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Dialoghi d’estate/19 L’Apocalisse della tavola a Patmos

domenica, 05 Settembre 2010 di

svinando

Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù. Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Efeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa. (S. Giovanni. Apocalisse)

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Caro Vincenzo, Nicola e Lorella miei amici di penna e tastiera in questa estate 2010 che volge al tramonto,

la terrazzetta c’è sempre, il computer pure. Anche se il lavoro estivo è finito!

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Finalmente tutto intorno è blu: blu e azzurro… di verde neanche l’ombra: solo arbusti marroncini, terra arsa e pietre. Qualche capra qui e lì!

Sono arrivato a Patmos, la più bella isola dell’Egeo. Scoprii questa meraviglia nel 1987 e da allora mi è entrata nel sangue, e se non ci torno una volta l’anno non sto bene. Da qualche anno poi vengo in settembre: un poco perché ad agosto lavoro, molto per evitare “the italian ghetto” come dice il mio amico Michali, con tono scherzoso ma non troppo.

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L’isola sembra quella di Peter Pan, l’isola che non c’è.  È  frastagliata, ricca di insenature e fiordi. A vederla dall’alto sembra quasi disegnata tanto è varia e impervia, ed anche io qui ritorno un poco adolescente. Il Meltemi soffia impetuoso, rinfrescando piacevolmente un caldo secco e intenso. Vento, mare, polvere e terra arsa, questi gli ingredienti dell’Egeo tutto, qui si aggiunge la presenza mistica e incombente del monastero di san Giovanni Teologo, vera meraviglia dell’arte ortodossa: un monastero edificato nel 1088, in onore dell’evangelista che qui in esilio scrisse l’apocalisse, sulle vestigia dell’antico tempio di Artemide, per i greci classici domina dell’isola.

Da ogni angolo dell’isola basta alzare gli occhi, e lui è li, rassicurante e massiccio. Con i suoi bastioni di pietra su cui si staglia il riflesso bianco a calce dell’interno.

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Vedete amici miei Patmos è questo: diavolo e acqua santa, misticismo ed edonismo, la santa Chora con più di 40 chiese e i monaci ovunque e la godereccia Skala, con i locali e la movida notturna. Un luogo magico, dove ritemprare corpo e mente. Il mare semplicemente è uno dei più belli del mediterraneo, gli afrori riempiono il naso ed il cuore, la luce poi è incredibile algida e tagliente, i panorami struggenti. Bisogna venirci per capirlo e fatelo al più presto! Solo, se potete, evitate agosto, il mese in cui sbarcano in massa gli italiani rumorosi e caciaroni. Campioni di una simulazione di jet set che fa un poco sorridere, se si è in buona, e molto incazzare, se si è in cattiva. Ma cercate di venirci a maggio, giugno, luglio o settembre, quando il caldo è sempre intenso e gli animi rilassati e la cortesia greca riacquista il sapore antico e gozzaniano.

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C’è poco da fare quest’isola mi rende romantico e sdolcinato. Diamine, siamo gastrofanatici si o no 🙂 ? Il cibo è la nostra prima ragione di vita e allora cari amici, con il premiato metodo compattante che il Pagano ha giudiziosamente registrato, vediamo le occasioni che questo luogo magico ci riserva, non sono poche!

Souvlaki. i proverbiali spiedini di carne greci, a me piacciono quelli di pollo, perché nel posto giusto il pennuto qui ha il sapore di un tempo. Il migliore: la taverna di Livadi Geranou, in riva al mare e dopo un tuffo! Ruspante

Saganachi. formaggio di pecora fritto, condito con abbondante limone: una delizia vietata ai palati da signorina. Il migliore: il poliparo. Nome in codice per la tradizionale Ouzeria di Chora, sotto il monastero, giustamente famosa anche per il polipo arrosto sui carboni. Etnico.

Merenda. solo un nome: George’s place, semplicemente il più bel beach bar del mediterraneo. Sulla spiaggia di Kampos: club sandwich, apple pie, the freddo e cocktail da urlo. Il cuoco è inglese e la gestione greca, un mix che funziona da anni. Tra l’altro il miglior Pimm’s della mia vita. Fusion.

Ristorante. Benetos! Per la stampa locale il terzo ristorante di Grecia. Per me il migliore dell’isola, cucina modern greek molto alla moda e gagliarda. Le verdure sono tutte dell’orto privato, che si staglia sul mare e dalla terrazza la vista è fantastica ed il cibo goloso. Gourmet.

Dolmades. Gli involtini di foglia di vite con il riso, quelli di Vanghelis nella Chora sono ottimi quest’anno, delicati e freschi. La piazzetta è incantevole e la cucina tipica e abbondante. Tradizionale

Pesce. La taverna di Lampi: tavoli sulla spiaggia, davanti il mare, sulla testa le stelle dell’Egeo. Nel piatto il pescato locale nella semplicità dei carboni, condito essenzialmente, con olio e limone. Una delizia!

Horiatiki. L’insalata greca immarcescibile. Feta, pomodori, cipolla rossa, peperoni, cetrioli e olive: buonissima un poco dovunque, l’estate in un boccone. In qualsiasi taverna o ristorante. Rassicurante.

Non c’è niente da fare, dovunque riusciamo a coltivare la nostra passione. La pancia anche qui è accudita e felice. Ancora pochi giorni di mare e relax poi ci rivediamo a Roma, per un altro anno goloso e uno Scattidigusto rinnovato e ricchissimo. Aspettatemi… per ora c’ho da fà!

Ciao A

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Foto: Francesco Bertocci