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Un marziano a Roma/22 Con l’Opificio la qualità viene via a buon prezzo

mercoledì, 02 Marzo 2011 di

Grandi novità da Alfa Centauri: la sorella del nostro Marziano Qwerty (Azerty) è sbarcata a Roma per una gita godereccia, e indovinate a chi è toccato farle da guida??? Alessandro era fuori Roma, così il sottoscritto è corso in suo aiuto, proponendo un indirizzo che incuriosiva da tempo. La zona dell’obiettivo è la frequentata Re di Roma, in via Albalonga dove c’è l’Opificio del giovane Chef Mattia Miscia, un ragazzo simpatico e creativo che ci ha guidati in un percorso piacevole. Mattia ha in bagaglio esperienze d’oltreoceano a New York; con Marco Gallota di Primo e nel ristorante romano Ottoemezzo. Il nome Opificio ben descrive l’architettura asettica dell’Osteria; anche se i toni freddi in bianco e nero della sala, sembreranno scaldarsi nel corso della cena.

Noi non ci siamo fatti intimorire dal clima solitario (fino alla fine della serata si riempiranno 5 coperti) e abbiamo anticipato l’inizio del pasto con la proposta aperitivo ed alcune delle “Tapas” annotate sulla lavagnetta. Questa simpatica offerta cambia ogni giorno e a noi è toccato un cestino con sfiziose chips di patatine fritte in casa, crostoni di pane con un soffice burro montato e acciughe (legame davvero vincente, peccato per il pesce azzurro un po’ anonimo) ed una robiola di Roccaverano stranamente troppo amarognola. Buono il lavoro che Mattia svolge sulla selezione delle materie prime; concetto che ritroveremo anche in altri suoi piatti con un buon rapporto qualità prezzo. Molto buoni all’assaggio sia la pancetta lardata che il lombo affumicato di Nogara, mentre dal campo formaggi 2 notevoli erborinati, tra i quali un caprino francese. Il pane del cestino è di buona fattura, peccato non essere capitati quando è Mattia stesso a produrlo per il locale (problemi di temperature e lieviti hanno fatto ripiegare su un forno di fiducia).

Accomodati nella sala della cena, ci viene offerto un benvenuto a base di “Uovo cotto a Bassa Temperatura su Vellutata di Patate di Avezzano” dagli accostamenti e cotture ben realizzati. Come al solito essere in 3, con il bonus di due corpulenti stomachi marziani, ha dato modo di provare molti piatti. Sono andati a segno soprattutto i primi piatti con la cucina che gioca su una rivisitazione dei classici da osteria.

Gradevole il tris di antipasti in crescendo. “Pomodoro ripieno di pappa al pomodoro con salsa di pesto alla Genovese e ricotta di Picinisco; Crocchette di Agnello con purea cacio, uovo e finocchi, ricotta di pecora e nduja; Zuppetta di Fagioli di Spello all’uccelletto con polpo, cozze e fettunta”. L’ortaggio ripieno di se stesso è un’entrée simpatica e rinfrescante con l’acidità stemperata dalla puntuale presenza di pesto e formaggio. Insolitamente delicate le crocchette di agnello con una nota piccante ben dosata a stuzzicare il palato. Il piatto che però conquista all’unanimità è la zuppa di pesce e fagioli.

I protagonisti indiscussi del pasto sono comunque i primi.

“Gnocchi di patate di Avezzano, baccalà, zafferano e zucca”. L’abbinamento filologicamente corretto (dolce-sapido) non trova molto riscontro al palato se non nei punti in cui si “pesca” il baccalà. Il condimento tende a latitare, mentre gli gnocchi fatti in casa sono realizzati a regola d’arte. Peccato.

“Spaghetto di kamut Verrigni con ragù polpo, broccolo romano e pecorino ubriaco”. Cottura controllata al dente ed equilibrio perfetto tra pesce e pecorino. Il broccolo, lasciato praticamente crudo, completa con croccantezza e personalità vegetale.
Azerty sorride soddisfatta!

“Spaghettone Verrigni Cacio e Pepe con Julienne di porri croccanti”. Lo spaghetto griffato fa da valido supporto a questa bella versione di un classico. La cremina realizzata con acqua a 50 gradi (per non “sfilacciare” il formaggio), ha una consistenza magistrale, ed il porro gioca bene il suo ruolo. Qwerty apprezza, ma non esagera nella valutazione. Per me è una prova da podio.

“Rigatoni alla carbonara con guanciale cotto al vino di Cori e pecorino cenerino”. Anche in questo caso interpretazione notevole di un evergreen; impreziosita da un ottimo guanciale. La salsa si dimostra vincente e golosa pur non essendo di soli tuorli e la mantecatura ben dosata con pepe e pecorino avvolge senza sovrastare. Azerty è in estasi; Qwerty approva con un cenno tentacolare. 🙂

“Mezzo Pacchero Verrigni con guanciale Veneto affumicato “Nogara” e provolone di Formia”. La variazione “fumè” dello chef, azzardata ma efficace, ben si sposa con il pacchero cotto da manuale. Se si aggiunge un gran pomodoro “Gerardo di Nola” ne esce fuori un piatto solido dal sugo corposo e persistente. Splendida chiusura!

Tra i secondi, due assaggi di mare e terra; entrambi semplici ed in linea di gusto con le precedenti portate: un buon “Baccalà in guazzetto con cipolle di Tropea, carote, sedano e crostini di pane”, esaltato dalla cottura precisa e dalla golosa zuppetta di pomodoro, ed un tenero “Polpettone di vitella con salsa alla milanese e tortino cicoria” dalle azzeccate note di lime, ma con la salsa un po’ blanda.

Il “non è mai troppo”, è un vizio alieno di famiglia; così ci concediamo anche un finale dolce a base di quattro dessert: “Creme Brûlé agli Agrumi” ben fatta, ma penalizzata dalla temperatura fredda; un’ordinaria “Torta al cioccolato con salsa al caffè e chantilly al rum”, dalla salsetta golosa, ed una rinfrescante “Mousse di ricotta bio con agrumi, salsa mou e cialda di noci”. Menzione a parte per il “Millefoglie con crema chantilly, sale alla vaniglia e salsa lamponi”: squisita composizione di sfoglia e crema casalinga con un contrappunto salato, in grado di conquistare anche un “non-amante” del genere come me!

In 3 paghiamo 38 euro a testa (senza vini, ma con aperitivo e tapas), e i due fratellini marziani sono satolli e soddisfatti. Certo, qualche dettaglio da mettere a punto c’è sempre; a partire dai tempi di servizio prolungati nonostante i pochi coperti ed alcune incertezze negli accostamenti. Mattia però dimostra un’attenzione lodevole nella ricerca dei prodotti e nel fornire un’ottica moderna di osteria mantenendo prezzi invidiabili. Se si considera anche la giovane età dello chef e del locale, le prospettive di ulteriore crescita in positivo ci sono tutte.

L’Opificio. Via Albalonga 46- Roma. Tel. +39 06.7000910