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Anzio. I crudi di pesce di Bottega Capolei deludono ma non per qualità. Cotti, non pervenuti

mercoledì, 23 Agosto 2017 di

L’estate è la stagione di nuove scoperte e di facili entusiasmi. E di inevitabili delusioni.

Ma è anche la stagione più adatta per capire che aprire un ristorante non è un gioco (né questione di moda) improvvisandosi ristoratori e calandosi nel ruolo di padroni di casa quando del funzionamento di questa casa si sa ben poco.

Volete sapere perché lo penso?

Seguitemi in questa esperienza a Anzio in un ristorante di cui avevo sentito parlare bene, Bottega Capolei.

Nonostante casi di successo confermati come la trattoria Osti Matti di Roma starebbe lì a dimostrare, il pluridiscusso Tripadvisor non è stato d’aiuto: la gran parte delle recensioni positive sono scritte da persone con 1-2 interventi in tutto.

Ai commenti negativi dei contribuenti attivi, non mancano repliche piuttosto brusche e a tratti offensive dal titolare, Carlo C.

La Bottega Capolei si trova nel centro di Anzio, proprio di fronte al mostro sacro di Pierino. Da fuori si presenta carino, due salette bianche, forse troppo bianche e troppo illuminate per i miei gusti, qualche tavolino fuori.

Entriamo: le piastrelle per terra mi fanno subito pensare alle isole o alla Costiera Amalfitana, la mise en place è carina e curata, e pregusto una serata piacevole dai sapori mediterranei.

Il menu è molto breve: due antipasti (crudo completo e cotto), 3 primi più un piatto del giorno, due secondi più pescato o crostacei al chilogrammo. Ordiniamo il crudo e il cotto (da dividere in due) e chiediamo la carta di vini: “non c’è”, dice il titolare, “la stiamo aggiornando”. Peccato: la stessa cosa l’avevo già letta in una recensione di 1 settimana prima.

Vado davanti al frigorifero per scegliere una bollicina (vogliamo mettere una cena di pesce senza bolle?), dove mi attende una delusione: un solo prosecco e un solo Franciacorta. Vedo anche una decina di vini che sembrano di stare li quasi per caso, senza alcun criterio, e opto per il prosecco.

Nonostante il ristorante pieno a metà, e 4 persone in sala (compreso il titolare), il prosecco si fa attendere, e il cestino di pane non sarebbe mai arrivato se non l’avessi chiesto espressamente.

Verso le 21.30 (faccio la maestrina con la penna rossa, ho gli orari delle foto scattate con l’iPhone) ecco la prima apparizione: un piatto grandissimo con solitari 1 scampo, 2  gamberi e 2 gamberetti. Buoni, freschi che nel mio computo quantitativo valgono 3 assaggini.

Dopo 10 minuti arrivano altri 7 assaggi, composti per la gran parte da una mini fettina di pesce bianco con cubetti di frutta, salsine, pomodorini. Buoni gli abbinamenti, sapori delicati.

Infine arrivano ultime 4 ciotoline. Il titolare precisa: “Lavoriamo solo il pesce di Anzio, sono le marmorette e le tracine”.

Niente ostriche (che fanno parte anche di crudi più scarsi in presentazione) né tartufi di mare o tartare. Anche se nel mare di Anzio non si  pescano solo tracine e marmore, ma ci sono anche tonno alalonga, spada, spigole, ricciole e via discorrendo.

Nel frattempo la fame cresce, sono le 22.05, e dalla cucina sembra non uscire altro.

Alle 22.15 la mia pazienza si esaurisce, in proporzione contraria alla fame crescente, così andiamo a chiedere il conto precisando che il cotto ordinato non è mai arrivato. E il titolare, sorpreso come un bambino a chi è stato levato all’improvviso il suo giocattolo, ci dice: “Ma non si fa così!..”

Mi permetta, caro ristoratore, “non si fa così” lo dico io che sono entrata alle 21.05 e dopo 1 ora e 10 ho assaggiato solo quel crudo scarso.

Forse “Il ragazzo in cucina ha sbagliato la comanda” sarà anche vero, ma penso che un padrone di casa avrebbe seguito la comanda che ha preso e passato al ragazzo in cucina.

Mentre uscivo mi sono fermata a pensare i motivi della mia scontentezza (e non parlo di bicchieri sbagliati, della luce accecante, di una ragazzetta in sala poco preparata con le unghie lunghissime) e ho annotato:

  1. lista di vini mancante che non ti permette di conoscere nemmeno il prezzo della bottiglia
  2. scelta di vini, soprattutto bollicine, scarsa e parecchio casuale
  3. cestino di pane da chiedere
  4. “crudo completo” mancante di voci che ti aspetteresti se lo chiami completo: ostriche, tartufi di mare, tartare
  5. rapporto qualità – prezzo sballato con 14 micro assaggi a 25 € che non possono definirsi “completo”
  6. tempi di attesa esagerati

Devo anche sottolineare che il ristoratore si è scusato nell’unico modo in cui poteva provare e cioè con un notevole sconto, in pratica quasi la bottiglia di Prosecco da 20 €,  su quello che abbiamo consumato in attesa.

Mi auguro, ci sia ancora speranza per Capolei.

Bottega Capolei. Via Giovanni Manetti, 10. Anzio (Roma). Tel. +39 347 652 4890

Di Giulia Nekorkina

Moscovita di nascita, romana da 25 anni, Rossa di Sera da 10 anni, innamorata della vita, appassionata di bollicine, adora cucinare e mangiare. Il miglior museo è un mercato, il miglior regalo è un viaggio.