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Milano. Muore Cesare Cucchi patron della Pasticceria Cucchi

lunedì, 26 Marzo 2018 di

In questi ultimi anni Milano è diventato un luogo complesso per il mondo della ristorazione, che dopo Expo2015 ha visto moltiplicarsi aperture chiusure e nuove ulteriori aperture, accanto a una serie di monumenti, vere e proprie testimonianze storiche dell’arte del cucinare per gli altri.

Uno di questi monumenti è la Pasticceria Cucchi, fondata nel 1936, che ogni mattina apre le sue vetrine all’inizio di corso Genova. Da qualche anno, ad aprirle sono Vittoria e Laura, figlie di Cesare Cucchi, a sua volta figlio dei fondatori, Luigi Cucchi e la moglie Vittorina.

Cesare Cucchi è mancato nella notte fra venerdì e sabato scorsi. Un altro “grande vecchio” della milanesità gastronomica, 85enne, di poco più giovane di Gualtiero Marchesi: una generazione che ha aiutato a formare il gusto milanese, da punti di partenza simili – le attività di famiglia – ma con percorsi e punti di arrivo molto diversi. Se Marchesi è stato un innovatore, anche spericolato, e ha lasciato un’impronta ben precisa nella cucina, Cesare Cucchi non ha abbandonato il nido, ha portato avanti la pasticceria di famiglia mantenendola entro binari più precisi e “storici”, non una tradizione fine a se stessa ma viva e vitale.

Il locale di corso Genova nacque più di ottanta anni fa, nel 1936, come caffè e poi cafè chantant; distrutto dai bombardamenti alleati del 1943, venne ricostruito, e rinnovato negli anni Cinquanta; un ultimo rinnovo in questi ultimi anni ha aggiunto una vetrina. Una storia celebrata in un documentario, uscito l’anno scorso.

Locale Storico d’Italia, Attività Storica della Lombardia, e Bottega Storica di Milano, sono tutti riconoscimenti arrivati in questo nuovo millennio: ma un riconoscimento non ufficiale, una medaglia non visibile ma splendente sul petto del signor Cesare, è quella di essere rimasta azienda familiare e italiana fino a oggi. Diversamente da Cova, storica Confetteria aperta nel 1817 a fianco del Teatro alla Scala, trasferitasi nel 1950 in via Monte Napoleone, che, ambita da Prada, è passata alla holding LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy), multinazionale del lusso. Prada si è dovuto “accontentare” di un’altra pasticceria storica, Marchesi (nessuna parentela con Gualtiero), fondata nel 1824 in zona Magenta, e ora presente anche in Galleria Vittorio Emanuele, sopra il negozio di Prada (e di fronte alla pizzeria, pasrdon, al ristorante stellato di Carlo Cracco).

La produzione – torte, pasticcini, panettoni e colombe, pasticceria salata – era ampia e classica. E buona, difficilmente c’era qualcosa di men che buono, di poco affidabile, di mal eseguito – io, non l’ho mai trovato.

Sì, lo so, ho inserito i loro cannoncini un po’ in basso nella nostra classifica: ma siamo pur sempre nei primi 10, ovvero ce ne sono decine e decine che ho assaggiato e che in classifica non sono entrati. Ecco: erano prodotti eleganti, d’altri tempi nel senso migliore dell’espressione.

Ho abitato per qualche anno dietro corso Genova, e la colazione alla Pasticceria Cucchi, se non ero in ritardo, era un bel modo di iniziare la giornata. Così come l’aperitivo, tornando, la sera, di finirla.

Addio signor Cesare. Con tutta la grattitudine che si deve a chi ha addolcito qualche istante della nostra vita.

[Immagini: Pasticceria Cucchi, Russia News, Flawless Milano]

Di Emanuele Bonati

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da quasi 50 anni. Legge compulsivamente da sessant'anni. Mangia anche da oltre 60 anni – e da una quindicina degusta e racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non. Tuttavia, verrà ricordato (forse) per aver fatto la foto della pizza di Cracco.