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16 Gennaio 2011 Aggiornato il 1 Marzo 2011 alle ore 23:51

Magn-to-magn/5 San Francisco à la carte in tre indirizzi di gusto

Il più grande pericolo nel quale io rischio di incappare ogni qualvolta visito una meta a me sconosciuta consiste nel concentrarmi quasi esclusivamente su
Magn-to-magn/5 San Francisco à la carte in tre indirizzi di gusto

Il più grande pericolo nel quale io rischio di incappare ogni qualvolta visito una meta a me sconosciuta consiste nel concentrarmi quasi esclusivamente su ciò che di buono e goloso è possibile reperire in zona, dimenticandomi delle altre amenità offerte dal posto.

Un vecchio adagio popolare insegna di fare delle necessità una virtù o in altre parole, a noi più care, di salvare “capra e cavoli”: quello che di seguito potete leggere consiste in un classico itinerario per una giornata a San Francisco (Downtown e ritorno passando da Mission), impreziosito ed arricchito da piccole soste appetitose per i classici quattro pasti giornalieri, colazione, pranzo, spuntino e cena.

La giornata del perfetto turista non può che iniziare con una ricca colazione dalla quale assumere il giusto numero di calorie per le lunghe camminate imminenti; tralasciando la colazione offerta in hotel, a San Francisco la meta obbligata per una goduriosa ed intercontinentale colazione si chiama Blue Bottle Coffee, vero simbolo del caffè per ogni San Franciscan che si rispetti. La filosofia del locale è in perfetta sintonia con l’approccio californiano al cibo: caffè da piantagioni “eque e solidali” non trattate con concimi chimici o pesticidi, consumato entro massimo 48 ore dalla sua tostatura e servito in accompagnamento a cibi biologici di produzione locale.

Il Blue Bottle coffe ha diversi indirizzi sparsi nella città, rispettando il nostro itinerario il più comodo è quello situato al 315 di Linden Street; qui, seduti alle mensole disposte davanti alle finestre o al lungo tavolone centrale, è possibile scegliere tra diverse tipologie di miscele di caffè estratte con diverse tecniche (dall’espresso, all’americano a quello preparato all’interno del “sifone”), optare per un cremoso cappuccino o per un peccaminoso cafe mocha (con latte e cioccolato Recchiuti); non meno intrigante è la scelta sul versante “mangereccio”: se siete per la colazione dolce avrete l’imbarazzo della scelta potendo pescare da una lunga lista di biscotti e declinazioni di muffin, oppure puntare su una bella e rustica fetta di pane tostato da guarnire con burro e marmellata bio; se invece fate parte della categoria states=colazione salata allora buttatevi nei cremosi tuorli delle uova in camicia servite con diversi dressing (sale e pepe, formaggio fuso o “alla moda” spagnola) da accompagnare con pane tostato e burro.

Il Blue Bottle Coffe, per la verità, è anche un ottimo indirizzo per un buon brunch domenicale o per un veloce pranzo (provate l’hot dog con salsicciotto made by Prater Ranch e poi mi direte…) ma da bravi turisti non si può indugiare e dunque si prosegue puntando la bussola verso il quartiere “hipster” di Mission che ci attende, oltre che con i suoi colorati murales e curiosi negozi, anche con due soste golose.

Il 3182 della 16th Street è l’indirizzo da ricordare per una sosta pranzo in perfetta linea con l’atmosfera che si vive nel quartiere eclettico e bohemien di Mission: qui è situato il Pakwan Restaurant un “suggestivo” ristorante indiano-pakistano da non perdere, una volta superato il timore per l’aspetto poco accogliente e raffinato del locale. Qui si entra e si va direttamente al bancone per ordinare le pietanze che poi saranno servite direttamente al tavolo assegnato una volta pronte, nel momento dell’ordine si potrà anche supervisionare la cucina che è posta a vista immediatamente dietro al banco per gli ordinativi. Il repertorio proposto è degno di un vero ristorante indiano a Bombay: noi abbiamo assaggiato un ottimo Chicken Biryani, riso basmati preparato assieme a un ricco mix di spezie, pollo e verdure e una golosa Baigan ka Bharta ovvero crema di melanzane arricchita da pomodori, yogurt, tamarindo e moltissime spezie tipiche della cucina indiana, il tutto accompagnato da Nan, una sorta di piadina, preparato al momento nella versione classica ed in quella alle cipolle.

Dopo aver recuperato le forze spese per raggiungere Mission con la “gagliarda” e piccante cucina offerta da Pakwan, la visita del quartiere può continuare indisturbata fino all’arrivo dei primi nuovi languori prodromi di un goloso spuntino: lo storico gelato della Bi-Rite Creamery al 3692 della 18th Street (angolo con Dolores).

Bi-Rite Creamery, oltre ad essere una gelateria amata ed apprezzata da tutta la popolazione di San Francisco, è anche l’ennesimo esempio della maniacale attenzione che qui viene posta sui temi della sostenibilità e della responsabilità sociale che hanno le imprese gastronomiche (e non solo): questa gelateria è stata infatti la prima della città ad autoimporsi un rigoroso disciplinare per la preparazione dei suoi prodotti, stabilendo l’utilizzo di sole materie prime biologiche e locali e l’impiego di soli prodotti sostenibili; ne sono esempio le uova, il latte e la panna che provengono quotidianamente dalla vicina Straus Family Farm, l’utilizzo di massimo cinque ingredienti per ogni gusto e la totale assenza di stabilizzatori o aromi artificiali in un gelato che viene servito in coppette biodegradabili con cucchiaini di legno. Il cremoso gelato che potrete gustare qui non vi lascerà delusi, ma non aspettatevi gusti tradizionali italiani altrimenti la frustrazione è dietro l’angolo: ottimo e stuzzicante il gelato al caramello salato, sontuoso e pieno quello di zabaione al brandy, dolcissimo e ghiotto il gusto alla banana caramellata.

Con il gelato la passeggiata tra Mission Street e Valencia Street sarà ancora più godibile ed ancora più piacevole risulterà socializzare con gli eccentrici ed eterogenei abitanti del quartiere. Terminata la visita di Mission l’itinerario volge al termine, è ora di rincamminarsi verso Downtown; guarda caso però, proprio tra Mission e Downtown al 1658 di Market Street è situato uno dei ristoranti “più desiderati” di San Francisco (nonché uno degli ispiratori dello chef di Slanted Door) lo Zuni Cafe… ma questa è un’altra storia che avrò da raccontarvi.

Foto: fastcities.blogspot.com, William Haught

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