5 chef stellate dicono la loro alla Mostra del Cinema di Venezia

I vostri occhi alla Mostra Internazionale del Cinema sono tutti puntati sul film La Grazia di Paolo Sorrentino e del suo attore feticcio Toni Servillo. Film del dubbio a quanto ci è dato di sapere che si intreccia con la grazia che un immaginario presidente della Repubblica è chiamato a concedere o negare. “La Grazia è un film sul dubbio. E sulla necessità di praticarlo, soprattutto in politica, soprattutto oggi, in un mondo dove i politici si presentano troppo spesso col loro ottuso pacchetto di certezze che provocano solo danni, attriti e risentimenti, minando il benessere collettivo, il dialogo e la tranquillità generale. Mariano De Santis è un uomo mosso dal dubbio”.
E qui mi sovviene il dubbio che La Quinta Stagione, docufilm di Paola Valeria Jovinelli, abbia preso 5 chef donne per focalizzare l’attenzione sulla vecchia partita di genere delle donne chef. Sono poche, soprattutto le “stellate”, rectius, dei ristoranti stellati. Ma fanno fatica a imporsi nel settore ristoranti e pizzerie anche per la loro condizione familiare. Così dicono alcuni chef.
È di quest’anno l’ultima polemica in ordine di tempo sul concetto che alla parola chef sia abbinato un cuoco e non una cuoca. Settanta chef (donne) hanno indirizzato una lettera aperta allo chef “stellato” Jason Atherton in Gran Bretagna che in una intervista al Times aveva assicurato che davanti ai fornelli non ci sono discriminazioni. Per le firmatarie la dichiarazione è una falsa rappresentazione della realtà. Le donne nella Guida Michelin del Rgeno Unito sono poco premiate e riconosciute. Solo due donne hanno ricevuto stelle negli ultimi 4 anni, fanno notare. “Il sessismo è stato e rimane un problema onnipresente nel nostro settore”.
La Quinta Stagione di Paola Valeria Jovinelli

Paola Valeria Jovinelli è la vice presidente di Magenta Bureau socia di Paolo Marchi e Claudio Ceroni. Aveva già lavorato ad un film autobiografico nel 2021 in cui ha recitato nella parte di se stessa dal titolo “Ho bisogno di me”. Si trattava di un’opera in 5 atti, un viaggio con cinque tappe come gli elementi acqua, fuoco, terra, aria, etere. Il 5 è un numero che piace a Paola Jovinelli.
“Credo che le donne non abbiano lo spazio che meritano nel settore dell’alta gastronomia. Ho voluto dare valore a questa categoria messa talvolta in disparte. C’è sempre qualcosa di poetico e succoso nel mondo femminile“. Ci dice precisando che non si tratta di un manifesto femminista, né di un film su ricette. Non è il piatto a parlare, ma un dietro le quinte interiore e spontaneo immortalato dal regista Giuseppe Carrieri.
E quindi di cosa parla?
“La Quinta stagione è un viaggio introspettivo che attraversa non solo luoghi ma gli animi delle protagoniste. Un viaggio che mette in luce le sfumature intime della personalità delle 5 cuoche immerse nel quotidiano dei loro gesti all’interno dei propri ambiti dell’agire”.
Le 5 chef rappresentano ognuna una stagione

Antonia Klugmann, 1 stella Michelin a L’Argine a Vencò, è l’inverno.
Caterina Ceraudo, 1 stella Michelin al ristorante Dattilo di Strongoli, è la primavera.
Martina Caruso, 1 stella Michelin al Signum di Salina, è l’estate.
Valeria Piccini, 2 stelle Michelin Da Caino a Montemerano, è l’autunno.
E la Quinta Stagione? Cristina Bowerman, 1 stella Michelin a Glass Hostaria di Roma.
Il docufilm La Quinsta Stagione sarà proiettato il 2 settembre alle ore 18:00 nella Sala Laguna per le Giornate degli Autori.