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Essere d’accordo con la piattaforma programmatica dell’Emilia-Romagna

domenica, 18 Novembre 2012 di

svinando

All’inaugurazione ufficiale presso il carvanserraglio, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Raboni, è stata subito chiara l’ambizione della manifestazione Enologica di Faenza di parlare dal locale al paese, con un istinto naturalmente glocale. In questo senso è importante l’idea lanciata in questa sede dall’assessore. “Mani di questa terra” è un’intuizione, una strada aperta che spero venga seguita da tutte le Regioni italiane. Dieci punti, da far sottoscrivere a tutti, produttori di eccellenze, viticoltori, narratori e ristoratori, per un racconto condiviso del paesaggio comune, attraverso il prodotto.

Un connettivo da tessere per legare in un patto tutto il settore, senza differenze, ma nella sicurezza, che solo da questo racconto possa essere un futuro nella enogastrononomia. Dieci punti da sottoscrivere dove i cuochi e ristoratori si impegnano a valorizzare nelle loro carte il prezioso patrimonio di qualità della Regione, oltre che a testimoniare attraverso questo paniere i paesaggi dell’Emilia Romagna, a rielaborare con il loro saper fare la tradizione in cucina avendo il coraggio di sperimentare e innovare; e ancora a sostenere una cucina leale e autentica, che superi la sterile contrapposizione tra innovazione e tradizione, ma trovi un comune sentire, un filo rosso nella tutela del prodotto.

Un esempio importante, che sarebbe bello esportare nelle altre Regioni e che diventi un movimento italiano, che da Faenza parta per raccontare il paesaggio italiano.

Ecco quello che è stato deciso.

Mani di questa terra

Manifesto per l’alleanza tra territorio e cuochi in Emilia-Romagna

  1. I cuochi e i ristoratori dell’Emilia-Romagna sono narratori del loro territorio;
  2. I grandi prodotti dell’Emilia-Romagna hanno un ruolo fondamentale nella cucina regionale e nella testimonianza della sua identità;
  3. I cuochi fanno del prodotto, e della cultura del “saper fare” che ne costituisce l’unicità, uno straordinario strumento di lavoro e comunicazione. La loro cultura ha un ruolo strategico per la nostra cucina e i prodotti a qualità regolamentata (DOP, IGP, QC, prodotti BIO da agricoltura biologica) sono un patrimonio prezioso che i cuochi si impegnano a valorizzare ed evidenziare nelle loro carte.
  4. La capacità di accoglienza degli emiliano-romagnoli è un valore che i cuochi e i ristoratori testimoniano in prima persona;
  5. I paesaggi dell’Emilia-Romagna sono un valore da promuovere e raccontare attraverso un paniere di prodotti. I cuochi dell’Emilia-Romagna sostengono una filiera di territorio
  6. La buona cucina è leale e quello che è dichiarato deve corrispondere a quello che arriva nel piatto. Vogliamo essere e siamo autentici.
  7. La tradizione deve essere contemporanea e bisogna avere il coraggio di confrontarsi con il presente, di sperimentare e di innovare. È la rielaborazione del nuovo che segna l’identità, la vera trama della tradizione, perché tradizione e innovazione sono la stessa cosa.
  8. I vini dell’Emilia-Romagna sono i compagni ideali della cucina della tradizione e i cuochi della regione si impegnano a proporre questo binomio. Cibo e vino sono qui una esperienza complessa come in poche regioni può essere, alta e popolare allo stesso tempo, racconto di vita, storia ed umanità.
  9. Il mare Adriatico è una filiera del cibo unica e straordinaria e i cuochi si impegnano a sostenerla e a promuoverla. Il nostro pescato ha grande qualità ed è una occasione di racconto delle stagioni, di occasioni irripetibili e di rapporto con una natura ancora vicina all’uomo.
  10. I bambini sono il nostro futuro e i cuochi e ristoratori dell’Emilia-Romagna sono impegnati a coinvolgerli nella nostra tradizione, testimoniandola e facendo cultura.

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