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Prova costume. 7 junk food da rivalutare anche nella dieta più integrale

venerdì, 05 Luglio 2013 di

svinando

cibo-in-spiaggia-Malaga

La temutissima prova costume è stata già affrontata da molti di noi che, più o meno in forma, hanno abbandonato la pelle alla cottura lenta del sole in riva al mare. C’è chi l’ha superata e chi no, ma se appartenete alla schiera dei sempre a dieta in vista dell’estate, sappiate che una porzione di patatine fritte, un appagante piatto di pasta o una bella birra fresca, vi avrebbero fatto solo che bene. Lo dimostra uno studio pubblicato sulle pagine di LiveScience che sfata il mito di 7 dei cibi più temuti e ghettizzati dagli accaniti della forma e dai super salutisti. Katherine Tallmadge, dietologa e autrice della ricerca, riflette su quanto i consumatori siano portati a bollare come cattivi alcuni alimenti. La causa è il più delle volte una sfilza di luoghi comuni che non tengono conto delle reali componenti nutrizionali e soprattutto di un’abitudine troppo spesso dimenticata chiamata moderazione. Per non parlare del bombardamento mediatico di diete miracolose che puntualmente additano come colpevole della ciccia un ingrediente specifico. I sette più incriminati sono qui.

uova composizioni

  1. Glutine e grano: troppo spesso individui sani fanno proprie abitudini alimentari di chi soffre invece di intolleranze, sperando in un calo del peso. E’ il caso di chi elimina pasta e pane come se fosse celiaco, senza rendersi conto dell’apporto fondamentale di fibre, vitamine e minerali. La facile perdita di peso è spesso dovuta al fatto che chi rinuncia ai derivati del grano automaticamente mette al bando anche i dolci. In più il glutine è una componente importante nella lotta ai rischi di diabete e disfunzioni cardiache, motivo per cui i celiaci devono seguire diete appositamente calibrate per sopperire alla mancata assunzione.
  2. Uova: l’albume sì, il tuorlo no. Tipico. Proteine sì, grassi per carità. Ma come la mettiamo col colesterolo buono? Un tuorlo contiene solo 1,6 grammi di grassi saturi, dunque basta semplicemente non eccedere nel consumo. Il problema non sono le uova in sé, ma gli ingredienti con cui le accompagniamo. Basti pensare all’americanissima accoppiata con bacon e burro.
  3. Patate: se Harvard ha dimostrato che c’è uno stretto legame tra il sovrappeso e il consumo del tubero più amato nel mondo, la dietologa Tallmadge ribatte evidenziando che, nel suo studio, l’università non ha escluso il popolo della Fast-food nation che le patate le mangia principalmente fritte accompagnate da salse, come lauto contorno ad un corposo hamburger e un soft-drink. La povera patata ha dunque solo colpa di esser mal-trattata e mal accompagnata.
  4. Frutta: qualche colpa forse dobbiamo addossarla alla dieta di Atkins che escludeva alcuni frutti dal suo regime alimentare additandoli come bombe atomiche di carboidrati. Ma vogliamo davvero sorvolare sulla ricchezza di fibre e acqua, nonché sul basso apporto calorico? Basta saper scegliere.
  5. Soia: anche la salvatrice dei vegani è imputata. Pare che i ratti nutriti con latte di soia siano più soggetti a sviluppare tumori al seno. Eppure per i popoli asiatici costituisce un ingrediente onnipresente e la nutrizionista Karen Collins dell’ American Institute for Cancer Research non è del tutto d’accordo. Secondo le sue ricerche la soia consumata durante infazia e adolescenza rende il tessuto mammario meno vulnerabile ai tumori e non riscontra alcuna interferenza significativa nel consumo in età adulta.
  6. Alcol: veniamo al famoso bicchiere di vino rosso che “fa bene al cuore”. Non è propriamente questa la definizione più adatta, ma ci siamo vicini perché l’assunzione di alcolici è dannosa se subordinata alla cattiva abitudine di eccedere. Se fossimo più oculati nelle nostre scelte godremmo di benefici come un aumento del tasso di HDL, il famoso colesterolo buono, nel sangue. La porzione ideale è 140 ml di vino, 340 di birra, 28 di superalcolici.
  7. Fritture: avete letto bene. Poca, ma buona. Qui si gioca tutto sulle quantità e sulle modalità di frittura. I grassi prodotti infatti aiutano nell’assorbimento di vitamine liposolubili (A, B, E, K) del beta-carotene (tra l’altro presente anche nelle patate dolci), del licopene e della luteina/zeaxantina, punto forte della verdura a foglia.

Convinti?

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