Le manifestazioni spontanee che fanno seguito al riconoscimento Unesco dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano continuano in ogni angolo di Napoli.
Il centro naturale dei festeggiamenti è, appunto, il centro di Napoli.
Alla pizzeria di Gino Sorbillo, in via dei Tribunali, il pizzaiolo più mediatico della città se n’è inventata un’altra delle sue: un banchetto davanti all’ingresso insieme a Antonio Starita, Enzo Coccia e Ciro Oliva per preparare e distribuire pizza fritta e pizza a portafoglio (a testimonianza che l’arte si applica ai diversi stili di pizza della tradizione partenopea).
Un clamoroso successo.
Ma i quattro pizzaioli, sintesi delle diverse anime della pizza napoletana, hanno fatto un passo in avanti che apre un nuovo capitolo della storia del piatto (ancora) più famoso del mondo.
E hanno messo a punto una ricetta per una pizza che invitano tutti i pizzaioli napoletani, ora nel patrimonio immateriale dell’umanità, a proporre nelle proprie pizzerie come segno del nuovo corso.
Come ascoltate in questo video invito rivolto a tutti i pizzaioli.
La ricetta riprende l’origine della pizza napoletana, la Mastunicola fatta con lo strutto, abbina un ingrediente tipicissimo della cucina napoletana, cioè i friarielli, il fiordilatte, elemento inscindibile dalla pizza di tradizione, e i pomodori che racchiudono tutto il sapore e il calore della pizza.
Nasce così la pizza che unisce e che troverete da sabato 9 dicembre nelle 4 pizzerie ai Tribunali, a Materdei, alla Sanità e al Vomero.
La ricetta della Pizza che unisce
Un giro di olio extravergine di oliva
40 g di pomodorini freschi tagliati a cubetti
80 g di friarielli, cioè i broccoli napoletani, saltati in padella
70 g di fior di latte di Agerola
A questi ingredienti vanno aggiunte all’uscita dal forno 4 fette sottili di lardo
Il rosso, il bianco, il verde della bandiera italiana rilanciano l’immagine della pizza napoletana dentro e fuori dai confini della città.
L’arte, il grande artigianato dei pizzaioli napoletani è un nuovo punto di partenza per questo cibo che si è evoluto pur mantenendo le radici nella tradizione.
E allora, pizzaioli in ascolto, anche voi proporrete questa pizza per festeggiare il riconoscimento dell’Unesco?
un riconoscimento di fatto inutile a cui state dando troppo risalto. pizze squallide andranno avanti a essere surgelate, sfornate, mangiate in ogni parte del globo. da noi, magrebini e cinesi continueranno a vendere pizze di pessima fattura, così come gli ammericani continueranno a essere convinti di mangiare la vera pizza. per i pizzaiuoli mediatici invece é una nuova chance per acchiappare i gonzi. prendete il riconoscimento per quello che é, andate a vedere le altre centinaia di simili valutazioni fatte negli anni da UNESCO per ricalibrare inutili entusiasmi.
Essere disfattisti: questo è il problema del nostro Paese, c’è poco da fare.
massì, meglio pessimista che illuso. vi invidio, pizzaiuoli napoletani e amici loro, tre mesi di festeggiamenti, una statuina celebrativa per il presepe… UNESCO vi risolve tutti i problemi. ah no. quelli restano. Auguri per il prossimo riconoscimento alla pastiera.
Provincialismo: https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_la_tazzulella_e_cafe_patrimonio_unesco_parte_la_raccolta_firme-3420654.html
Brutta cosa l’invidia…….
Più che disfattista, direi che non hai centrato il senso del riconoscimento dell’Unesco che – è bene sottolinearlo – non è andato alla Pizza, ma all’arte del pizzaiolo napoletano. Serve proprio a tutelare questa magnifica e squisita tradizione rispetto a quello di cui ti lamenti ovvero l’inflazionato prodotto industriale Pizza riproducibile ovunque e comunque e con risultati spesso risibili. E’ come dire celebriamo il Parmigiano Reggiano per distinguerlo una volta per tutte dai vari Parmesan.