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De Luca: niente pizza a casa, ma rimborso di 2 mila euro per pizzeria. Aperture a metà maggio

Il Presidente della Regione Campania rimanda la consegna a domicilio della pizza. Riaperture previste per la metà di maggio
venerdì, 17 Aprile 2020 di

Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca dice di no alla consegna a domicilio della pizza a Napoli e in tutte le province prima del 3 maggio.

Non si potranno ancora ordinare le pizze stando a casa, ma le pizzerie riceveranno 2.000 € come misura di aiuto (i limiti sono 100 mila euro di fatturato). Che dovrebbero arrivare alla fine della prossima settimana.

L’iniziativa di Gino Sorbillo quindi non ha ancora dato i suoi frutti. La richiesta della possibilità del delivery non è stata accolta in una regione in cui a differenza di altre regioni non era possibile, ma la decisone di un eventuale anticipo rispetto la data del 3 maggio è ancora probabile ma condizionata dalle misure sanitarie che dovranno essere prese. Prima tra tutte le mascherine che diventeranno obbligatorie dal 3 maggio per tutti.

“Se si può anticipare anche la consegna a domicilio del cibo di asporto con tutte le norme di sicurezze obbligatorie, comprese mascherine e guanti per chi consegna e per chi prepara i cibi in laboratorio, lo faremo”, è la concessione a quanti speravano in un avvio del delivery anche in Campania.

Niente pressioni, ma solo quello che è giusto fare faremo, ha detto De Luca.

Una delle principali sollecitazioni riguarda il cibo da asporto, generi alimentari e pizze, ha spiegato De Luca nel corso della conferenza stampa in diretta Facebook (qui il link).

Non lo abbiamo consentito fino ad oggi, non per particolare cattiveria.

De Luca fa un esempio per spiegare cosa è successo con la consegna a domicilio di generi alimentari.

A Lauro un negozio ha fatto la distribuzione porta a porta. Tutta la famiglia che gestisce il negozio è risultata contagiata e si è dovuto mettere in quarantena tutto il paese.

Quando abbiamo limitato il trasporto domiciliare lo abbiamo fatto perché era difficile prevedere l’adozione delle misure, ma lo abbiamo fatto anche con decisioni di accompagnamento: 2.000 € di contributo alle attività chiuse per l’ordinanza.

Le pizzerie lo avranno.

Non potevamo chiudere le panetterie e le salumerie: queste attività non avranno il contributo di 2.000 €.

Abbiamo cercato di farci carico del problema.

Ma stiamo ragionando sulla possibilità di anticipare l’apertura, ma la decisione non la prenderemo sulla base di pressioni ha concluso De Luca che ha specificato come si tratta di aspettare solo una settimana lavorativa.

Ad esempio anche i fiorai non possono aprire per decreto nazionale.

Una strada, questa del rigoroso rispetto delle misure di limitazione del contagio, che potrebbe portare alla chiusura dei confini della Campania per evitare trasferimenti di persone da altre regioni che decidessero di allentare la stretta prima del necessario.

Cos’altro ha detto De Luca

https://www.facebook.com/vincenzodeluca.it/videos/2934876839907479/

De Luca ha ricordato la morte di Sepulveda e la testimonianza di chi è uscito dal ricovero e che richiede di non banalizzare una malattia grave.

La fase 2: tutti quelli che erano spariti dalla scena sono riapparsi con ricette mirabolanti

Tutti quelli che andavano avanti a tweet hanno riattivato la fabbrica dei tweet.

La politica politicante sembra essere ritornata in campo. Che tristezza.

Il dibattito sul Mes è stato un esempio sconcertante e De Luca fa la differenza con la Grecia. Non c’è controllo sulle decisioni interne e su come sarebbero utilizzati i 36 miliardi di euro destinati alla Sanità. Non ci sono centinaia di miliardi regalati, ma va dibattuti tempi di restituzione e zero interessi.

La fase 2 per De Luca deve avere una grande attenzione perché ancora in molte parti d’Italia siamo ancora in fase 1.

Molti Presidenti premono per affrettare la ripresa di tutto, ma bisogna avere prudenza. In Lombardia ieri ancora 1000 nuovi contagi. In Piemonte 800. Una situazione non tranquillizzante.

Se si accelera in modo non responsabile, rischia di mettere a repentaglio tutta l’Italia.

Se dovesse esserci tale fuga, la Campania chiuderebbe i confini e vietare l’ingresso sul territorio. Abbiamo già assistito al rientro in massa di cittadini dal nord, ma immaginare di dover riaffrontare un problema del genere sarebbe sconsiderato.

Parliamoci con grande chiarezza. Possiamo fare la corsa ad aprire tutto, ma la cosa più drammatica sarebbe riaprire le attività in maniera indifferenziata e dopo 2 settimane saremmo costretti a richiudere tutto. Una nuova stagione di isolamento non la reggerebbe il Paese.

Non si può sbagliare. Non possiamo fare esperimenti, ma un conto è programmare la fase 2 in maniera responsabile un altro dare il via liberi tutti.

In Campania prevede che la fase di riapertura di industria, artigianato e commercio sarà in parallelo con un piano di sicurezza sanitaria.

Le Regioni possono fare ordinanze più restrittive.

In questi giorni Associazioni Costruttori, balneari, prossima settimana Turismo e cioè albergatori, ristorazione, tour operator che richiede intervento del Governo.

Stiamo sviluppando il dialogo con le attività economiche in modo che possano riaprire in condizioni di sicurezza e per tutelare sia i lavoratori che l’insieme dei nostri concittadini.

Abbiamo deciso di avviare un monitoraggio nel nostro territorio.

Avrete ascoltato annunci mirabolanti: faremo lo screening per tutta la nostra popolazione. È evidente che non si potrà fare. Per un periodo è diventato mitologico il test sierologico che non è stato ancora validato. Come anche i test rapidi.

Abbiamo deciso di varare in vista della fase 2 un protocollo di sicurezza ma anche un’azione di screening sulla popolazione.

Moltiplicare i test nelle strutture pubbliche è la fase 2 sanitaria.

Moltiplicare lo screening sul personale sanitario.

Poi estenderemo lo screening alle Forze dell’Ordine, alle fasce deboli e a chi vorrà riprendere l’attività.

Ma sappiamo che non faremo 6 milioni di tamponi. Oggi siamo a 43 mila tamponi e abbiamo quadruplicato il numero in una settimana.

La normale attività ospedaliera riprenderà a fine aprile con ospedali modularti affiancati a quelli esistenti.

Stiamo distribuendo 3 milioni di mascherine. Diventerà obbligatorio dopo il 3 maggio. Da oggi è cominciata la distribuzione alle farmacie, poi ai medici di famiglia e quindi con una consegna attraverso le Poste.

Obbligatoria la mascherina al di fuori di casa. Abbiamo fatto una gara stanotte per le forniture.

Fatta questa prima distribuzione, entro il 3 maggio metteremo in vendita le mascherine nei supermercati a prezzo calmierato.

L’obiettivo di fondo è salvare la Campania. Non terremo un minuto in più le misure restrittive, ma non le leveremo un minuto prima.

E questo vale anche per il cibo da asporto e per le pizze a domicilio.