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3 Febbraio 2018 Aggiornato il 5 Febbraio 2018 alle ore 14:55

Napoli. Sentenza di sfratto alla pizzeria perché fa pizze troppo piccole

76, 61, 21, 14. Sono i numeri che a Napoli si stanno giocando per l'incredibile vicenda dello sfratto di una pizzeria Rossopomodoro a Casoria. La storia è
Napoli. Sentenza di sfratto alla pizzeria perché fa pizze troppo piccole

76, 61, 21, 14. Sono i numeri che a Napoli si stanno giocando per l’incredibile vicenda dello sfratto di una pizzeria Rossopomodoro a Casoria.

La storia è quasi surreale ed è ora giunta a un primo epilogo. La pizzeria si trova all’interno del centro commerciale Multibit perché fa pizze troppo piccole come hanno scritto in maniera sintetica su un cartellone affisso alla porta i dipendenti della società L’Ulivo srl che da anni gestisce il franchising.

In pratica le pizze piccole sono quelle sfornate per l’asporto che si mangiano camminando chiuse a portafoglio.

Non ci sarebbe nulla di strano se la società milanese Immobiliare Italiana, proprietaria del centro commerciale alle porte di Napoli non avesse promosso un’azione legale perché a suo dire la pizzeria farebbe concorrenza sleale ai bar e agli altri esercizi da asporto del centro commerciale.

E ha avuto ragione perché un primo giudice del Tribunale di Napoli Nord ha imposto lo sfratto per via di una presunta violazione delle norme contrattuali relative alla “tipologia merceologica dei prodotti offerti in vendita”, come recita l’ingiunzione.

Il 7 febbraio è la data dello sgombero, con l’arrivo dell’ufficiale giudiziario. Intanto i lavoratori  hanno deciso di anticipare la chiusura a domani, domenica 4 febbraio.

Claudia Esposito, titolare della società L’Ulivo srl spiega che “il problema è la produzione di pizze più piccole per l’asporto, la dimensione insomma delle pizze che qualche cliente non consuma al tavolo”; e aggiunge: “Ma noi, come da licenza e contratto, non possiamo obbligare i clienti a sedersi per mangiare o a comprare solo pizze grandi”.

A difendere la posizione della pizzeria c’è l’avvocato Angelo Pisani che è sempre più vicino al mondo pizza e che si appresta a scrivere un libro sulle questioni legali del mondo pizza. Pisani spiega a Il Mattino che: “È una vicenda kafkiana. In un contesto di disordine diffuso, dove il bar vende anche cibo – antipasti, primi e secondi – e il Bowling vende le pizze, a essere messa sotto accusa è una pizzeria con tutte le carte in regola. Una pizzeria che non ha commesso nessuna violazione, che paga regolarmente tasse e canoni di locazione, con un bilancio senza alcuna macchia, e che ha inquadrati quindici dipendenti”.

La questione, al netto della disavventura che patiranno i 15 dipendenti, potrebbe essere interpretata come il contrario del divieto per le pizzerie da asporto che non possono far sedere i clienti.

Ma resta la quaterna da giocare che in questo momento sta facendo furore.

Argomenti:
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