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Coronavirus. Fino al 50% dei ristoranti e bar non aprirà in fase 2

La sostenibilità economica di una riapertura a ranghi ridotti dal 18 maggio spaventa molti gestori di bar, ristoranti e pizzerie
venerdì, 24 Aprile 2020 di

Il distanziamento sociale continuerà a produrre effetti anche nel momento in cui sarà possibile mettere il naso fuori di casa e cioè con la cosiddetta fase 2.

Ristoranti, bar e pizzerie dovrebbero avere il via libera un paio di settimane dopo e cioè lunedì 18 maggio.

Ma quanti saranno disposti ad entrare in un bar o ad accomodarsi al tavolo di un ristorante o di una pizzeria dopo 2 mesi di martellante restate a casa?

Non molti, ipotizzano gli esercenti dei pubblici esercizi che immaginano sia difficile far quadrare i conti della riapertura tra divisori in plexiglass, distanze interpersonali e mascherine.

La conclusione del ragionamento è che molti bar, ristoranti, pizzerie ed altri pubblici esercizi non apriranno quando sarà loro consentito.

Non lo faranno subito per evitare di accumulare altre perdite. 150 mila imprenditori che gestiscono attività di ristorazione e 34 mila famiglie che possiedono un albergo o una pensione stanno ragionando in questi giorni proprio su questo punto. Il fatturato medio di un bar si dimezzerà nel 2020 con inevitabili ripercussioni sulla sostenibilità di un’apertura a ranghi ridotti.

La Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, stima che fino al 50% degli esercizi pubblici tra bar e ristoranti non apriranno.

«Mi piange il cuore a dirlo ma per molti di noi non conviene riaprire», spiega Roberto Calugi della Fipe intervistato dal Messaggero che aggiunge «Il bar è uno dei simboli di una qualità della vita che per il momento abbiamo perso».

In attesa del vaccino che farebbe cadere molte remore, la formula vincente seguta da molti è l’asporto mentre sono avviate le contrattazioni per ridefinire gli affitti e per un’offerta basata sul take away in tutti i segmenti del cibo.

Per gli alberghi, con la stagione estiva che rischia di evaporare le previsioni sono nere con una perdita di fatturato stimata al – 73% nel 2020. Un livello negativo che non era stato raggiunto nemmeno durante la guerra.

[Immagine: Ansa]