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Coronavirus. Ernesto Fico chiude la pizzeria Cruisè: “Niente aiuti”

Prima Giuseppe Vesi, ora Ernesto Fico e anche Gino Sorbillo: la crisi per l'emergenza sanitaria sta portando alla chiusura delle pizzerie
martedì, 14 Aprile 2020 di

svinando

Ernesto Fico, una delle voci storiche delle pizzerie alza bandiera bianca.

“Con grande rammarico sono costretto a chiudere il Cruisè, le saracinesche abbassate dal’8 marzo un periodo troppo lungo per restare ancora”.

Animatore delle sessioni speciali dedicate ai bambini durante il Napoli Pizza Village, chiude perché impossibilitato a sostenere i costi di affitto di un locale così grande: “7.000 euro al mese più 800 € di condominio”, spiega.

Ernesto Fico

“Ho resistito per il mese di marzo, ma tenere fermo il locale significa spendere 10 mila euro al mese. Impossibile resistere a lungo e senza una previsione certa di riapertura”, continua.

“Anche se dovesse essere approvato il delivery è impossibile mantenere una struttura del genere: troppe spese per un locale che ogni sera faceva 200 pizze per più che raddoppiare il sabato. Molti mi conoscono e conoscono gli enormi sacrifici che ho fatto in questi lunghi anni (la pizzeria Cruisè è stata inaugurata 7 anni fa). Vorrà dire che ricomincerò da zero”, conclude.

Fitti, tasse e bollette sono diventati l’assillo di molti pizzaioli e titolari di pizzerie impossibilitati a farvi fronte senza il normale flusso di cassa.

Rischia anche Gino Sorbillo

Lievito Madre Sorbillo Napoli

Un baratro in cui potrebbe sprofondare addirittura Gino Sorbillo stando a quanto dichiarato a Napoli FanPage. Una crisi durissima che lo costringerà a chiudere almeno quattro locali:

  • Lievito Madre sul Lungomare di Napoli a piazza Vittoria per la quale aveva previsto un ammodernamento
  • Zia Esterina al Vomero, sempre a Napoli
  • Olio a Crudo a Milano in zona Tortona
  • Zia Esterina sempre a Milano

L’ipotesi del delivery, dapprima scartata e ora inseguita anche contro la riluttanza del Governatore della Regione Vincenzo De Luca, potrebbe solo lenire in parte i mancati incassi e permettere di andare avanti. Una sopravvivenza minima con 30-40 pizze potrebbero salire durante il fine settimana a 100 pizze.

“Meglio avere la macchina che cammina a filo di gas, piuttosto che tenerla spenta per tre mesi e ripartire da zero”, dice Sorbillo riprendendo proprio quel filo su cui avevamo discusso durante la tavola rotonda con Massimo Di Porzio, Alessandro Condurro e Ciro Salvo.

La richiesta di una moratoria e l’apertura del delivery sembrano le uniche proposte o meglio le uniche richieste dei pizzaioli napoletani.

Saranno concesse, saranno sufficienti? O si assisterà a una perdita di nuovi locali come già avvenuto con Vesi?