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No del Tar al porto d’armi per il ristoratore di Lodi: usi il Pos

Il Tribunale della Lombardia ha deciso che un ristoratore può limitare i rischi legati al trasporto di denaro contante con l'utilizzo del Pos
venerdì, 27 Ottobre 2023 di

Il Pos è la migliore arma per i ristoratori e i ristoranti. Lo ha stabilito il TAR, il Tribunale Amministrativo Regionale, della Lombardia che ha respinto la richiesta di un ristoratore di Lodi. L’imprenditore, titolare di tre attività tra cui un bar pasticceria, aveva richiesto nel 2020 il porto d’armi alla Prefettura di Lodi. Giustificandola con la necessità di proteggersi poiché ogni giorno gira in tasca con migliaia di euro frutto degli incassi della giornata. Una motivazione che non è bastata alla Prefettura e al Tribunale.

Per Antonio Vinciguerra, Presidente del Tar della Lombardia, non ci sono gravi pericoli per l’incolumità del ristoratore. La sua diligenza potrebbe limitare di molto i rischi evitando “la circolazione del denaro contante e avvalendosi di mezzi di pagamento alternativi”. In pratica il Tribunale ha suggerito al ristoratore di utilizzare il Pos ed evitare di girare con soldi contanti in tasca.

Al ristorante e al bar si deve usare il Pos

uso del pos al ristorante per il ristoratore

La decisione crea un precedente importante che potrà essere utilizzato dalla Prefettura di Lodi per valutare la concessione del porto d’armi ad altri esercenti. Il porto e la detenzione di armi, infatti non costituiscono un diritto assoluto, ma un’eccezione al normale divieto. Il riconoscimento dell’eccezione e quindi del porto d’armi può configurarsi solo nel caso “di perfetta e completa sicurezza circa il loro buon uso, in modo da scongiurare dubbi o perplessità, sotto il profilo prognostico, per l’ordine pubblico e per la tranquilla convivenza della collettività”. Circostanze che vengono annullate di fatto dal mancato possesso di contanti.

Il ristoratore di Lodi ha deciso di non impugnare la sentenza del Tar che gli consiglia il Pos davanti al Consiglio di Stato. Il Tribunale ha però compensato le spese processuali proprio in ragione delle buone motivazioni addotte dal ricorrente. Lo ha sottolineato l’avvocato Pietro Gabriele Roveda che ha istruito la richiesta insieme al collega Luca Lucini davanti al Tribunale.