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Milano. Hokusai Hiroshige Utamaro, mostra che invita ad andare in 3 ristoranti giapponesi

domenica, 02 Ottobre 2016 di

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Un picnic sull’orlo di un burrone. Un convivio dietro indiscreti paraventi. Un tavolino apparecchiato su una terrazza che guarda cielo e colline. Memorizzate queste immagini prima che si dileguino. Devo parlarvene tra poche righe.

HOKUSAI HIROSHIGE UTAMARO è stata una delle inaugurazioni più attese – ma non dell’ennesimo ristorante/bar/pizzeria/festival/bistrot. Parliamo dell’arte giapponese frutto di un periodo di splendore, tra il 17° e il 19° secolo, con le sue immagini ukiyoe che narrano un mondo fluttuante.

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E di una delle opere più iconiche e influenti, la Grande Onda di Hokusai.

Scatti di Gusto vi suggerisce di attraversare questa mostra irripetibile con attenzione a un’ulteriore lettura: le scene conviviali. Complici le luci soffuse dell’allestimento, la sua struttura minimale e i colori sottili e armoniosi, vi accorgerete di gustare le 200 xilografie esposte. Come se fossero effimere preparazioni preziose apparecchiate solo per voi in un raffinato locale. E un po’ è vero: al pari di alimenti rari e deperibili, la delicatezza delle opere ha richiesto un’illuminazione, una temperatura e pause di chiusura – per ristorarvi lo spirito e per preservarle.

Andiamo a visitare. Nelle sale scoprirete raggruppamenti tematici e confronti diretti tra gli autori intorno a soggetti paesaggistici e naturalistici e tranches de vie. Ma se vorrete potrete anche soffermarvi su:

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Katsushika Hokusai, La cascata di Amida in fondo alla via di Kiso, dalla serie Viaggio tra le cascate giapponesi, 1832-1833 circa. Tre viandanti si ristorano con il cibo dei loro bento, apparecchiando a pochi centimetri da uno strapiombo. Sul fuoco gorgoglia l’acqua del tè. Sullo sfondo scroscia la cascata.

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Katsushika Hokusai, Il pino a cuscino nel parco ad Aoyama, dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji, 1830-1832 circa Silografia policroma, Honolulu Museum of Art. Anche qui, una sosta, un belvedere, il momento del ristoro, uno jubako, contenitore multipiano con le vivande, piccole stoviglie. Un pasto veloce di viaggiatori.

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Katsushika Hokusai Abe no Nakamaro, dalla serie Specchio dei poeti giapponesi e cinesi, 1833-1834 Silografia policroma, Honolulu Museum of Art. Cosa ci sarà nei cartoccetti serviti agli uomini in contemplazione di questo panorama marino?

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Kitagawa Utamaro Beltà cinesi a un banchetto, 1788-1790 circa Silografia policroma, Honolulu Museum of Art. Il banchetto inteso come intrattenimento per tutti i sensi. Oltre al diletto delle papille, c’è anche quello della musica e della letteratura. E forse anche quello della lentezza.

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A proposito di lentezza. Il tempo l’avete, ma l’occasione è unica, perché poi il tutto tornerà ad Honolulu. Perciò prendete nota e organizzatevi per HOKUSAI HIROSHIGE UTAMARO, Palazzo Reale di Milano fino al 29 gennaio 2017. La mostra celebra il 150° delle relazioni diplomatiche Italia-Giappone, nell’ambito di un menu di eventi che coinvolge tutti i musei scientifici milanesi e il teatro alla Scala con la messa in scena della Madama Butterfly.

Supponiamo adesso che la visita, mattutina o pomeridiana o seròtina (da quanto tempo non leggevate questa parola?) vi abbia ispirato fame. Di cibi giapponesi. Vi diamo due suggerimenti di registro diverso per due locali a ragionevole distanza da Palazzo Reale adatti ad orari e appetiti diversi.

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Wicky’s (in Corso Italia 6) per l’interpretazione del sushi, del sashimi e di altri privilegi (chef table inclusa) a cura di Wicky Priyan, maestro rigoroso che si identifica con la sua disciplina – la wicuisine.

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Wellkome (in Via Bezzecca 1) per una cucina giapponese manga-style, quotidiana, confortante, value-for-money. Soba come la mangiano loro, bento takeaway. E autenticità familiare.

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Ma se avete voglia di allontanarvi, il suggerimento è per Iyo (in via Piero della Francesca, 74), primo ristorante giapponese in Italia ad aver conquistato la stella Michelin che ha riaperto da un paio di giorni più bello (e buono) che mai.

PS: Tutto quello che potreste desiderare conoscere sulla mostra è sul sito www.hokusaimilano.it

[Immagini: Bruno Cordioli ©, Hokusaimilano, Wellkome, Wicuisine]

Di Daniela Ferrando

Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.