mulino caputo farine per pizza, pane e dolci

Antica Osteria La Rampina, la preferita da Gualtiero Marchesi fuori Milano

venerdì, 24 Agosto 2018 di

svinando

L’Antica Osteria La Rampina è lì dal ‘500 sulla via Emilia a pochi chilometri da Milano. Il locale più antico della provincia di Milano ancora in attività è stato un cambio cavalli, una locanda, un’osteria fuori porta, un ristorante stellato e il caminetto dove Gualtiero Marchesi trovava tranquillità e amicizia. Sempre, in tutto il tempo, un luogo di accoglienza.

La facciata della Rampina è ornata da un grande glicine, secolare, avvolgente. Dentro, le ampie sale e una corte-giardino che apre a maggio per mangiare nel verde e nel silenzio (o immersi nella musica delle frequenti serate musicali).

È gestita da quarant’anni dalla stessa famiglia Gagliardi che ne ha vissuto la gloria e i cambiamenti, ha una doppia anima e un equilibrio dinamico, che corrisponde (seppure non rigidamente) a due generazioni: tradizione del territorio lombardo e di altre cucine regionali di Lino Gagliardi e vena innovativa di Luca, suo figlio, che si è formato per 7 anni in Francia.

Sotto, la cantina cinquecentesca con archi e mattoni rossi, in corso di catalogazione – su cui sovrintendono Lorenzo, sommelier e altro figlio di Lino e Dario, il genero – ospita oltre 800 etichette tra rossi, bianchi e rosé.

Tra tesori d’annata, vini più giovani e/o meno impegnativi, bottiglie di cantine biologiche e biodinamiche, si trova o ci si fa consigliare l’abbinamento perfetto.

“Semplicità, autenticità e ricerca”: queste sono le parole-chiave dichiarate. Ritroviamole in carta e nei piatti.



Piccola campionatura
, gli antipasti: Fiori di zucca fritti ripieni di mozzarella di bufala e riduzione d’aceto e miele; Tonno rosso scottato con cipolle di Tropea caramellate e wasabi; Carpaccio di gambero rosso di Mazara con fiocchi di burrata e maionese al basilico; degustazione di salumi. Prevale la semplicità-autenticità, la tallona la ricerca, la tradizione riposa e rassicura (ovvero, la degustazione di salumi non può mancare).


Una proporzione che si replica anche nelle altre portate come il risotto alla camomilla e con un tocco di memoria reverente per Gualtiero Marchesi.

Eravamo un gruppo eterogeneo, di vari gusti e diversi appetiti.

Contrariamente a Milena Gabanelli, io adoro gli amuse-bouche, i benvenuti dello chef e tutti i fuoricarta in genere. Il nostro è stato semplicissimo: melone frullato e riduzione di porto, con bicchierino di cristallo della nonna e ricordi in libera uscita.

Il tonno scottato (24 €) che ho scelto come antipasto era una porzione importante, ma talmente tenero e gustoso e divertente per le cipolle caramellate e il wasabi. Sparito.

Il carpaccio di gamberi (26 €) lo abbiamo visto in due versioni: bello e buono sia in mezza porzione che normale. Sono una paladina delle mezze porzioni, che agevolano il viaggio attraverso i sapori di un pasto: è una preferenza impopolare?


Risotto: abbiamo equamente ordinato quello ai Gamberi, mantecato al latte di cocco e lime (22 €) e quello all’ortica e lamponi, erbe aromatiche e caprino (20 €). Bellissimo, preferito, una festa anche per gli occhi, con le gocce di riduzione di lamponi sul verde del risotto e polvere di barbabietola sul bordo candido del piatto. Forse il piatto che mi ha colpito di più.

I commensali hanno proseguito con Anatra alle ciliegie (24 €) – 500-600 anatre zampettano nel vicino allevamento, cibandosi da sé e quando alla Rampina serve l’anatra, la consegna avviene in bicicletta – e Granchio fresco con Tatin di pesca, o meglio con pomodorini, basilico e pesca rosa (26 €).

Dessert, panna cotta allo yogurt con coulis di frutti rossi, seguiti da croccante e mini-dolcezze come uno strascico che fruscia prima di sparire dal portone.

La rassegna “Arteintavola”, l’ultimo venerdì di ogni mese, alle ore 20.30, è un altro motivo per tornare alla Rampina.

Cene a tema – e il tema è sostanzialmente stagionale – al prezzo di 40 €, vino compreso.

Antica Osteria La Rampina. Via Emilia frazione Rampina, 3.  San Giuliano Milanese (Milano). Tel. +39 02 9833273

Di Daniela Ferrando

Milanese, trent’anni di copywriting e comunicazione aziendale. Le piace che il cibo abbia le parole che merita: è cultura. Parlando molto e mangiando poco, non si applica nel suo caso il “parla come mangi”.