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24 Marzo 2012 Aggiornato il 27 Marzo 2012 alle ore 12:41

Pasta di camorra e lavoro nero nel vino. Gragnano e Vinitaly indagati

La follia della pasta e il nero del vino. Gragnano e Verona sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti e della Guardia di Finanza
Pasta di camorra e lavoro nero nel vino. Gragnano e Vinitaly indagati

La città della pasta, Gragnano, commissariata per camorra. La città del vino in questi giorni, Verona, sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza. Infiltrazione mafiosa e lavoro nero. Situazioni diverse che pesano in maniera diversa con tutti i distinguo del caso ma che hanno un solo comune denominatore: le irregolarità.

A Gragnano il Comune è stato sciolto su proposta del Ministro Annamaria Cancellieri. Il sindaco Annarita Patriarca aveva già rassegnato le dimissioni poichè il marito Enrico Martinelli, a sua volta sindaco di San Cipriano d’Aversa, era stato arrestato il 13 marzo per il sospetto di essere colluso con il clan dei casalesi. Il Fatto Quotidiano ricostruisce gli esiti di un’inchiesta del novembre 2011 della Dda di Napoli: A Martinelli sindaco arriva un pizzino del boss omonimo in cui si fa riferimento ad un appalto di 11 milioni di euro nel comune di Gragnano. Un macigno sulla città della pasta che ha nel sindaco Patriarca il vice presidente del Consorzio Pasta di Gragnano Igp. Un duro colpo di immagine per il consorzio e per il suo presidente Giuseppe Di Martino, infaticabile ambasciatore dell’oro cittadino e proprietario del gastro-cool Pastificio dei Campi, che si è battuto per l’ottenimento dell’Igp (strada ormai in dirittura di arrivo) per la pasta di Gragnano e che spesso ha avuto a suo fianco proprio il sindaco Patriarca. Con lei aveva simbolicamente spezzato gli spaghetti per inaugurare la terza edizione della festa dedicata alla pasta suggellando l’unione di intenti tra territorio, comunità e realtà produttiva. Un presagio il titolo della kermesse, La Follia della Pasta, che aveva visto sfilare artisti e chef di primo piano ma soprattutto uno sberleffo per l’imprenditore più conosciuto dai gourmet pastofili grazie al suo sistema di tracciabilità del grano che garantisce la qualità. Come ventilava lettera43, la Commissione d’Accesso “ha tentato di vederci chiaro sul presunto connubio tra fusilli e omicidi, rigatoni e malavita: 280 formati di pasta, un volume di affari da milioni di euro, il marchio Igp che l’Unione europea sta ormai per concedere: a Gragnano la centralissima via Roma fu allestita cento anni fa in modo tale da intercettare il vento e asciugare così al meglio i dorati filari di grano-duro stesi al sole”. Il timore di un possibile ripensamento della Commissione UE non è immaginabile anche se qualcuno paventa ripercussioni per le ingenti somme pubbliche spese proprio per la festa della pasta. Incrociare le dita e sperare in rapidissimi chiarimenti è d’obbligo in queste situazioni.

Ma se Sparta piange, Atene non ride. Nel Nord Est, alla città della pasta si contrappone quella che una volta ogni anno diventa simbolo del vino italiano, Verona. Al Vinitaly è arrivata la Guardia di Finanza che sembra essere diventata il simbolo di una ritrovata voglia di legalità. A porte ancora chiuse, l’attenzione delle Fiamme Gialle non si è appuntata sugli scontrini dei bar e dei ristoranti che, come ormai insegnano le statistiche da Cortina a Roma e Milano aumenteranno di ottime percentuali che nemmeno l’investitore di borsa più incallito spererebbe, bensì sull’allestimento degli stand. E cosa ti hanno scoperto come racconta l’Arena, seguita dal Fatto Quotidiano e riportato in serata anche dalla blogosfera specializzata? Che negli stand si lavora in nero tant’è che molti lavoratori (si presuppone non in regola) si siano volatilizzati lasciando vuoti gli spazi. I controlli sarebbero stati disposti per gli eventi e le fiere dopo l’incidente del palco per il concerto di Laura Pausini. Scontata la collaborazione dell’ente fiera, come ha ribadito il direttore generale Giovanni Mantovani, anche in una maxi operazione come questa che mai si era vista al Vinitaly. La differenza tra operai al completo e operai con Guardia di Finanza che controlla è elevata: -60%. Ma d’altronde, spiega un allestitore, un operaio regolare costa 18 € l’ora, uno irregolare solo 5. L’equivalente dell’aumento percentuale degli scontrini.

Insomma, se a Gragnano la pasta ha preso un brutto sapore, a Verona il vino ha un brutto colore. Il sindaco Flavio Tosi avrà qualche altro grattacapo oltre all’ordinanza anti kebab che è saltata nello stesso giorno dei controlli al Vinitaly.

Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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