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Vino
2 Luglio 2018 Aggiornato il 7 Aprile 2019 alle ore 12:55

Guida in 10 punti per conoscere il Prosecco

“Un prosecchino?..”  Quante volte vi è capitato di ascoltare questa domanda? Convinti che il Prosecco non meriti un atteggiamento da serie B, siamo andati
Guida in 10 punti per conoscere il Prosecco

Un prosecchino?..”  Quante volte vi è capitato di ascoltare questa domanda?

Convinti che il Prosecco non meriti un atteggiamento da serie B, siamo andati a conoscere da vicino il vino più famoso nel mondo. Prima, intervistando il Presidente del Consorzio del Prosecco DOCG, Innocente Nardi, e poi direttamente nella terra del Prosecco Superiore, a Conegliano Valdobbiadene, per sciogliere i  vostri dubbi una volta per tutte.

Ecco in 10 punti cos’è un signor Prosecco.

1. Prosecco: DOC, DOCG e Cartizze

Il Prosecco può essere DOC o DOCG e si produce esclusivamente in Veneto e in alcuni comuni del Friuli Venezia Giulia.  Il Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene (PS CV)  è la 44ma DOCG in Italia. Invece il Prosecco prodotto nella zona di Cartizze, una piccola area di soli 107 ettari, è il cru del Prosecco, ed è considerato il migliore in quanto il vino è più aromatico, fruttato e molto elegante.

2. Cartizze, il cru

Il nome e la fama di Cartizze, una località omonima vicino a Valdobbiadene e il cru dei cru, sono dovuti ai graticci, chiamati in dialetto “gartizze”, che una volta si usavano per far appassire l’uva ed esaltare i sapori,destinati alle feste. Ecco perché il vino così ottenuto ha le caratteristiche migliori rispetto ad altri. Fino a pochi anni fa veniva spumantizzato esclusivamente in versione dry rispetto agli altri Prosecchi, divisi tra extra dry (60%) e brut (40%).

Anche se adesso qualche impavido e coraggioso produttore di Cartizze osa la versione extra dry, brut e addirittura extra brut. In questo modo, oltre ad essere un ottimo aperitivo, il Prosecco può benissimo accompagnare tutto il pasto.

3. Differenze tra DOC e DOCG

Ogni 100 bottiglie di Prosecco DOC solo 18 sono DOCG. Ma quali sono le differenze tra le due denominazioni? Il Prosecco DOC è meno ricco di aromi e profumi, è più semplice e più piatto. E costa meno perché si produce in pianura su terreni meno argillosi e minerali. La zona del DOCG invece in prevalenza è costituita dalle colline, grazie alle quali i vigneti sono sempre esposti al sole, sono meglio ventilati, specialmente in estate, impedendo la formazione dell’umidità e delle muffe, e godono di una notevole escursione termica.

4. Glera

Secondo il disciplinare il vitigno base per la produzione del Prosecco è la Glera, per almeno l’85% del totale. Il restante 15% proviene da altri vitigni autoctoni in proporzioni miste, di solito Bianchetta, Verdiso e Perera. Storicamente i vitigni di Glera erano spesso miscelati con gli altri ed erano vinificati insieme.

5. Altri vitigni autoctoni, a cosa servono?

Succede spesso che la Glera in purezza è troppo leggera e ha pochi profumi e per questo si usano le uve di altri vitigni come la Bianchetta per dare la struttura, la Perera per aggiungere i sentori di pera e il Verdiso per conferire l’acidità e la freschezza. Quindi la Glera in purezza non è sinonimo di qualità superiore.

6. Spumantizzazione o Metodo Classico?

Le principali caratteristiche del Prosecco Superiore sono la mineralità e i sentori della frutta. Il modo migliore per mantenere l’aromaticità della Glera è il metodo della spumantizazione, inventato e messo a punto proprio qui, per mano di Antonio Carpenè, poi perfezionato da Federico Martinotti e in seguito adottato e brevettato da Eugene Charmat.  Questo metodo della rifermentazione a temperatura controllata in autoclave era l’unico possibile per spumantizzare la Glera, visto che con i lieviti aggiunti, come prevede il Metodo Classico, questa uva prende troppo sapore dal lievito e diventa amara.

7. Colfondo

Il Prosecco colfondo (o sur lie, cioè rifermentato in bottiglia senza sboccatura, di conseguenza torbido), come potrebbe pensare qualcuno, non è una invenzione recente: lo si faceva così prima della creazione  del Metodo Martinotti. Ciononostante, prima del 1949, la gran parte dei Prosecchi venivano fatti ancora colfondo, e solo negli ultimi decenni, con il successo crescente del Prosecco, la situazione è cambiata.

8. Prosecco Millesimato? No, grazie

Il Prosecco con la dicitura “Millesimato” sull’etichetta non ha alcun senso perché dal momento di imbottigliamento, questo vino in bottiglia dura un anno. “Millesimato” si dice di spumanti, prodotti con le uve di una singola annata (millésime in francese vuol dire proprio annata). Quindi è solo uno specchietto per le allodole che non ha alcun valore.

9. Viticoltura eroica

Proprio per la formazione collinare tra Conegliano e Valdobbiadene, la viticoltura nella zona DOCG è considerata eroica. Qui è spesso difficile, se non impossibile, intervenire con i trattori. Per coltivare un ettaro di vigna, sono necessarie 600 ore di lavoro contro le 150 in pianura, e tutti i processi avvengono a mano, sotto il sole o la pioggia, con il freddo o con il caldo.

10. Degustazione del Prosecco

Alla  vista è di un bel  colore  giallo paglierino chiaro, con  leggeri  riflessi  verdognoli. Il perlage è fine  e  persistente, la  spuma  cremosa e vivace.  Al naso le  sue caratteristiche di fragranza rivelano la compresenza di  note di mela matura e di pere,  su un delicato sfondo floreale. In bocca risulta ampio ed armonico e allo stesso  tempo minerale.

Per la degustazione ottimale si consiglia una temperatura di servizio tra i 6 e gli 8 gradi. Si raccomanda di versare il Prosecco nel bicchiere inclinato per non produrre troppa schiuma e per favorire il perlage.

A luglio sapremo se il territorio del Prosecco entrerà a far parte del Patrimonio dell’UNESCO, ma adesso facciamo un bel brindisi con il vino italiano più famoso nel mondo.

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Giulia Nekorkina
Moscovita di nascita, romana da 25 anni, Rossa di Sera da 10 anni, innamorata della vita, appassionata di bollicine, adora cucinare e mangiare. Il miglior museo è un mercato, il miglior regalo è un viaggio.
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