Hipster chef: la reticella per la barba è regola di buona cucina?
Avevo appena finito di leggere il liveblog di Eater sulla premiazione dei Giacomo Barba (James Beard’s) Awards, che elencava e fotografava ben 5 chef con la Barba, quando è comparso un articolo che sottolinea l’aumento esponenziale della vendita di reticelle da barba fra gli chef e i bartender hipster – quelli cioè che “esibiscono imponenti fasce di pelo nelle regioni facciali inferiori” (sul tema hipster vi rimandiamo qui).
Se (lo sottolinea Esquire) la barba piace alle donne, che la trovano virile, sexy, “ganza”, cionondimeno essa, e qui si cita uno studio di un laboratorio di analisi diagnostiche del New Mexico, è più sudicia (e piena di particelle fecali) di una toilette guasta della metropolitana di New York. Aggiungendo peraltro (in puro stile post-moderno della non-notizia che si contraddice e annulla) che si tratta di un sudiciume innocuo, che si ritrova anche sui cellulari, sugli spazzolini da deni, nell’acqua santa.
Sta di fatto che l’articolo richiama l’attenzione sui pericoli inerenti ad avere un “onor del mento” troppo spiccato, e soprattutto ci fa sapere che la Lion Haircare & Disposables, una ditta inglese specializzata, ha dovuto assumere personale e acquistare macchinari per far fronte alle crescenti richieste del mondo della ristorazione.
Secondo Eater, sono diversi i ristoranti che prevedono regolamentazioni in questo senso.
Il fenomeno Barba è abbastanza diffuso anche nella ristorazione italiana, anche se non sempre i barbuti del nostro Bel Paese aderiscono perfettamente ai canoni della Barba hipster. Lunga, folta, di solito accoppiata a una pettinatura alla Pompadour (ehm… i capelli vengono spazzolati all’insù a partire dalla fronte?). Così, le Barbe toscane di Cristiano Tomei e Marco Stabile sono più corte e “naturali” (anche se a Identità Expo ieri mi sembrava ben più lunga del solito), e anche quella del milanese Eugenio Boer (Essenza) col tempo sembra essersi stabilizzata su una lunghezza media. Sembra rispondere maggiormente al canone quella di Eugenio Roncoroni (Al Mercato). O quella di Tucci, dell’Atomic Bar (sì, anche i barman rientrano spesso nella categoria con-Barba).
Alla presentazione di Taste of Milano, l’altro giorno, gli chef più o meno barbuti erano quasi la metà.
E voi? Come vi sentite di fonte a questa notizia? Verificherete di persona la produzione pilifera degli addetti di cucina, e la presenza di apposite reticelle a protezione della vostra carbonara? Preferirete le bietole alle Barba-bietole? Guarderete con sospetto al vostro contorno di Barba del frate (gli agretti)?
E come vi regolerete con pizze e gelati?