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Ristoranti
18 Febbraio 2010 Aggiornato il 31 Luglio 2011 alle ore 01:29

Il potere che mangia mandarini

Roma. La vulgata capitolina vuole che i ristoranti di Roma, alcuni ristoranti, siano meta dell'establishment politico. C'è chi resta nella classifica chi
Il potere che mangia mandarini

Roma. La vulgata capitolina vuole che i ristoranti di Roma, alcuni ristoranti, siano meta dell’establishment politico. C’è chi resta nella classifica chi si aggiunge. Si tratta ovviamente di un bisbiglio che rotola lungo le stradine del Centro Storico e si allunga su Via Veneto. Un chiacchiericcio alimentato non solo da scandali come quelle delle cene volute da questo o da quell’Ente. Luoghi di incontri e di patti, meno famosi di alcuni come quello della crostata a casa di Gianni Letta (anche se poi fu chiarito che si trattava di un più raffinato creme caramel), ma sempre importanti per chi chiama alla tavola dei ringraziamenti e delle promozioni. Nel periodo elettorale, alcuni ristoranti fanno fortuna. Ogni candidato che si rispetti almeno una cena la offrirà. Ovviamente il consenso si misura nella quantità degli invitati per cui servono sale muscolose capaci di 200-300 posti a sedere dove servire l’affettato, i cannelloni lasagnati con besciamella multipla in grado di coprire la scottura più raffinata. I bocconcini di carne con crema di qualche cosa che lascerebbero interdetto anche il più insidioso dei bigazzi. Le patate che pensi subito ad una qualche forma di sovvenzionamento ai produttori di creta per modellare. Il gelato stracciatella che ti chiedi perchè sia il più gettonato. E l’ananas che rinfresca. Il tutto innaffiato dai boccioni di vino locale perchè cavoli il candidato è radicato nel territorio e risponde al territorio. Il politico insomma fa scena e spesso nelle presentazioni dei ristoranti si fa cenno alle frequentazioni. E non solo nella Capitale.

sala-camino-la-veranda

Prendiamo Giulio Andreotti, parafrasando con l’appetito – a tavola – logora chi non ce l’ha, che, a dar ragione al sito internet, sembra essere stato fan della Lampara di Gizzeria Lido, Calabria. Il più conosciuto Boeucc di Milano informa che dagli anni Quaranta, sono passati tutti i sindaci di Milano, perché Palazzo Marino è a un passo. Sono venuti Carreras, la duchessa di Kent, Caroline di Monaco, Giulio Andreotti e Giovanni Spadolini; Francesco Cossiga continua ad amarlo da quando era presidente della Repubblica. Due esempi a Nord e a Sud. Cita come fiore all’occhiello la presenza di Andreotti anche l’Imàgo, il ristorante stellato (e panoramico) dell’Hassler Roma che negli anni ha trasformato la terrazza come ricorda un bianco e nero degli anni ’40.

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Politici spendibili per immagine e come buoni clienti come ricorda la ventata di Mani Pulite esemplificata in un articolo del Corriere della Sera del lontano 1993. La dieta a seguito di Tangentopoli in cui si parte dal “Due Ladroni” di Piazza Nicosia con Ruggeri Corrado che giustamente sottolinea come il gioco delle parole fosse fin troppo semplice da fare per arrivare a Mastino a Fregene e alla Rosetta al Pantheon.

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Repubblica informa che nel 2010 invece si va al ristorante cinese, al Mandarin, descritto come uno dei più eleganti di Roma a Via Emilia che serve cucina pechinese. Ambiente esclusivo anche per la Veranda all’interno del Palazzo della Rovere con un giardino ritagliato nel cuore di Santo Spirito e ingresso anche da Via della Conciliazione proprio di fronte alla Cupola di San Pietro. Un tantino più “decentrato” il ristorante Orazio situato a due passi dalle terme fatte realizzare dall’imperatore Antonino Caracalla ricorda l’home page del ristorante. Tutta pubblicità anche se le foto sono state scattate dai Carabinieri del ROS e sono finite in un fascicolo di indagini. Stavolta i Nas e la chimica non c’entrano.

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