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Tendenze. Farmer’s market, da élite a discount? Negli Stati Uniti è già così

sabato, 14 Maggio 2011 di

Farmer’s market: elitari ma anche convenienti. Da un’America che ne ha lanciato la moda nel mondo arriva la scoperta che i mercati del contadino, dove le merci saltano i passaggi della filiera, rappresentano un risparmio tutt’altro che trascurabile.

A rivelarlo è uno studio commissionato dalla Northeast Organic Farming Association of Vermont che ha monitorato i prezzi di diversi prodotti nei farmer’s market del Vermont, confrontandoli con quelli dei supermercati. “I prezzi dei farmer’s market sono competitivi”, sintetizza Robert Claro, autore della ricerca.

Dallo studio emerge che il risparmio è del 10-20% per le verdure, del 43% per le uova e del 58% per le patate. Tanto basterebbe, e questo è il punto, per trasformare questi luoghi ancora percepiti come “spazi riservati alle élite del costoso biologico”, in luoghi di massa frequentati da una fetta ben più cospicua di popolazione.

Come fenomeno elitario i farmer’s market nascono nell’America urbana ben prima che in Italia. C’è voluto (anche) l’endorsement di opinion leader come John Hess, famoso giornalista e critico gastronomico e John McPhee, che dalle pagine del The New Yorker sponsorizza l’idea, poi rilanciata da un membro del Congresso americano, per dare una spinta al progetto. Erano gli inizi di un’esperienza destinata a crescere, come racconta, in un’intervista al sito Good.is, Berry Benepe, co-fondatore, nel 1976, del Greenmarket di New York, passato da piccolo mercato con 12 contadini in un parcheggio a Manhattan in una rete di 54 mercati (e un totale di 230 aziende fornitrici) sparsi nella Grande Mela.

Un’idea tanto vincente quanto semplice, e nella sostanza, a pensarci bene, ben poco elitaria, nata dal desiderio di tornare a mangiare frutta “profumata, matura e saporita, da toccare e assaggiare”, racconta Benepe. Un’iniziativa allora fortemente “osteggiata dall’industria dell’ingrosso alimentare”.

Qualcosa di simile è accaduto anche in Italia dove i farmer’s market di Coldiretti, che li ha lanciati nel 2008, nell’ultimo anno sono più che triplicati (oggi sono più di 500) e possono contare su una clientela, secondo quanto emerge da un’indagine di SGW, formata per il 61% da acquirenti che non badano a spese e di elevata scolarità. Un piccolo esercito di consumatori critici ed esigenti a caccia di ‘sicurezza e bontà’ le cui abitudini di spesa sono però ancora ben lontane dal diventare comportamenti di massa.

Andrebbe in questa direzione l’idea della VDO (Vendita Diretta Organizzata) di Coldiretti, annunciata qualche mese fa per aprile. Un sistema di distribuzione di prodotti dei contadini (aggregati in cooperativa) in punti vendita che hanno l’ambizione di competere con la Grande Distribuzione Organizzata. Centri di vendita nel puro spirito farmer’s market con zero intermediari, prezzi più convenienti (anche per il contadino), rintracciabilità e made in Italy. Il discount del futuro? Può essere. Gli Americani cominciano a crederci.

Fonte e foto: good.is