Addio ad Aimo Moroni, Maestro del “Luogo” a Milano

Il mondo dell’alta gastronomia italiana è in lutto per la scomparsa di Aimo Moroni, chef leggendario e fondatore, insieme alla moglie Nadia, dello storico ristorante milanese Il Luogo di Aimo e Nadia.
La sua morte segna la fine di un’epoca per la cucina d’autore, lasciando in eredità un patrimonio inestimabile di rigore, passione e un amore incondizionato per la materia prima italiana.
Chi era Aimo Moroni

Nato in Toscana, a Pescia, Aimo Moroni ha saputo elevare la semplicità e la ricchezza della cucina regionale italiana al rango di alta cucina internazionale. A Milano, Aimo Moroni arriva nel 1946. A 12 anni lava i bicchieri in un ristorante toscano. Ma nel 1955, con l’aiuto della mamma e cuoca Nunzia, prende in gestione un ristorante in via Copernico. Nadia arriva qualche poco dopo nel 1957. Figlia di amici di famiglia, li raggiunge per aiutare la madre di lui ai fornelli. Ma poi resterà al suo fianco e lo sposa nel 1961.
Nel 1962, aprono il ristorante di via Montecuccoli ancora oggi sede de Il Luogo di Aimo e Nadia. Da trattoria a ristorante stellato con un percorso di costruzione improntato alla solidità. La sua filosofia era basata su una ricerca ossessiva e meticolosa degli ingredienti più eccellenti. Si svegliava all’alba per fare la spesa. Aimo è stato un pioniere, sostenendo un concetto di tracciabilità e qualità che oggi è la norma, ma che all’epoca era rivoluzionario.

Sotto la sua guida illuminata, e con la fondamentale presenza di Nadia in sala, “Il Luogo” ha conquistato e mantenuto per anni le due stelle Michelin (La prima stella è del 1980, la seconda degli anni ’90), diventando un faro per intere generazioni di cuochi e critici. Moroni non cercava la facile spettacolarizzazione, ma la purezza del sapore, elevando piatti apparentemente semplici a vette di complessità e armonia. Le sue creazioni iconiche, come i celebri Spaghettoni al cipollotto fresco e peperoncino del 1965 evoluzione della pasta aglio, olio e peperoncino, erano in realtà manifesti di una profonda filosofia culinaria, dove ogni ingrediente aveva una storia da raccontare e un ruolo ben preciso.
Il ristorante oggi

Il suo lascito, definito da molti come la “cucina del rispetto”, continua oggi a vivere. Nonostante il suo graduale ritiro dalla linea di fuoco, Aimo è rimasto il nume tutelare del locale, ora guidato dagli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani. E con la figlia Stefania in sala.
La sua cucina ha plasmato un intero capitolo della ristorazione italiana, dimostrando che la vera grandezza risiede nella semplicità e nella qualità senza compromessi. La sua eredità etica e culinaria è destinata a perdurare, un tributo duraturo a un gigante della tavola.