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Coronavirus. I consumi di pasta lievitano in Francia e i pastifici italiani volano

mercoledì, 18 Marzo 2020 di

Con il Coronavirus e i Francesi eravamo rimasti alle offese con la pizza sputacchiata.

Ma dopo le scuse e l’incontro Italia – Francia da Oltralpe arriva una notizia positiva per la pasta.

Il gruppo Panzani ha visto crescere le vendite di pasta in maniera esponenziale: “Stiamo aumentando del 90% le nostre vendite nell’arco di tre settimane e del 100% negli ultimi giorni. Le fabbriche del gruppo che di solito non funzionano nei fine settimana, né di notte producono da qualche settimana senza sosta” per quei consumatori che stanno facendo scorta di cibo con la pasta a guidare le vendite, spiega Xavier Rieschler, presidente del gruppo Panzani e dell’organizzazione di rappresentanza degli industriali pastai francesi (Sifpaf), come ha riportato l’Ansa.

Un’impennata degli acquisti di pasta che ha interessato anche i pastifici italiani.

“Da febbraio a livello di produzione registriamo un incremento del 50% in Italia. E lo stabilimento di Campobasso ha aumentato del 150% le forniture nei mercati balcanici, dall’Ungheria alla Romania”, commenta Michel Liquidato, responsabile commerciale per il mercato francese de La Molisana che è il quarto produttore di pasta in Italia.

Un quadro positivo anche per gli altri nostri big player come Barilla, De Cecco, e pasta Garofalo.

In Francia come detto si produce ormai H24 senza sosta e, nemesi dell’altra querelle delle penne lisce e delle farfalle, il gruppo Panzani si concentra sui formati di pasta più semplici.

“Gli industriali si sono concentrati sui formati di pasta più semplici. Addio farfalle, dunque, perché richiedono il doppio del tempo per la produzione rispetto alle penne o agli spaghetti. I pastai stanno concentrando la gamma a una dozzina di formati elementari, per limitare le linee produttive”, spiega Xavier Rieschler.

Se la domanda dovesse mantenersi così vivace, i pastai francesi temono piuttosto di trovarsi a corto di materia prima, il grano duro.

Pasta, riso, carne in scatola con farina e lievito di birra quasi introvabili sono nella top ten degli acquisti nei supermercati italiani.

Fuori dal paniere alimentare, solo l’Amuchina può superarli in questa lista della spesa ai tempi del Coronavirus.