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Allarme allergie alimentari. In Europa ne soffrono più di due milioni di bambini

martedì, 22 Febbraio 2011 di

Nocciolina, mela, pesca, avocado killer. Per 17 milioni di cittadini europei il piatto può trasformarsi in un nemico temibile per la salute. Un popolo in aumento nei calcoli degli esperti del Meeting sulle allergie alimentari che si è da poco concluso a Venezia, una moltitudine formata per un quinto da giovani al di sotto dei 25 anni (un milione sono bambini tra i 0 e i 5 anni) e per il 60% da donne. Un problema che può persino acuirsi a primavera se si presenta in accoppiata con l’allergia ai pollini di alcuni alberi come la betulla, il nocciolo o le graminacee. Una doppia allergia di cui soffrono 8,5 milioni di Europei e un milione di Italiani.

La mappatura europea delle allergie alimentari riserva qualche sorpresa: nell’Europa continentale l’allergia più diffusa è quella a frutta fresca e verdura (25-30%) mentre nel Regno Unito i cibi più ‘proibiti’ sono i frutti a guscio. In cima alla lista degli alimenti allergizzanti ci sono, per l’Italia e la Spagna, le pesche e le albicocche, per la Francia e la Germania la mela, per la Svizzera e l’Olanda il sedano e i finocchi, per i Paesi scandinavi il merluzzo.

Anche l’incidenza dei bambini tra gli allergici varia da Paese a Paese con punte del 5% in Francia, Regno Unito, Olanda e Germania e percentuali che scendono per l’Italia (4%), dove la principale causa di allergia è il latte vaccino e per la Grecia (1,7%).

E se l’allergia alimentare rappresenta un dramma per adulti e piccini, tenuti lontani, nei casi più gravi e giocoforza, da ristoranti, feste, tavole imbandite e fornelli non ‘depurati, per le società che operano nel settore agroalimentare quei 17 milioni di Europei allergici rappresenterebbero una grossa opportunità di mercato. Non pienamente raccolta dalle aziende, però, secondo un’indagine condotta dall’Università di Padova.

Per i ristoranti, poi, il cliente allergico può rappresentare un pericolo così come per il personale scolastico visto che un terzo degli episodi più gravi si verifica alla scuola materna e primaria dove non esistono le competenze necessarie a fronte ad eventi di questo tipo. E’ così che nasce la fobia del ristorante, del rinfresco a scuola, del contatto con il compagno che addenta l’alimento killer. E’ così che si cresce, avverte Maria Antonella Muraro dell’Università di Padova, senza riuscire “a venire a patti con la malattia”.

Fonte: agi.it, ilquotidiano.it, repubblica.it, Adnkronos Salute

Foto: blog.donnamoderna.com, blogmamma.it

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