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20 Luglio 2025 Aggiornato il 20 Luglio 2025 alle ore 10:14

La Guerra dei Pizzaioli: dente per dente, pizza per pizza

Nella terra della Pizza di Mezzo c'è chi vuole aprire gli occhi ai pizzaioli che sognano ring e vittorie: dente per dente, pizza per pizza
La Guerra dei Pizzaioli: dente per dente, pizza per pizza

“Cosa sarà successo al dente dei pizzaioli?”. Ganimeda pensierosa continuava a ruotare il calice di legno e le era quasi venuto il gomito del giocatore palla a me palla a te. 

“Ma cosa ci troverà in questo vino messo nelle anfore solo Dionisio può saperlo”, disse tra sé e sé. 

Zenobia da Casazeus alzò lo sguardo dalla lunghissima pergamena in cui aveva descritto minuziosamente e lungamente la pizzeria di Salis. “Smettila di cercare un senso in una cosa che non ha senso. Se avesse senso lo avresti già sentito”, esclamò rivolta alla coppiera che aveva davanti a sé una trentina di calici. 

Friggo dalla voglia di scoprire il segreto per cui questo sarebbe il messaggero dello stile di vita che da qui alla terra dei padri ci accomuna tutti”, rispose contrariata Ganimeda. 

“Ma per Zeus ti sei ubriacata. Non si parla di vino, ma di olio! Siamo fritti se si è squagliato anche il tuo cervello”, si inalberò Zenobia. 

“Lasciate perdere vino e olio, non è il momento”. Cuprum, il Portatore di Luce, era – un’altra volta – furioso nemmeno se una banda di manigoldi gli avesse rubato il ferro che aveva rubato. 

“Ragazzi forse è il caso che suoni qualcosa per voi per allietare l’atmosfera”, fece Amoreus nell’atto di prendere l’arpa e iniziare a carburare. Non riuscì a finire la frase che uno stiletto lanciato da Rolls Oil gli inchiodò tunica e strumento. 

Vince chi si sente vincitore

Lo Scriba in un angolo annotava senza parlare. Il cappello gli copriva il sorriso degli occhi. La tempesta stava per iniziare e da qualche parte i conigli stavano per mettersi al riparo. 

“Quindi fatemi capire. L’ultimo dei mirmidoni resta in panchina, tecnicamente è il 1674mo su 1675 e grida alla vittoria? E che dovrebbe fare il vincitore? Strapparsi l’armatura, sbattere tutto per terra e battersi i pugni sul petto manco fosse un gorilla gigante pronto a bere il sangue della vittima?”, si adirò Cuprum. 

“Beh, sì”, risposero all’unisono le tre vestali che sovrintendevano ai magici riti dell’impasto e delle farciture. 

“Zitte voi che non avete mai visto una vela veleggiare nella tormenta della vita. Ma lo sapete che qui c’è da combattere una guerra per dare la libertà ai pizzaioli della Terra di Mezzo?”.

“Ma perché tu pensi che i pizzaioli vogliano essere liberati da qualcosa che nemmeno sanno che sia un laccio?”, gli chiese Unicorn mentre addentava il terzo panino con quadrupla colata di maionese piccante e ’nduja che manco lo sterminator Vesevo quando decise di piallare Pompei e dintorni. 

“Sono uscito dalla Stoa Pecile e abbiamo il dovere di indicare la retta via. Volete che la lampada e gli insegnamenti di Diogene vadano persi in una nuvola di farina. Questa storia dei Garantes che garantiscono solo se stessi deve finire, con le buone o con le cattive”, rispose sprezzante Cuprum.

L’ode al dente di chi non è pizzaiolo

Ordunque lasciate che via allieti con i versi che gli strali di Cuprum hanno or ora ispirato”, chiese attenzione Amoreus che aveva messo una toppa alla tunica. Pizzicò le corde dell’arpa e iniziò.

Chiome d’ebeno, irte e attorte
senz’arte intorno ad un bel viso verde;
fronte crespa, u’ mirando io mi scoloro,
dove spunta i suoi strali Amor e Morte;

occhi di perle vaghi per i Garantes, luci torte
da ogni obietto diseguale a loro;
ciglie di neve e quelle, onde tutti si accorano,
dita e man dolcemente grosse e corte;

labra di latte, bocca ampia celeste;
denti d’oro rari e pellegrini;
inaudita ineffabile armonia;
costumi alteri e gravi: a voi, divini
servi d’Amor, palese fo che queste
son le bellezze del tiranno vostro.

Chi invidia chi

La reazione chimica fu immediata: lo stomaco pieno di pizza se ne dolse al pari del dente e della testa farcita di pizzaioli mentre Cuprum applaudiva. “Non avrei saputo scrivere meglio. Ma voglio dire che non sono i colori, è l’età, la bellezza, la ricchezza, la mia maggiore capacità. Ho girato per lungo e per largo la Terra di Mezzo ma non per mangiare in squallide pizzerie. Solo ristoranti paghi della mia beltà e dei miei sesterzi d’oro. Il giallo è nei sacchetti, non sui denti. Ma riconosco che, ahimè, voialtri esaminatori di bande di portatori di Maleventum siete soggiogati alla stessa stregua degli ignari dell’alfabeto. E fate tutti assieme il gioco suo”.

E continuò irrefrenabile: “Ma da quando in qua si frigge nell’olio? Si è sempre fritto nella sugna e manco glielo avete detto. Che vi ha fatto di male il maiale di cui conoscete solo l’uso con le uova? Per fortuna io sono a un piano diverso e dall’alto vi guardo che vi azzuffate come i maiali che vorreste mangiare mentre io mi nutro delle ostriche Ca de’ Mar numero 29. Spiegatelo a questi infanti di cervello che si arrovellano a fare balletti indossando i caesti di Entello ma alla fine credono di volare in alto e si trovano con le piume squagliate precipitando come Icaro nel più torbido dei miasmi. Morti che credono di vivere ma che per i prossimi 30 anni saranno soggiogati come il bue per i campi. A vincere nel pugilato è l’anziano Entello non il giovane Darete”.

L’arte del pugilato e i pizzaioli: dente per dente

una botta al dente del pizzaiolo

Lo Scriba chiuse gli occhi e in mente gli risuonarono i versi del Sommo Poeta, duca e vero Maestro. 

Senza respiro: come i nembi tempestano i tetti delle case con molta grandine, così l’atleta colpisce Darete con entrambe le mani e lo sbatte qua e là. Allora il padre (Enea) non volle che lo scontro continuasse furioso e che Entello superbo incrudelisse: interruppe lo scontro, salvò Darete consolandolo con belle parole: “Infelice, sei pazzo? Non vedi che le forze sono cambiate e che i Numi ti sono avversi? Cedi al destino”.
Così pose fine al massacro. I compagni se lo trascinarono via malfermo sulle gambe, per portarlo alle navi, e ciondolava la testa, mentre sputava sangue con denti sanguinanti.

E poi a voce bassa, Entello sferra un pugno tra le corna al bue premio della vittoria e lo ammazza con un solo colpo. “Erice, ti offro questa anima migliore al posto della morte di Darete; qui vincitore depongo i cesti e l’arte”.

Ecco, fece Cuprum, ci vuole un bastone come quello di Diogene.

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