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Abbeveratevi con il vino alla fontana del ReWine a Pellare

martedì, 06 Settembre 2011 di

Mail un po’ pepata. Il succo è: andate alle sagre o scrivete di quello che non sapete? No Signor X, alle sagre quest’estate ci sono andato dopo un lungo periodo di astinenza. Legato soprattutto ai parcheggi e alle interminabili file alle casse. Un giro in zona vacanza (Cilento) che non sarà un campione rappresentativo delle ennemila manifestazioni magnerecce in giro per lo stivale, ma che mi ha permesso di fare un confronto in posti che conosco abbastanza bene. E ho tirato fuori un possibile podio di sagre/eventi che forniscono qualche indicazione positiva. Oltre i 10 motivi per evitare le sagre o per andarci, possiamo guardare nello specifico.

1° REWINE. La manifestazione di Pellare, un tiro di schioppo dal capoluogo Vallo della Lucania, esiste da un po’. Ha cambiato solo nome, da le Notti di Bacco a ReWine per un non comprensibilissimo spostamento del marchio alla più turistica Ascea Marina. Risultato, la manifestazione di Pellare, sempre organizzata dall’associazione culturale Vinuzziglia, si è riproposta con un nome molto più web 2.0, mentre ad Ascea non sono stati molto soddisfatti di Bacco.

ReWine è un esempio di come le sagre possano avere un appeal sul pubblico, soprattutto quello giovane e giovanissimo. L’idea di base è far conoscere il vino del luogo tanto buono da “bere a tòcula irito”, cioè bere agitando con il dito il bicchiere in modo da far scendere le ultime gocce.

Qui il vino scorre dalla fontana dei Tre Carciofi quando il Re Bacco, anzi ReWine, segna l’avvio della festa. Che si è svolta in due serate, il 16 e il 17 agosto. Il tutto condito dalla musica con palchi allestiti al Museo, a Santa Caterina, ai Giardini Torrusio e nei pressi della Fontana con gruppi tradizionali e moderni.

30 stand, compresi quelli del vino ed esclusi i giovani armati di pompa itinerante (quella del verderame), e un mix in parte riuscito tra la gastronomia cilentana e le spinte modaiole dei fagioli alla texana, della paella o delle crêpes potrebbero far credere a una qualità bassa del cibo. Invece, non è stato così. Se escludiamo lo stand degli spiedini di melanzane e della frittata di patate (freddi pur con una brace bella vivace), gli assaggi sono stati buonissimi considerato l’acquartieramento da campo.

In cima alle preferenze, i cavatielli dell’Osteria Zia Rosa.

Pari merito o quasi per i fusilli a due passi dai Giardini in cui si è esibita la band Statale 18.

Potevano ampiamente competere con portate di qualche ristorante citato nelle guide senza timori. E nonostante fossero serviti negli immancabili (e stramaledetti) piatti di plastica.

Posizione d’onore per un soffritto godibilissimo accompagnato da un pane rimarchevole.

Ottime anche le pizze fritte con lo stand preso letteralmente d’assalto soprattutto dai ragazzi.

Preparazione espressa e molto gettonata.

Anche una deviazione sul panino salsiccia e broccoli ha dato ottimi risultati.

D’altronde la partenza con Iuri, Cucuzzi e… fritti nel coppetiello da passeggio aveva lasciato presagire una manifestazione degna di nota.

Ma quello che ha maggiormente stupito è l’organizzazione. Praticamente senza sbavature considerato il grande afflusso e con l’ovvio accalcarsi davanti alla fontana del vino. Un plauso per il contenimento delle file con il biglietto che recava anche il numeretto. Dopo aver pagato si attendeva senza ressa.

Cibo: 7
Organizzazione: 8
Coinvolgimento: 9

4. continua

Di Vincenzo Pagano

Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.