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8 Ottobre 2023 Aggiornato il 8 Ottobre 2023 alle ore 14:06

Le buchette del vino accendono la polemica, incredibile Firenze

Buchette del vino: concorrenza sleale per i locali di Firenze. Storia delle finestrelle, come sono nate, sopravvissute, tornate di moda
Le buchette del vino accendono la polemica, incredibile Firenze

Le buchette del vino potevano inventarle solo a Firenze. 

Solo in una città di curiosi, bastian contrari, salaci e mezzi geni potevano pensare a delle finestrelle scavate nei muri dei palazzi storici, che servivano per vendere il vino ai passanti senza contatto fisico. 

Una specie di drive-in ante litteram, ma con il vino al posto del caffè. 

La tradizione risale al 1500, quando i fiorentini dovevano difendersi dalla peste e dal caro-vita. 

Dopo il covid, le buchette del vino sono tornate di moda a Firenze, in pochi mesi si sono trasformate nell’attrazione turistica che meritano di essere. 

Dove sono le buchette del vino a Firenze

La prima in via di Santo Spirito, con la pandemia. Poi il glorioso Vivoli, che ha ripreso a usare la sua buchetta del vino per servire il gelato. Quindi, poche alla volta, sono seguite le altre. 

In via in via delle Belle Donne o nel cuore di Santa Croce. A Sant’Ambrogio e Santo Spirito, in via dei Serragli e in via dei Pucci.

Eppure, come riporta la Nazione, non tutti sono contenti della rinascita. Le buchette del vino sono al centro di una polemica impronosticabile che, siamo pronti a scommettere, finirà sui media di mezzo mondo. 

La tradizione di bere il vino dalle buchette, cara a Stanley Tucci

Siete italiani innamorati di Firenze, mettiamo. Anzi no, siete turisti irretiti dalle bellezze rinascimentali della città. 

Vi sembrerà fantastico poter bere un bicchiere di Chianti o di Vernaccia direttamente da una buchetta. Meglio ancora se accompagnato da un panino. 

Vi metterete in coda per sentirvi parte della storia e cederete alla tentazione del selfie da postare sui social con tanto di didascalia: “Firenze: il vino lo prendo dalla buchetta”.  

Se siete fan di Stanley Tucci, sarete ancora più entusiasti, visto che l’attore italoamericano ha dedicato proprio alle buchette del vino il primo episodio del suo show “Searching for Italy”. 

Un grande successo, talmente grande da aver portato in Italia più turisti americani della migliore agenzia di incoming. 

Le polemiche: ai residenti non piacciono

Buchetta del vino a Firenze Spritz

Ma la storia cambia se siete residenti con le piccole feritoie sotto casa o, ancora peggio, titolari di un ristorante. 

Per esempio un ristorante della bistecca, dove mangiare la fiorentina a Firenze. O di una trattoria, diciamo una delle 20 trattorie essenziali a Firenze per mangiare di gusto spendendo il giusto

Allora potreste vivere le buchette del vino come una rottura di scatole, perché creano assembramenti, rumore e sporcizia. 

Vi sembrerà ingiusto che chi le gestisce non paghi le tasse come fate voi, in fondo parliamo di somministrazione con consumo in strada, addirittura in bicchieri di vetro.  

Mica solo di vino. Alcuni locali di Firenze, infatti, hanno ripristinato l’uso delle buchette del vino per servire bevande, panini, caffè. 

La Confcommercio di Firenze è contro 

Lamenterete, come ha fatto Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Firenze, la concorrenza sleale e la distorsione del mercato. 

Vi chiederete perché le autorità non intervengano per regolamentare il fenomeno, visto che nel frattempo sono spuntate delle finestrelle finte, create ad hoc per servire da bere, come in via dell’Oriuolo. 

Insomma, vi renderete conto che le buchette del vino non sono solo una tradizione, ma anche un business.

Storia delle buchette del vino di Firenze

La storia delle buchette del vino di Firenze è affascinante. 

Si dice che siano nate nel 1634, quando Firenze fu colpita dalla peste e i mercanti del vino cercarono un modo per vendere il loro prodotto senza rischiare il contagio. 

Così aprirono delle piccole finestrelle nei muri dei loro palazzi, dove potevano passare il vino ai clienti in cambio di monete o di fiaschi vuoti. 

La pratica fu descritta da Francesco Rondinelli, un accademico fiorentino che scrisse una “Relazione del contagio” in cui lodava l’efficacia anti contagio degli “sportelli” del vino.

Con il passare del tempo, però, le buchette del vino caddero in disuso a Firenze, molte furono murate o trasformate in altri usi. 

Solo nel 2020, con la pandemia di Coronavirus, alcune sono state riaperte dai proprietari dei locali che le avevano ereditate, per offrire ai fiorentini e ai turisti un servizio sicuro e originale. 

Non solo vino

Buchetta del vino vivoli

Non solo vino, ma anche caffè, gelati, tramezzini e altre prelibatezze possono essere acquistate dalle buchette, diventate presto una moda e un’attrazione.

Oggi le buchette del vino sono più di 180 in tutta Firenze, custodite dall’associazione culturale Buchette del Vino, che si occupa di censirle, catalogarle e valorizzarle. 

Le buchette hanno anche diversi nomi, a seconda della zona o della tradizione: si possono chiamare “finestrini”, “buche”, “tabernacoli”, “porticine”, “sportelli”, “nicchie”, “porticciole”, “porte del paradiso”. 

All’estero, invece, sono conosciute soprattutto come “wine windows”, cioè “finestre del vino”. 

Ecco, questo è il dilemma delle buchette del vino: sono una risorsa o un problema?  Sono una testimonianza della cultura fiorentina o una moda passeggera? Sono un modo per valorizzare il patrimonio storico o per sfruttarlo a fini commerciali? 

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