Miracolo a Milano/13 La giornata del foodblogger da colazione a cena

Se ti accorgi che non vedi/senti Totò da un po’ di tempo, e non trovi più la tua macchina fotografica nuova, potrebbe venirti qualche sospetto. A me no, finché un messaggio sulla segreteria…
“Ciao sono Totò. Ho preso io la macchina fotografica. Visto che ormai sono un foodblogger a tutti gli effetti, che le mie opinioni vengono lette e seguite da torme di fans adoranti, è giusto che io la smetta di farti da ruota di scorta e me ne vada in giro a esplorare Milano per i fatti miei. Ti manderò il mio pezzo appena possibile.”
Devo commentare i deliri di onnipotenza di Totò? No. Riporto qui di seguito, senza commenti.
Allora: dove vado? Ho la macchina fotografica di Emanuele e l’iPhone: posso fare tutto da solo. Mi vergogno un po’, a mettermi lì a fare le foto alle cose che mangio, ma insomma… sono o non sono un fodblogger?
Allora: colazione. Cappuccino e brioche da Cova (locale storico di Milano, in Montenapoleone). Anzi, cappuccino e budino di riso: so che a Emanuele piacciono molto, sarà contento. Primo problema: un bel cartello recita “è assolutamente vietato fare foto e video”. E io come faccio? E perché poi? Se mi prendo un caffè, e invece di berlo voglio fotografarlo, saranno fatti miei, no? Magari si riferiscono al locale, agli interni… Insomma, arrivo, mi prendo il mio budino, cappuccino al banco, aspetta, l’iPhone, faccio finta di telefonare – fatto!
Il budino di riso è abbastanza buono, come il cappuccio – niente di straordinario. Dice Emanuele che il migliore rimane quello di Taveggia – mi sa che ha ragione.
Spuntino di metà mattina – un bravo foodblogger non si fa mancare niente. Un altro dei posti consigliati da Emanuele, un classico: il panzerotto di Luini. Il panificio c’era già ai miei tempi – il panzerotto non mi sembra, ma grazie al cielo ci hanno pensato. Buonissimo, caldo, ottimo pomodoro mozzarella filantissima (un po’ meno interessante quello al prosciutto) – secondo Emanuele è sempre buono uguale da quando ci andava ai tempi del liceo (chissà come fa a ricordarsene dopo così tanto tempo), hanno però rinnovato il locale l’anno scorso – e ho visto che hanno anche una sede a Londra: ci andrò per BlogVs in the World Gastro Tour… ehm…
Pranzo. Avevamo visto questo posto nuovo in piazza Tricolore, Victum: prima c’era un negozio di abbigliamento, e prima ancora una grande famosa salumeria, Abbiati. Legno chiaro alle pareti, qualche prodotto in vendita, più che un ristorante un posto per aperitivi, spuntini, pranzi veloci.
Il menu prevede antipasti, piatti pronti freddi (mozzarelle, burrate, salumi), carpacci (di roastbeef, angus, tacchino, oca), insalate. Più un gentile cameriere che ti legge i primi, caldi. Scelgo un risotto allo zafferano con asparagi e prosciutto, e un petto d’oca con pomodorini, lattuga, capperi e olive, e mi dispongo all’attesa. Cestino di pane, grazie al cielo (uno di quei cestini tipo sacchetto di carta, che si vedono in giro un po’ dappertutto in questi ultimi tempi – e come tutte le cose che si vedono troppo in giro, insomma…). Panini piccolini buoni – ma dopo nemmeno dieci minuti arriva il risotto.
Sarà uno di quei risi moderni, che si cuociono in pochissimo tempo, un riso esotico rarissimo che… che… scotto. Ma proprio scotto, moscio, flacciso. L’aspetto carino, insomma; ma il sapore abbastanza inconsistente, si sente l’asparago, è vero, ma il tutto è ammazzato dalla supercottura – evidentemente era già lì pronto ben cotto e aspettava solo me… La mia ricerca del miracolo diciamo che salta questa tappa.
Non male il petto d’oca, ma niente di speciale – troppi capperi, olivone che non amo molto – un normale piatto freddo, senza guizzi particolari.
Emanuele, ti ho salvato da un’esperienza pessima!!
Devo rifarmi: punto allo spuntino serale. Scelgo la Bagel Factory, aperta da poco in Corso di Porta Vittoria – un altro parto della fantasia perversa che ha portato Marco e Caroline ad aprire il primo California Bakery e poi una serie di altri (se ne annunciano anzi di nuovi).
Solo una forma di perversione infatti può spingere ad aprire un negozio che offre dolci lontani dalle nostre tradizioni (la Bakery appunto) eppure buonissimi, e poi ancora un altro negozio, la Factory (la prima in Piazzale XXIV Maggio), che propone questi misteriosi bagel americani, panini con un buco in mezzo preparati secondo una tradizione ebraica di più di 400 anni fa. Si possono mangiare così come sono (normali, salati, dolci, con semi vari) o farciti (carni, verdure, formaggi, pesce, salumi).
Ho preso un Salmon Egg (uova di salmone, cream cheese, fettine sottilissime di limone) e Premium Cheese (Stilton e Roquefort): buono il bagel, anzi i bagel (il primo semplice, il secondo con semi di sesamo), buonissime le imbottiture – avrei forse “spalmato” meglio i formaggi, rimasti un po’ a pezzi “gnoccolosi”…
Cos’altro dire? Che le foto sono bellissime lo si vede (la modestia non mi fa certo velo…). Non so se porterò ancora in giro Emanuele: magari qualche volta gli concederò di accompagnarmi.
Cova, Via Montenapoleone 8, Milano. Tel. 02.76005599 – 02.76000578
Panificio Luini, via S. Radegonda 16, Milano, tel 02.86461917
Victum Cafè, Piazza del Tricolore angolo Viale Premuda, Milano. Tel. 02.76023263
Bagel Factory, Corso di Porta Vittoria 46, Milano
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Non sarebbe ora di occuparsi anche di attivita’ che siano distanti almeno 100mt da tutte ste zone “trandy” .
Pare che per fare conoscere quello che proponi devi aprire in zone cosidette “In”.Tutti questi posti da voi recensiti non mi pare si meritino piu’ recensioni di attivita’ localizzate fuori dalle zone “trandy”,ma il mondo e’ tutto li??
…..Scusate “Trendy” non Trandy
“Adesso gli rispondo io” dice Totò. E cosa gli rispondi?, dico io. “Se si chiama Miracolo a Milano, stiamo a Milano, no?” E invece no – non necessariamente, almeno. Tanto che siamo già stati a Legnano, da Tric Trac.
In realtà, per chi sta a Milano (ed effettivamente scrive Miracolo a Milano), è più semplice mangiare a Milano (la nostra rubrica è appena cominciata, e ci sono ancora migliaia di locali da scoprire provare ritornare) – e il nostro percorso è assolutamente casuale (stasera passo di là, e ci mangio… oggi non ho la macchina, meglio se vado vicino a casa; la benzina costa…), mentre non c’entra nulla il presunto “merito” (si “merita” la nostra visita il locale o lo chef di cui abbiamo letto o sentito, che abbiamo visto per caso voltando l’angolo, o conosciuto altrettanto per caso, a casa di amici ad esempio) ; e lascerei perdere il discorso del “trendy”, che ha un senso ma non nel nostro caso – fra i nostri Miracoli, distinguerei fra i locali del centro (That’s Vapore, California Bakery, The Cube) e quelli semicentrali (Virdis, Ciccilla, Ratanà) e periferici (Alice, Manna), tutt’al più. Peraltro, siamo stati anche lontano da Milano (e ne abbiamo scritto su https://www.blogvs.it). Naturalmente non ci poniamo limiti particolari se non di tempo di impegni e simili – la bella stagione favorirà senz’altro le gite fuoriporta, che saranno anche gastronomiche, e magari espatrieremo (abbiamo mangiato nell’ottimo Zappatori a Pinerolo, dove torneremo – ma se ne scriviamo, non si arrabbierà l’eventuale futuro titolare della rubrica “Vej Turin”? – e vorremmo andare dai Costardi, provati al Cube, alle Antiche Contrade a Cuneo… e nell’Oltrepò, in Liguria, Emilia…) – e vi racconteremo (volete venire con noi?).
Un’ultima osservazione, anzi due. La prima: non devi necessariamente aprire in centro o in zone trendy per farti conoscere e apprezzare. Certo, è più facile se ti metti col tuo ristorante in cima alla Galleria in piazza Duomo; ma Manna e Alice sono decisamente in periferia, e Davide Oldani sta a Cornaredo, che sarà a 20km? da Milano – quindi… La seconda: grazie comunque per il suggerimento, e quindi la sottintesa (almeno da noi) considerazione – anche se purtroppo l’ego di Totò ormai sta tracimando (“Ma che Miracolo – Totò a Milano, anzi, Totttò con tre T, anzi, I miracoli di Totò in Italia…”)…
Forse non e’ stata capita la natura del mio post.La seconda considerazione non l’ho capita,mi spiace.La prima mi fa capire che avete frainteso:io non sono nessuno per dare suggerimenti a voi che sicuramente il vs lavoro lo sapete fare senza suggerimento alcuno.Semplicemente scorrendo l’articolo qui sopra ho notato che tutti i posti visitati sono tutti in zone centralissime.Con questo non ho messo in discussione il lavoro di nessuno,tutto era riferito all’articolo sopra.Sta di fatto comunque che sara’ per la posizione in citta’ o non so cos’altro,ma la percentuale di articoli (non solo vostri sia chiaro,parlo in generale)che parlano di zone tipo navigli piuttosto che Duomo o Brera,e’ nettamente superiore a quelli che raccontano di semi centro o periferia,e sono d’accordo con voi che non facciate questioni di merito a favore di qualcuno,ci mancherebbe,ma forse inconsapevolmente(torno a parlare in generale) la foto che si vede fa risaltare le zone sopra descritte.Quindi non era un’accusa ma una constatazione.Buon lavoro.
Nego nel modo più perentorio e deciso di saper fare alcunché – e questo “lavoro” in particolare. E anzi apprezzo e auspico e attendo suggerimenti…
Ma soprattutto mi scuso se ho dato l’impressione di voler polemizzare – in realtà cercavo di spiegare (forse in modo un po’ ampolloso) i criteri che guidano le nostre scelte. E in particolare, il fatto che non tutti i locali di cui abbiamo parlato siano “centrali” (intendendo per centro di Milano la zona compresa nella cerchia dei Navigli – e non la zona Navigli, in cui non siamo ancora andati), anzi. Possiamo fare discorsi più ampi – l’attrazione del centro, ora contrastata in parte dai centri commerciali extraurbani, l’esistenza comunque di locali d’eccellenza nelle periferie (oltre a quelli che ho già citato, anche Aimo e Nadia Santini sono in periferia…), il richiamo mediatico che può avere parlare di un locale famoso in centro piuttosto che uno meno noto in periferia…
In quanto alla seconda considerazione – stavo semplicemente considerando con un certo stupore (ok, falsa modestia…) l’esistenza di lettori che seguono e commentano i nostri post, e ci suggeriscono di ampliare il nostro raggio d’azione, e/o sono/non sono d’accordo con noi…
Grazie (a proposito – sai se ci sono buoni ristotanti friulani a Milano?)
Oh! Finalmente uno a cui non piacciono i panzerotti di Luini! Li trovo anch’io bisunti e dal gusto di olio (neanche troppo buono), ma fino ad oggi i miei amici mi han sempre dato dello strambo!
é proprio il gusto di olio “cattivo” che non me li fa piacere, sinceramente non ho mai capito il successo di quel locale. Vive di fasti passati, a mio parere 🙁
Si tratta di un discorso complesso – ho mangiato dei panzerottini meravigliosi in un negozietto a Otranto, che non avevano nulla in comune con questi, per dire. Il mio “buono ottimo”, avallato anche da Totò (e d miriadi di amici) è un giudizio che è assolutamente non-obiettivo e completamente personale: mi piace che siano unti (ma non mi sembra un’untuosità tremenda), e non percepisco l’eccesso d’olio (il che probabilmente la dice lunga sulle mie capacità d’analisi organolettica dietologica e simili).
Devo essere onesto, i panzerotti di Luini non mi piacciono. Non so come fossero anni fa, li ho provati solo con l’attuale gestione, ma l’untuosità eccessiva ed il gusto intenso d’olio mi hanno allontanato dal loro consumo.
Luca Formenti
Ciao,
concordo. Sono una pugliese doc ma vivo a Milano. Food blogger per passione e diletto e concordo! I panzerotti pugliesi sono un’altra cosa! Se volete posso anche farveli! Sono brava.
Comunque, se capitate a Bari, per apprezzare il vero panzerotto (e notare la differenza) provate i panzerotti nella pizzeria di Cosimo. Sono una istituzione! Ottimi. E anche enormi!
Vi lascio il link al mio blog Lov-Eat con i dettagli. Chiedo venia, le foto devo ancora farle (per ora ho inserito alcune prese da internet) …da quando ho aperto il blog non sono ancora tornata di Cosimo.
https://lov-eat.blogspot.it/2012/07/bari-pizzeria-di-cosimo.html
Provate e fatemi sapere.
Ps. l’ambiente è un pò spartano ma in fondo è la cucina che ci interessa, no?
Si,essendo io friulano e interessato per la mia attivita’ ne ho visitati alcuni,con uno di loro siamo anche amici oltre che collaboratori .
Per mia opinione personale chi vuol mangiare friulano a Milano e dintorni casca comunque in piedi.Buona qualita’ e prezzi accettabili,a parte qualche nota stonata(per i prezzi intendo,non la qualita’)