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Roma. Cena stampa a tutta zucca per scoprire prezzi e tavolo sociale all’Hotel Eden

giovedì, 12 Ottobre 2017 di

Se dal Brunei ti invitano a cena che fai, non ti presenti? Una domanda che fortunatamente non ci siamo dovuti porre perché l’invito proveniva dall’ufficio stampa del ristorante.

“Il giardino” è uno dei ristoranti presenti nel lussuoso edificio che ospita l’Hotel Eden (a fargli compagnia è “la Terrazza”, dedicata al fine dining, entrambi sotto l’attenta mano di Fabio Ciervo), anello della catena “Dorchester Collection” che si propone di interpretare il lusso in chiave “sociale”. Ma nessuno si allarmi questo non è un articolo di politica, si vuol parlare di gastronomia ovviamente.

La proposta dell’Hotel è quella di organizzare un “tavolo sociale” per l’appunto; le coppie prenotano e vengono messe a sedere a una tavola di sei coperti con la possibilità di socializzare con gli altri quattro commensali: un’esperienza che in un ambiente simile direi di networking, ma l’idea di fondo è sempre la stessa, creare nuovi rapporti. E proprio il fatto che venga organizzata in un locale così sfarzoso svecchia il concetto di tavolo sociale già ampiamente sdoganato.

Entrambi i ristoranti (e la zona cocktail) si trovano al sesto piano dell’edificio, una sala circondata da una vetrata che si affaccia sul panorama del centro storico romano a formare un quadro su cui si stagliano alcuni dei monumenti simbolo della capitale come la Cupola di San Pietro e l’Altare della Patria.

L’ambiente (e la sua vista) possono essere goduti anche da chi non risiede nell’albergo che mette a disposizione la sala dalle sette del mattino all’una di notte, dalla colazione al dopocena.

Pur avendo a disposizione così tante opzioni, appena entrati si incappa nel bancone bar e il cocktail da aperitivo è probabilmente una scelta obbligata.

Chi è spaventato dalla scelta à la carte e non si destreggia tra le miscelazioni, può seguire i consigli dal barman, una figura che non disdegna la confidenza col cliente per sdrammatizzare e rendere meno “asettica” l’atmosfera che spesso si crea in ambienti simili. Il lusso c’è ma non è mai pesante, in nessun senso.

“La grande bellezza” è il drink servito. Mescal e succo di tamarindo, forte ma fresco ricalca fortemente le proprietà del distillato di Agave, compresa l’assenza di zuccheri che rende la miscela secca.

Dopo la prima consumazione alcolica; che scioglie la lingua e la parlantina, si viene accompagnati a un tavolo di marmo, minimale e dai toni ombreggiati, quasi una nicchia se non fosse per il cucinotto di supporto alle spalle. Il sentimento di convivialità non viene tuttavia intaccato dal servizio che è preciso e oserei dire felpato.

Il menù è stagionale e viene quindi rielaborato periodicamente dallo chef che, per carpire l’essenza dell’autunno, si è dedicato alla lavorazione della zucca.

A seguire nei prossimi giorni il menù al tartufo e lo speciale di Halloween per il 31 ottobre.

Prima tra tutte e la Crema di Zucca e nuvola di mandorle (24 €) un preparato di soffritto di cipolla e scalogno con crema di zucca e una spuma di latte di mandorle, il tutto guarnito da mandorle tostate e gocce di aceto balsamico e accompagnato da una fetta di pane tostato che quasi invita alla scarpetta.

Il risultato è un piatto dalla consistenza quasi pannosa, spezzata dalla croccantezza del frutto secco che dona una nota di umami, dominante nel piatto e interrotta dalla piccantezza finale. Altra nota positiva è l’abbondanza del piatto che lo rende un toccasana per l’uggioso clima autunnale.

Seguono poi i ravioli di zucca e radicchio aromatizzato al balsamico (26 €), una pasta autoprodotta particolarmente morbida ma solida, non si smembra sotto la vigorosa forchettata del commensale e arriva intatta in bocca: il lavoro eseguito sulla consistenza è impeccabile.

Forse più deludente è il gusto, troppo simile al piatto precedente per la permanenza della zucca e dell’aceto che viene solo in parte sconvolto dall’asprezza del radicchio. Questo però è un malus di un qualunque menù “tematico” e forse non è giustamente imputabile al piatto.

Ultimo tra i piatti salati è il carrè d’abbacchio in crosta di nocciole e senape (40 €). Il tutto viene adagiato su una terrina di zucca e condita con una salsa al rosmarino.

La preparazione della cucurbitacea la rende mera partecipante al piatto dominato dal’abbacchio, estremamente morbido, e con la sapida salsa che si sposa con la carne. Dissesta l’esperienza, fino ad ora uniforme, la nocciola e la senape. Gusti abbastanza forti da dominare la delicatezza dell’agnello.

Con la piccola pasticceria però il tavolo sociale prende una brutta piega, condividere le chiacchiere va bene, spartire il dolce un po’ meno. Soprattutto quando ci sono quattro diverse varietà di dessert in gioco e la possibilità (macabra) che ci tocchi la meno interessante.

Per fortuna lo chef si è prodigato nella preparazione di ottimi dolci, il Montblanc tra tutti, non delude nemmeno il gelato di castagna con granella di cioccolata. Intrigante era quel che sembrava un dolce alla mela verde che, ahimè, non sono riuscito ad assaggiare, l’unico rimpianto della serata.

Tirando le somme l’unica pecca dell’esperienza è la sua monotonia, dettata dalla necessità di seguire un filo logico, quello della zucca. L’elemento “Wow” che cercavo non è mai arrivato (forse perché il suo habitat è il ristorante fratello, La terrazza insomma insomma) ma nessun piatto si è mai dimostrato sottotono, il ché è comunque un merito.

Ma se Fabio Ciervo manca (e nemmeno troppo) nell’esperienza generale (che non rimane impressa grazie a un piatto stellare) è nel particolare che dà il meglio di sé.

Forse sono il passato da atleta e il master in nutrizione ad averlo reso particolarmente metodico: le esecuzioni, le cotture e l’attenzione al dettaglio sono impeccabili. L’ingrediente è l’elemento di partenza dei suoi menù che poggiano su basi solide, la materia prima è selezionata e controllata personalmente dallo chef.

La cura è quindi maniacale dall’acquisto fino al suo servizio nel piatto, e si manifesta anche nella cucina. Un palco che ospita 30 chef e che è stata pensata da Fabio manager oltre che cuoco; l’investimento è stato notevole, ma rende la cucina un motore perfettamente oleato e sempre funzionante.

L’esperienza all’Eden è unica per il paesaggio e nel complesso molto positiva, è non vi è alcuna scusa per non prenderci almeno un caffè e gustarsi il panorama, anche se noi consigliamo di spingersi oltre l’espresso e godersi un pasto completo ricordando che questo stesso menu in versione degustazione costa 100 € a persona, bevande escluse.

Il Giardino dell’Eden. Via Ludovisi 49. Roma. Tel: +39 06 478 121