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Maranello gnocco fritto

Maranello: scontrino da 845 € per gnocco fritto e tigelle al chiosco

Chiosco di Maranello fa pagare 845 € per una cena a base di gnocco fritto e tigelle. I clienti minacciano di denunciare, la titolare replica
domenica, 13 Agosto 2023 di

Persino il povero gnocco fritto di un chiosco a Maranello può far piangere in questa estate per certi versi indimenticabile. 

L’estate delle friselle che costano 20 euro e dei toast tagliati a metà con supplemento di 2 euro

Maranello dicevamo, nel cuore del Modenese, sì, la terra dei motori che conosciamo tutti. 

Maranello, scontrino e polemiche al chiosco: 845 € per gnocco fritto e tigelle

L’ambientazione? Insolita per una nuova storia di conti salati e clienti indignati: un chiosco di paese. 

Quindi un caldo crepuscolo estivo e una tavolata di 24 affamati conviviali. 

Tredici adulti e undici bambini, alcuni di dimensioni compatibili con un panino alla mortadella, che si godono la cena all’aperto in un chiosco di Maranello fatta di tigelle, gnocco fritto, piatti di affettato, tutto innaffiato da acqua, bibite e qualche birra.

Il finale? Uno scontrino da 845 euro che ha fatto prendere alla grande abbuffata estiva una piega inaspettata. 

845 euro di conto divisi tra tutti fanno 35 euro a testa, bambini compresi

Gnocco e tigelle: 35 € a testa, i clienti minacciano la denuncia

La reazione dei clienti, come potete immaginare, è stata variegata. 

Alcuni hanno protestato con veemenza, altri hanno alzato un po’ troppo la voce, altri ancora hanno cercato di contrattare uno sconto. 

“Eravamo tredici adulti e undici bambini”, hanno detto i clienti al Resto del Carlino, “ma ci hanno fatto pagare come se fossimo ventiquattro persone. Anche perché alcuni dei bambini erano molto piccoli e non hanno mangiato quasi niente”.

Tutto è diventato un teatro di indignazione da commedia all’italiana nel chiosco di Maranello, con l’unico tema comune: “Questa cena a base di gnocco fritto e tigelle è un furto, faremo denuncia!”.

La titolare del chiosco, con un sorriso e un sopracciglio alzato, ha risposto che il prezzo teneva conto di 24 coperti. 

Non è bastato a calmare le acque agitate. Alla fine il conto è stato abbassato a 585 euro.

“Hanno tolto 260 euro dal conto”, è stato il commento dei clienti, “ma abbiamo comunque pagato 90 euro a coppia, un prezzo esagerato per quello che abbiamo mangiato. Non abbiamo capito nemmeno su che base sia stato calcolato lo sconto”.

La titolare si difende

La titolare del chiosco di Maranello ha replicato alle accuse: “In sedici anni di attività non mi era mai capitato di assistere a una scena del genere, sono stati loro a prenotare gnocchi e tigelle, e io ho fatto il possibile per accontentarli”. 

E poi ancora: “Hanno mangiato senza limiti: non ho portato solo tre o quattro tigelle a testa, ma molte di più, fino a saziarli tutti. Lo stesso vale per i taglieri di affettato, che sono stati dodici in totale”. 

Pare anche che i commensali abbiano bevuto parecchio: “Solo per le bibite e le birre abbiamo incassato 130 euro. 

Secondo la titolare il conto era giusto: “Erano ventiquattro persone a tavola e io ho diviso per tredici. Se una coppia con un solo figlio ha pagato tanto, una famiglia con tre bambini ha pagato poco. 

E per finire sullo sconto: “Ho abbassato il prezzo solo per chiudere la questione, perché non sopportavo più le loro lamentele”.

Polemiche a Maranello: cos’è lo gnocco fritto

Se ci mettiamo a far dibattiti terminologici, finiamo perduti: lo gnocco fritto si chiama così a Reggio Emilia, a Modena (dove un tempo facevamo la classifica del gnocco fritto più buono) e nel chiosco si Maranello. A Bologna è crescentina (il nome che invece a Modena riservano alla tigella), a Parma è torta fritta, a Piacenza è il chisulèn. 

Non essendo emiliani, ci possono sfuggire delle sfumature – scusate, amici emiliani! – ma è sempre sostanzialmente la stessa cosa: un quadrato di pasta di pane, a occhio direi di una dozzina di centimetri di lato, fritto. Costo di produzione irrisorio.

Ma il risultato è una vera leccornia: un lenzuoletto fragrante con il quale si fasciano i salumi più popolari e più preziosi, anche in questo caso dal pesto al culatello. 

Dunque: che sia gnocco, crescentina, torta o chisulèn è semplice ma sempre splendido.

Cosa sono le tigelle 

Chiamiamola “tigella” perché qui se la chiamiamo “crescentina” non si capisce più niente. È che il nome crescentina, in Emilia-Romagna, cambia di significato ogni cento metri quindi è difficile capirsi. 

In effetti, a Modena come nel chiosco di Maranello, la compagnia ideale del gnocco fritto, un paninetto di pasta –cotto oggi tra due piastre, prima in un’apposita tigelliera, prima ancora tra cerchi di terracotta impilati di fronte al camino– si dovrebbe chiamare crescentina. Perché la tigella era in effetti il disco di terracotta che si usava per cuocerla. 

Le tigelle si mangiano a dozzine, tagliate in due e farcite con tutto ciò che sa di maiale: il battuto di lardo, anche detto pesto modenese, il prosciutto, i ciccioli, il culatello, la culaccia e chi più ne ha… 

Di solito vengono servite in un cestino belle calde, accompagnate da un vassoio d’acciaio con salumi ed eventualmente formaggi. 

Chi ha ragione?

Dicono che il cliente ha sempre ragione, ma in questo caso, c’è veramente un lato giusto? 

Da un lato, abbiamo clienti indignati che sostengono di aver ricevuto un conto esorbitante. 

Dall’altro, abbiamo la titolare del chiosco che dice di aver servito un pasto abbondante a 24 persone, compresi gnocco fritto e tigelle a volontà, numerosi taglieri di affettati e un flusso inesorabile di bevande.

Certo, l’ironia della situazione non sfugge a nessuno, ma ai clienti l’abbuffata dev’essere sfuggita di mano. Un consiglio: per quieto vivere teneteli lontani dall’Osteria Francescana di Massimo Bottura, Si potrebbe generare un caos per nulla piacevole.