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Termopolio con cibo: straordinaria la bottega street food scoperta a Pompei

Eccezionale scoperta nel parco archeologico di Pompei. Un bancone di un termopolio con vasi che conservano resti di cibo del 79 d.C.
sabato, 26 Dicembre 2020 di

Nel meraviglioso Termopolio, la bottega di street food scoperta nell’antica Pompei, c’è la testimonianza di cosa mangiavano i nostri avi nel 79 d.C.

L’equivalente del nostro bancone da asporto ha portato sino ai giorni nostri i resti delle pietanze contenute nei dolia, le pentole in terracotta.

Il menu illustrato

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Uno dei contenitori ha restituito un frammento osseo di anatra. E sul bancone a “elle” sono raffigurate due anatre germane. Una sorta di menu con le foto che spiegava cosa gli avventori potessero ordinare. C’è anche un gallo. Quasi una foto tanto incredibile è la conservazione del dipinto. Insieme al tema mitologico di una Nereide che cavalca uno straordinario ippocampo dal corpo trasformato in un arcobaleno di colori.

Nei contenitori in terracotta ci sono tracce di altri alimenti: maiale, capra, pecora, pesce, lumache di terra. I resti del menu fanno pensare a una sorta di paella antelitteram. Nei piatti c’è “l’impiego congiunto di mammiferi, uccelli, pesce e lumache nella stessa pietanza”. Lo ha spiegato nella sua relazione l’archeozoologa Chiara Corbino.

Il vino e gli scheletri nel nuovo Termopolio

E c’è anche il vino nella bottega di street food dei pompeiani. Con un particolare trattamento, ha illustrato l’archeobotanica Chiara Comegna. Il vino era conservato in un dolo in cui erano aggiunte delle fave che servivano a sbiancarlo e nello stesso tempo a correggerne il gusto. Sul fondo del recipiente, una tegola separava i legumi dal liquido ed evitava di mescere il vino insieme con il suo poco gradevole fondo.

Massimo Osanna, nuovo direttore generale dei Musei al ministero e direttore ad interim del Parco Archeologico di Pompei, è entusiasta per l’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei. Potremmo capire come variava la dieta all’epoca. All’opera è un team interdisciplinare composto da un antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo.

Il “nuovo” Termopolio è collocato nella Regio V, davanti ad una piazza di grande passaggio all’angolo fra il vicolo dei Balconi e la casa delle Nozze d’Argento. Portati alla luce anche alcuni scheletri. Quelli di un cane e di un uomo anziano disteso su un letto nel retrobottega. E quello probabilmente di un ladro che aveva approfittato della confusione per sollevare un coperchio continueranno in questi mesi. I lavori continueranno in questi mesi e forse il nuovo Termopolio sarà aperto a Pasqua al pubblico. Che potrà ammirare il bancone con il “menu illustrato” e provare ad immaginare lo street food di 2000 anni fa.

[Link: Repubblica, Corriere. Immagini: Luigi Spina/Facebook]