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BIWA. Cosa ci resta della classifica dei 50 migliori vini italiani

mercoledì, 25 Settembre 2019 di

svinando

Meglio dirlo subito: come lo scorso anno, secondo la giuria internazionale di BIWA – Best Italian Wine Awards, la classifica creata da Andrea Grignaffini e Luca Gardini, il migliore vino italiano è, millesimo 2016, il Bolgheri Sassicaia della Tenuta San Guido.

“Ideato da Mario Incisa di Rocchetta, l’allevatore di cavalli piemontese che ha portato lo spirito dei grandi di Francia all’ombra dei cipressi in duplice filare di Bolgheri. L’annata 2016 è stata ritenuta all’altezza della 2015, che la rivista statunitense Wine Spectator proclamò miglior vino del mondo. Un’altra medaglia per Nicolò, l’erede di Mario, e per sua figlia, la principessa Priscilla”, come ci ricorda Luciano Ferraro sulle pagine web dedicate al cibo del Corriere della Sera.

“Medaglia d’argento” un Barolo, il Monvigliero 2015 di Burlotto, con il podio completato dal “bronzo” della cantina Tramin (una cantina sociale con trecento contadini conferitori) e il suo Terminum, un Gewürztraminer, definito dalla giuria presieduta da Luca Gardini e Andrea Grignaffini il miglior bianco dolce d’Italia.

Con la classifica – dodici le regioni presenti – completata da altre quindici aziende della Toscana, dieci del Piemonte, cinque in Sicilia e altrettante del Trentino Alto Adige. A chiudere la Lombardia con tre presenze, il Veneto con due, così come Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche. Una sola presenza invece per Abruzzo, Campania e Basilicata.

Questi in breve i freddi numeri desumibili scorrendo la “lista” elaborata per l’8ª edizione dei BIWA – Best Italian Wine Awards. Il tutto nasce nel 2012, quando Gardini “partorisce”, insieme a Grignaffini (docente presso l’Università di Parma, direttore creativo di Spirito diVino e consulente di ALMA), l’idea di una classifica, i Best Italian Wine Awards appunto, che metta in evidenza il meglio della produzione italiana, e che esca prima delle guide di settore, con l’intento di renderla una classifica di riferimento anche all’estero.

Come poi è puntualmente accaduto, visto che il prestigioso motore di ricerca Wine-Searcher dal 2016 considera BIWA fra i premi e i concorsi di maggior rilievo del settore a livello mondiale. Parametro – quello mondiale – che, piaccia o meno, va tenuto assolutamente presente.

Ed è rafforzato dalla composizione della giuria che, insieme a Grignaffini e Gardini, si sobbarca il “lavoraccio” di selezionare, degustando alla cieca, tra le circa 400 etichette le 50 a parer loro maggiormente meritevoli.

Giuria che, tra entrate (i sommelier Andrea Gori ed Eros Teboni) e uscite (i giornalisti di settore Daniele Cernilli – che pare abbia partecipato comunque alle degustazioni – e Marco Tonelli), ha davvero il “respiro” del comitato tecnico internazionale,  composto/a com’è da giornalisti, critici ed esperti di varie parti del mondo: Kenichi Ohashi (Giappone), Lu Yang (Cina), Amaya Cervera (Spagna), Tim Atkin (Regno Unito) e Christy Canterbury (USA), Othmar Kiem (Alto Adige) e gli italiani Luciano Ferraro, Antonio Paolini, Pier Bergonzi , l’amico Andrea Gori ed il giovane ed ultimo arrivato Eros Teboni.

Giuria, o comitato tecnico che dir si voglia, che anche questa volta non si è fatta mancare nulla, assegnando anche gli Awards, ovvero dei premi speciali fuori classifica.

  • Vino promessa- Fattoria La Vialla con Barricato Bianco – Toscana IGT 2017 – Toscana
  • Vino da uve autoctone rosso – Podere Giodo – Giodo – Brunello di Montalcino DOCG 2014 – Toscana
  • Vino da uve autoctone bianco – Vigne Marina Coppi con Fausto – Colli Tortonesi Timorasso DOC 2015 – Piemonte
  • Vino pop – Tenuta Marino – Terra Aspra – Matera Primitivo DOP 2013 – Basilicata
  • Vino alfiere del territorio – Podere Forte – Petrucci Melo – Orcia DOC 2016 – Toscana
  • Innovative marketing strategy – Istituto Trentodoc – marchio collettivo territoriale spumante trentino
  • Miglior Sommelier a Valentina Bertini – Wine Manager Gruppo Langosteria – Milano (nella foto).

Fin qui la cronaca, abbastanza ricca, come si può vedere. Eppure in tanta “opulenza” non mi ci sono ritrovato completamente.

Premetto di non conoscere in che modo si sia arrivati alla selezione iniziale delle circa 400 etichette che hanno composto le batterie iniziali di degustazione, certo è che, anche stavolta, la classifica non mi sembra abbia brillato per originalità, intendendo semplicemente nomi nuovi.

È facile, fin troppo, premiare un Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco ovvero l’Amarone classico di Giuseppe Quintarelli (un po’ come dire che Messi e Ronaldo sono i migliori calciatori al mondo, lo sanno un po’ tutti, esperti e non), ed è per me fin troppo triste non vedere rappresentate adeguatamente Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e – detto da appassionato dei vini del sud – Calabria, Puglia, o alcune zone della Sicilia, della Campania o dell’Abruzzo, ovvero veder ridotte le ultime due regioni citate ai soli Fiorduva di Marisa Cuomo e Trebbiano d’Abruzzo di Valentini.

E, si badi bene, non cito il mondo del “naturale” – qualunque cosa si voglia indicare con questo termine – come il tassello mancante, ben conscio che rifermentazioni, macerazioni, acidità spiccate, solfiti sì-solfiti no e via discorrendo restano, nonostante il sempre crescente numero di appassionati, argomenti destinati comunque a una nicchia di mercato non molto ampia.

Già, il mercato, soprattutto quello estero, a cui, ho più che l’impressione (lo dicevo anche prima) che questa classifica, nonostante sia fermamente orientata verso la massima “democraticità” (intesa come apertura ai vari stili di vinificazione) strizzi l’occhio, finendo con il farmi storcere il naso, perché sostanzialmente basata sulle due potenze storiche, Toscana e Piemonte, accompagnate da quella preferita dal grande pubblico negli ultimi anni, il Trentino Alto Adige.

Con la ricerca poi – sempre di mia impressione si tratta – di un determinato stile di vinificazione farcito da grandi tecnicismi (di cui ho comunque grande rispetto), che finiscono con l’escludere, automaticamente, prodotti che cercano d’esprimere differenze stilistiche e di impostazione o straordinarie unicità.

Comprendo però che la selezione tra una serie di eccellenze comporti delle scelte a volte dolorose e spero che, meglio di altri, palati esperti come i loro (avessi avuto modo di assaggiare anche solo la decima parte delle bottiglie a cui molti di loro hanno avuto accesso) abbiano saputo districarsi agevolmente tra tannini, profumi e legni cercando di fornire la migliore fotografia del vino italiano attraverso le bottiglie a loro disposizione.

Rimarco però con fermezza di non apprezzare la presenza dello champagne (sia chiaro, buono, anzi buonissimo nelle colorate magnum utilizzate) del dopo-premiazione: se si è soliti fare delle scelte (leggi classifiche e/o valutazioni), le stesse vanno ripetute anche in sede “catering”, dopo tutto sempre di cerimonia sul vino italiano si tratta.

La classifica completa

1. Tenuta San Guido – Sassicaia 2016 – TOSCANA
2. Burlotto – Barolo Monvigliero 2015 – PIEMONTE
3. Cantina Tramin – Terminum 2016 – ALTO ADIGE
4. Petrolo – Galatrona 2017 – TOSCANA
5. Lusignani Alberto – Vin Santo di Vigoleno 2009 – EMILIA ROMAGNA
6. Florio – Donna Franca – SICILIA
7. Casanova di Neri – Cerretalto 2013 – TOSCANA
8. Poliziano – Le Caggiole 2016 – TOSCANA
9. Grattamacco Collemassari – Grattamacco 2016 – TOSCANA
10. Broglia- Vecchia Annata 2010 – PIEMONTE
11. Ca’ del Bosco – Annamaria Clementi 2009 – LOMBARDIA
12. Fratelli Alessandria – Barolo Monvigliero 2015 – PIEMONTE
13. Cantina S. Michele Appiano – Appius 2014 – ALTO-ADIGE
14. Cantina Terlano – Terlaner I G. Cuvée 2016 – ALTO-ADIGE
15. Marco De Bartoli – Vecchio Samperi Perpetuo – SICILIA
16. Giuseppe Quintarelli – Amarone classico 2011 – VENETO
17. Donnafugata – Ben Ryé 2016 – SICILIA
18. Ferrari – Giulio Rosé Riserva 2007 – TRENTINO
19. Uberti – Dequinque Cuvée – LOMBARDIA
20. Torre San Martino -1922 2016 – EMILIA ROMAGNA
21. Tornatore – Trimarchisa 2016 – SICILIA
22. Roagna – Barbaresco Asili 2013 – PIEMONTE
23. Elvio Cogno – Barolo Ravera 2015 – PIEMONTE
24. Manincor – Réserve della Contessa 2018 – ALTO ADIGE
25. Azelia di Scavino – Barolo Margheria 2015 – PIEMONTE
26. AR.PE.PE. – Rocce Rosse 2009 – LOMBARDIA
27. Dario Coos – Picolit 2016 – FRIULI VENEZIA GIULIA
28. Cantine Dei – Madonna delle Querce 2015 – TOSCANA
29. Valentini – Trebbiano d’Abruzzo 2015 – ABRUZZO
30. Monte Rossa – Fuoriserie N.021 – LOMBARDIA
31. Il Cellese – Sor Bruno 2014 – TOSCANA
32. Cusumano – Alta Mora 2018 – SICILIA
33. Sette Ponti – Vigna dell’Impero 1935 2016 – TOSCANA
34. Il Marroneto – Madonna delle Grazie 2013 – TOSCANA
35. Roccapesta – Calestaia 2015 – TOSCANA
36. Frescobaldi – Mormoreto 2016 – TOSCANA
37. Le Potazzine – Brunello di Montalcino 2015 – TOSCANA
38. Donna Olimpia 1898 – Millepassi 2016 – TOSCANA
39. Marisa Cuomo – Fiorduva 2017 – CAMPANIA
40. Santa Barbara – Tardivo ma non tardo 2017 – MARCHE
41. Giovanni Rosso – Barolo Vigna Rionda 2015 – PIEMONTE
42. Isole e Olena – Cepparello 2016 – TOSCANA
43. Zidarich – Vitovska 2017 – FRULI VENEZIA GIULIA
44. Ca’ del Baio – Barbaresco Asili 2016 – PIEMONTE
45. Conte Emo Capodilista – Donna Daria 2016 – VENETO
46. Barale Fratelli- Barolo Bussia 2015 – PIEMONTE
47. Podere Il Carnasciale – Il Caberlot 2016 – TOSCANA
48. Elena Fucci – Titolo 2017 – BASILICATA
49. Cavallotto – Barolo Riserva Vignolo 2013 – PIEMONTE
50. Andrea Felici – Il Cantico della Figura 2016 – MARCHE