei prodotti diverse da quelle reali.

Sei le persone indagate, fra proprietà, dirigenza aziendale e contabile e responsabili della produzione della Petti. Per tutti l’accusa è di concorso in frode in commercio.

L’attività produttiva prosegue, poiché gli impianti non sono sotto sequestro. È stata tuttavia sospesa la produzione dei vasi di vetro, barattoli, pacchi e brick.

Petti: la difesa

L’azienda ha diffuso un comunicato in cui spiega le proprie ragioni. Era un prodotto destinato all’estero e non alla GDO italiana, non ancora etichettato, e quindi la frode non sussiste. Ovvero, la merce sequestrata era destinata “per il confezionamento di prodotti a marchi terzi, destinati all’esportazione fuori dall’Italia”.

“In merito alle notizie pubblicate in questi giorni sulle indagini attualmente in corso da parte del nucleo carabinieri di Livorno per la Tutela Agroalimentare, la società Italian Food Spa presenterà nei prossimi giorni tutta la documentazione più dettagliata e completa per dimostrare la tracciabilità del prodotto semilavorato oggetto delle indagini e la conseguente richiesta di dissequestro merce.

“In questo momento, la priorità per la Società è di verificare e chiarire tutti gli aspetti con le autorità preposte, in quanto la merce semilavorata industriale di provenienza estera, rinvenuta tra lo stock di prodotto toscano e italiano stivati nei magazzini, viene regolarmente utilizzata come da altre aziende del settore conserviero per il confezionamento di prodotti a marchi terzi, destinati all’esportazione fuori dall’Italia.

“L’Azienda ha piena fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e delle pubbliche autorità e non intende rilasciare ulteriori dichiarazioni finché le indagini non saranno concluse, nel pieno rispetto delle stesse. Restiamo a disposizione per fornire chiarimenti sul prosieguo della vicenda nelle prossime settimane”.

Comunque, le autorità di polizia giudiziaria hanno accertato anche altri reati a carico di Italian Food. L’inottemperanza a un decreto di “sospensione delle attività produttive nello stabilimento di Venturina Terme, per reiterate violazioni di natura ambientale“, notificato a marzo 2021. E la “la realizzazione in quell’area di un manufatto di circa 4.000 mq in assenza di concessione edilizia“.

La posizione di Anicav

L’ANICAV, Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali, ha rilasciato la seguente nota stampa.

«In merito alle indagini avviate dai Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e Forestale in provincia di Livorno, che hanno coinvolto il Gruppo Petti e alcuni suoi dirigenti, siamo assolutamente certi che gli Inquirenti potranno chiarire nel più breve tempo possibile quanto effettivamente accaduto in questa vicenda, anche per evitare speculazioni che troppo spesso hanno messo a repentaglio l’immagine di un comparto fondamentale per la filiera agroalimentare italiana. Nel frattempo, non possiamo che riporre la stessa fiducia anche nell’azienda coinvolta augurandoci che possa, dal canto suo, chiarire la propria posizione e dissipare ogni dubbio sul proprio lavoro. 

L’Associazione ribadisce il suo totale impegno a favore della massima trasparenza a tutela dei consumatori, così come testimoniato nel corso degli anni anche dalle posizioni assunte a sostegno dell’introduzione dell’etichettatura di origine obbligatoria per tutti i derivati del pomodoro, che, ha reso obbligatorio ciò che volontariamente le nostre aziende già fanno e continueranno a fare indicando in etichetta la provenienza italiana del pomodoro

Chi è Italian Food

La Italian Food S.p.A. è guidata da Pasquale Petti, quarta generazione della famiglia che nel 1925 ha fondato l’azienda a Nocera Superiore (Salerno). 

Italian Food nasce nel 1973, quando il Gruppo Petti rileva lo stabilimento produttivo sito a Venturina Terme, Livorno. Nel 2013 la società decide di avvalersi della sua capacità produttiva e dell’importante bacino del pomodoro toscano. Nasce così la linea di conserve di pomodoro di alta qualità a marchio “Petti” che ha fatto della toscanità la sua bandiera.

[Link: Gift Great Italian Food Trade, Fanpage, Il Telegrafo, Livorno Today]

Emanuele Bonati
"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.
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