Il primo Gin Nardini si chiama Garage, un London Dry che ci piace

Se pensavate che il mondo avesse già abbastanza gin tenetevi pronti a fare retromarcia, perché da casa Nardini è appena spuntato un buon motivo per far spazio nella bottigliera. Se non l’avete basta dirlo e vi suggeriamo un paio di bottiglie per iniziare a popolarla.
Facciamo una premessa: Distilleria Nardini produce grappe d’autore da 246 anni. Ma questa novità del gin di certo non ce l’aspettavamo. “Se qualche anno fa vi avessero detto che oggi sareste stati invitati alla presentazione di un Gin Nardini, avreste riso in faccia anche al più informato dei vostri amici”. Così ha detto ieri, all’evento di lancio, la Marketing Manager Alice Lucchi. E come darle torto? Il segmento è saturo, rumoroso più del centro di Milano durante la Design Week. Pieno di etichette fluorescenti in perenne competizione, alcune, a parer mio, davvero imbarazzanti (ma qui di nomi non mi sento di farne). Eppure questo gin non chiede spazio, se lo prende con discrezione e nonchalance. Chapeau.
Il primo gin Nardini non si scorda mai

Certo, dal ponte di Bassano ci avevano già abituati ad altri prodotti che non necessitano di presentazioni, come l’Acqua di Cedro o il Mezzo e Mezzo. L’alambicco però lo avevano sempre riservato alla regina dei loro liquidi, la grappa. Oggi però si apre una nuova strada, se sarà tortuosa o meno non ci è dato saperlo.

Dietro questo Gin c’è Garage Nardini, il laboratorio sperimentale della storica distilleria veneta dove i cocktail li sanno fare eccome. E non parliamo certo di una start-up in coworking con scrivanie in pallet. Questo gin è realizzato nelle stesse distillerie che producono la grappa, con alambicchi veri, mani esperte e idee chiare. Il risultato? Un London Dry a 45 gradi con un’identità ben precisa, data da botaniche straordinarie. Parliamo di ginepro (ovviamente), coriandolo, cardamomo, anice verde, finocchio dolce, verbena, melissa, elicriso e scorza d’arancia amara. Nessun aroma posticcio e un’esplosione di freschezza balsamica e speziata che profuma di cocktail ben fatti e scelte coraggiose.
Un gin con la grappa nel DNA

Non è un gioco di parole. Gin Nardini è proprio “un Nardini”. Figlio di una distilleria che ha fatto dell’eccellenza un mestiere. E si vede, si sente, si beve. Lontano dalle derive new age e dagli infusi floreali a caso, qui c’è rigore, storia e una bella dose di ambizione. E diciamo pure che non ci sono storielle inventate a caso per vendere il prodotto, né miracolose botaniche segrete. Qui l’unico segreto è quello che ha saputo tenere la distilleria fino ad oggi, mentre sotto traccia raccoglieva melissa e verbena venete.
Nota a margine: La sua bottiglia è realizzata in Wild Glass, vetro riciclato al 100% (che fa bene all’ambiente e pure alla coscienza).
Cosa ci facciamo allora con questo Gin?

Garage Gin è pensato per i bartender che non hanno bisogno certo dei nostri consigli, ma è perfetto anche per chi vuole solo farsi un Negroni decente senza finire nel tunnel del bitter sbagliato. Si presta a tutto senza mai snaturarsi. Perfetto in un Gin Tonic come si deve (cioè senza cetriolini galleggianti), ma anche in miscelazioni più ardite, come un Martini, un Gimlet o un Nardini Gin Basil (in foto).
Lo trovate presto qui al prezzo di € 23,90, ed è anche uno di quei rari casi in cui qualità e prezzo non osano litigare nemmeno per sbaglio. Che la pace sia con voi e col vostro Gin Tonic.