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Vino
14 Aprile 2011 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 20:11

Dopo Vinitaly e polemiche. Black Mamba e il Brunello. Mazzella tira fuori il Crodino

Sono partita per Vinitaly con l’umore sotto ai tacchi l’avevo anche scritto e invece quest’anno sono stata proprio bene, mi sono divertita in mezzo a quel
Dopo Vinitaly e polemiche. Black Mamba e il Brunello. Mazzella tira fuori il Crodino

Sono partita per Vinitaly con l’umore sotto ai tacchi l’avevo anche scritto e invece quest’anno sono stata proprio bene, mi sono divertita in mezzo a quel delirio. Tant’è che ho scelto di fermarmi qui a Verona, da dove vi scrivo e dove ho deciso di rifarmi una vita. La città è molto bella, le persone sono simpatiche e affabili, si beve di brutto e soprattutto è molto difficile incontrare Pagano.
Il mio bilancio di quest’ultima edizione è positivo e anche per quanto riguarda le degustazioni, posso dire di avere assaggiato in questi giorni qualcosa di veramente interessante, (soprattutto qualche Bordeaux alla Bottega del Vino…) Tante novità per quanto riguarda le zone meno raccontate sulla stampa di settore, ottimi Pigato e Rossese in Liguria, regione ahimè dimenticata e piazzata non si sa perché a debita distanza dai padiglioni più frequentati. Come avevo previsto, Toscana e Piemonte hanno dimostrato la loro effettiva grandezza. Ottimi i Barolo 2007, Ciabot Mentin Ginestra di Clerico, Vigna Chiniera di Elio Grasso, Cerreta di Ettore Germano, Brezza, Sarmassa dei Marchesi di Barolo e altri. Grandiosi i Brunello di Montalcino 2006 e i Bolgheri 2008.
Tuttavia, questa volta, mi soffermerei su Montalcino, visto che proprio durante il Vinitaly di qualche anno fa’, si parlò molto della denominazione grazie (be’, proprio grazie non direi… escludo che i produttori della zona abbiano inviato confetti alla procura di Siena!) a un’indagine che fece non poco rumore e prontamente titolata da quei burloni dell’Espresso solerti, come sempre, nel tirar giù badilate di merda in stile tipicamente italiano. L’Espresso poi piantò lì la faccenda, mentre il Fatto Quotidiano l’ha recentemente riattualizzata grazie alle memorabili opere di Gian Luca Mazzella, uno dei cronisti che, come potete immaginare, stimo maggiormente nel panorama giornalistico internazionale… (Mazzella mi devi un Crodino!)

La polemica potrebbe proseguire a lungo, ho il cervello rutilante di battute sarcastiche che a questo giro vi risparmierò, ma la mia posizione è a favore dei produttori di Montalcino. Io credo si sia fatto troppo chiasso, gridando allo scandalo quando lo scandalo non c’è mai stato. Per carità, in alcuni casi sono state riscontrate irregolarità, ma nessuno ha sparato a bambini di 8 anni nel giorno della loro Prima Comunione, che diamine! Penso davvero che sia il caso di smettere di puntare il dito contro chi ha tenuto alta la bandiera italiana nel mondo, esportando prodotti di altissima qualità e diffondendo l’immagine del nostro paese all’estero. Insomma, io sono fiera del successo mondiale del marchio Brunello di Montalcino e lo sono a maggior ragione dopo aver assaggiato la nuova annata 2006 che vi consiglio perché è eccellente.


Il disciplinare del Brunello di Montalcino, come sapete, è molto rigido ed è un vincolo che spesso è stato gestito male. I produttori di zona, infatti, hanno commercializzato il vino per anni appoggiandosi alla norma del vitigno in purezza e forse questa è stata una grulleria (ohibò!). La purezza varietale cos’è? O meglio, perché è più importante ad esempio della purezza di annata? A Montalcino, il disciplinare permette il 15% di taglio migliorativo, cioè di annata diversa. E la purezza territoriale? Spesso sfugge ai controlli e un po’ ovunque, ma è come se avesse un valore minore rispetto alla purezza varietale e non capisco perché. Siamo sicuri, mi chiedo, che la purezza varietale valorizzi davvero il territorio di origine? Ha davvero un’importanza determinante il fatto, per portare un esempio diverso, che l’Asti Spumante sia prodotto col 100% di uve Moscato d’Asti? Ne risentirebbe quel vino sotto il profilo tecnico- gustativo- olfattivo se si consentisse l’utilizzo del 10% di altre uve? La qualità del vino non si estrinseca semplicemente sulla base dei parametri tecnici, ed ecco l’errore dei montalcinesi che hanno fondato sul concetto di purezza di vitigno la loro comunicazione: “Compra il mio Brunello, perché è 100% Sangiovese!”… Io penso che il parametro tecnico sia soltanto un aspetto, la base da cui partire, ma la differenza, se parliamo di vini di eccellenza, la fanno gli uomini e i territori, altrimenti i vini sarebbero tutti uguali, Gallia docet!

Per ora mi limito a suggerirvi alcuni vini che mi sono piaciuti, per ragioni diverse che comprenderete, spero, perché i vini buoni, hanno anche un valore in relazione all’occasione in cui vengono degustati.

A Black Mamba sono piaciuti molto:

  1. Pietroso Brunello di Montalcino 2006 (e 2007 assaggiato in anteprima, gigantesco!)
  2. Poggio di Sotto 2006
  3. Castello Banfi 2006
  4. Costanti Brunello 2006
  5. Tenuta Nuova, Casanova di Neri Brunello 2006
  6. Salicutti 2006
  7. Piancornello 2006

E… mi raccomando, non dimenticatevi di Black Mamba!

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