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Carlo Cracco. Meglio le orecchie di maiale che la cucina francese

giovedì, 27 Dicembre 2012 di

svinando

Dimenticate Carlo Cracco in versione Masterchef 1 e 2. Impettito e macho, severo e inappuntabile. Guardatelo in golfino e sguardo timido ai microfoni di Gabriele Di Piazza per Corriere tv. Se siete donne solleticherà il vostro senso materno; a prescindere dal genere può essere che lusingherà il vostro nazionalismo. Se poi avevate in mente di invitarlo a cena, ecco qualche dritta per evitare la sindrome del concorrente eliminato. Insieme alle parole chiave del buon ospite secondo Carlo Cracco.

    1. Invito. Bando alle pietanze “senza capo né coda” e alle esagerazioni. Che poi lui è costretto pure ad assaggiarle (Niente male come avvio. C’è qualcuno che  a questo punto persevererebbe?)
    2. Semplicità. Dalla condanna dell’ostentazione all’elogio della semplicità il passo è breve (praticamente è un’invocazione: se fate cose semplici, è capace che limito il danno.)
    3. Legumi. Dimessi e poveri, evocativi di contadine semplicità. Sappiate che Carlo Cracco li adora (e se gli piacciono anche in versione francescana, cioè solo bolliti, siete a posto!)
    4. Cose cattive. Attenzione che Cracco non le mangia. Immaginiamo il terrore in cucina prima che arrivi l’invitato schizzinoso. Poi, per fortuna, arriva la precisazione: le cose cattive, dice Cracco, sono pochissime (se riuscite ad imbroccare quali, siete a metà del guado. Il problema è toccare la riva!).
    5. Rafano. A Carlo Cracco non piacciono i cibi “forti” però adora il rafano, “da morire” (e a questo punto avrete già googolato “ricetta rafano”?)
    6. Interiora. A Cracco piacciono tutte, dalla milza (per il “panino con la milza che si fa a Palermo” non ha letteralmente parole) alla cervella alla lingua (se non fossero già abbondantemente sdoganate, lo umanizzerebbero persino più dei legumi!)
    7. Orecchie del maiale. E’ l’apoteosi del gusto,  “così cartilaginose e con questa pellicina” (quasi tenera come lui!)
    8. Cucina francese. Basta la parola e Carlo Cracco si rabbuia. Non più di 1/2 volte l’anno è la posologia severa. Poi le ragioni: “troppo grassa, noi non siamo abituati”. Quindi l’affondo: “la nostra è una cucina leggerissima”, dove il gusto dipende da “quello che metto dentro e non dai grassi che vado ad aggiungere” (irriverente…)
    9. Errori. Anche Cracco sbaglia. Come quella volta che ha impanato e fritto un ossobuco per rimediare a un piatto uscito male. “Non aveva senso” (uomo avvertito, mezzo salvato!)
    10. Libro. Basta il titolo della sua fatica libresca (“Se vuoi fare il figo, usa lo scalogno”) per evitarvi l’errore fatale, quello di mettere il francesissimo ingrediente nella busta della spesa (che poi Cracco ha imparato a cucinarlo a Montecarlo. Potreste mai competere con lui?)
    11. Imbranataggine. A 22 anni, in quel del Principato di Monaco, Cracco era ancora un imbranato (e voi, siete proprio sicuri di non esserlo ancora?)

[Link e immagini: Gabriele Di Piazza/Corriere della Sera, Francesco Arena/SdG]