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4 Ottobre 2025 Aggiornato il 5 Ottobre 2025 alle ore 08:00

Spada di Damocle sulla pasta italiana: super dazio Usa al 107%

L’amministrazione Usa accusa i produttori italiani di pasta di dumping che comporterebbe un ulteriore dazio e prezzi insostenibili
Spada di Damocle sulla pasta italiana: super dazio Usa al 107%

Un’ombra pesante si allunga sull’export italiano. L’amministrazione statunitense, nell’ambito di una rinnovata offensiva commerciale, si è preparata a imporre un dazio complessivo che sfiora il 107% sull’importazione di pasta italiana. Questa potenziale “stangata” rappresenta un colpo diretto al cuore del Made in Italy. Un settore che esporta negli Stati Uniti oltre 300.000 tonnellate di pasta all’anno.

L’accusa di dumping e il calcolo del 107% del dazio sulla pasta

L’aumento dei dazi non deriva da un generico scontro commerciale, ma da un’indagine specifica condotta dal Dipartimento del Commercio statunitense (DOC) sulle accuse di “dumping”. La cifra allarmante del 107% si ottiene dalla somma di due elementi. La tariffa sulla pasta già esistente del 15% e un ulteriore, massiccio super dazio “antidumping” del 91,74%.  

Il super dazio scaturisce dalle determinazioni preliminari del DOC, che ha individuato margini di dumping (esportazione a prezzi ritenuti troppo bassi) pari al 91,74% per le aziende esaminate. L’indagine, che ha coperto il periodo tra luglio 2023 e giugno 2024 , ha preso in esame in particolare due aziende italiane, La Molisana e Garofalo.

Nel documento pubblicato dal Dipartimento del Commercio si legge: “Abbiamo determinato in via preliminare che per il periodo compreso tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024 sussistono i seguenti margini di dumping medi ponderati stimati: La Molisana Spa 91,74%,  Pastificio Lucio Garofalo Spa 91,74%, società non esaminate individualmente 91,74%”. In sostanza – spiega il Corriere – l’amministrazione Usa accusa le due società in questione di dumping. Ma senza aver fatto un’indagine accurata ed estende l’accusa anche gli altri esportatori menzionati su cui non ha effettuato alcuna verifica.

Un colpo collettivo al settore

super dazio alla pasta italiana

Il problema principale per l’industria italiana è che, secondo la metodologia applicata dal Dipartimento del Commercio, il margine di dumping calcolato per le due aziende campione (il 91,74%) è automaticamente esteso anche a tutte le altre società non esaminate individualmente.  

Di conseguenza, numerosi marchi di pasta italiani di grande notorietà che esportano direttamente dall’Italia, si trovano a fronteggiare l’imposizione di un maxi dazio previsto per l’inizio di gennaio 2026.

Oltre a La Molisana e Garofalo, tra le aziende citate ci sono: Agritalia, Aldino, Antiche Tradizioni Di Gragnano, Barilla, Gruppo Milo, Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco, Pastificio Chiavenna, Pastificio Liguori, Pastificio Della Forma, Pastificio Sgambaro, Pastificio Tamma e Rummo.

Tale misura, se confermata, renderebbe la pasta italiana quasi inaccessibile al consumatore medio americano. E comprometterebbe gravemente la competitività di un prodotto simbolo del Made in Italy in uno dei suoi mercati chiave. Una storia che si ripete.

Le uniche aziende italiane a salvarsi dal super dazio sulla pasta sarebbero quindi quelle che hanno delocalizzato la produzione negli Stati Uniti.

Il commento di Coldiretti sui dazi per la pasta italiana

Sarebbe un colpo mortale per il Made in Italy un dazio del 107% sulla pasta italiana, afferma Coldiretti, che raddoppierebbe il costo di un primo piatto per le famiglie americane e aprirebbe un’autostrada ai prodotti “Italian sounding”, favorendo le imitazioni e penalizzando le nostre imprese. Nel 2024 l’export di pasta Made in Italy negli Stati Uniti ha raggiunto un valore di 671 milioni di euro. Dunque, un mercato strategico che verrebbe di fatto azzerato da un dazio di pari entità, cancellando anni di crescita e investimenti lungo la filiera.

“È uno scenario che va scongiurato ed è importante l’azione del Governo, con i Ministri Lollobrigida e Tajani, insieme all’Ice – sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini –. Dobbiamo difendere e valorizzare la filiera della pasta, negli Usa come in Italia, per non svendere una delle nostre eccellenze simbolo. Così come chiediamo il giusto prezzo per il grano italiano, riteniamo sia fondamentale garantire un giusto valore per la pasta. Le accuse di dumping americane sono inaccettabili e strumentali al piano di Trump di spostare le produzioni negli Stati Uniti”.

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